LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Traslazione IRAP medico: la Cassazione dice no

Un’azienda sanitaria provinciale ha trattenuto l’IRAP dai compensi di un medico per la sua attività libero-professionale interna. La Corte di Cassazione ha confermato le decisioni dei giudici di merito, stabilendo l’illegittimità di tale pratica. Il principio chiave è che l’IRAP grava sull’azienda, che organizza l’attività, e non può essere trasferita sul medico tramite una decurtazione del suo compenso. Questo costo deve essere considerato nella determinazione delle tariffe per l’utenza, non scaricato sul professionista.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Traslazione IRAP medico: la Cassazione conferma che l’imposta non si scarica sul professionista

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia di compensi per l’attività libero-professionale intra moenia: la traslazione IRAP medico è illegittima. L’azienda sanitaria non può trattenere l’imposta dal compenso dovuto al professionista, poiché l’onere fiscale grava sull’ente che organizza il servizio e non sul singolo dipendente. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Un medico dipendente di un’Azienda Sanitaria Provinciale (ASP) aveva citato in giudizio l’ente per ottenere la restituzione di somme che l’ASP aveva trattenuto a titolo di IRAP dai suoi compensi. Tali compensi derivavano dall’attività libero-professionale che il medico svolgeva all’interno della struttura pubblica, la cosiddetta attività intra moenia.

Il Tribunale di primo grado aveva accolto la domanda del medico, condannando l’ASP a restituire le somme indebitamente trattenute, comprensive di interessi e rivalutazione monetaria. La Corte d’Appello, successivamente, aveva parzialmente riformato la sentenza, escludendo il cumulo tra interessi e rivalutazione, ma confermando nel merito il diritto del medico alla restituzione dell’IRAP.

L’Azienda Sanitaria, non soddisfatta, ha quindi proposto ricorso per cassazione, sostenendo che le norme del contratto collettivo nazionale e i regolamenti aziendali le consentissero di operare tale trattenuta.

La Decisione della Corte di Cassazione e la questione della Traslazione IRAP Medico

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Azienda Sanitaria, confermando in via definitiva l’illegittimità della trattenuta. La Corte ha ribadito la sua giurisprudenza consolidata in materia, stabilendo che la controversia non riguarda la determinazione delle tariffe da applicare all’utenza, ma la diversa questione della traslazione IRAP medico, ovvero il trasferimento del costo dell’imposta dall’azienda al singolo professionista.

Secondo i giudici, il costo sostenuto per l’IRAP non può essere trasferito sul medico attraverso una riduzione del suo compenso. Deve, invece, essere considerato nella fase di determinazione della tariffa da applicare al paziente, garantendo così la copertura di tutti i costi aziendali, inclusi quelli fiscali.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della motivazione risiede nell’individuazione del soggetto passivo dell’imposta. L’IRAP, come definito dalla normativa, presuppone “l’esercizio abituale di una attività autonomamente organizzata”. Nel contesto dell’attività intra moenia, è l’azienda sanitaria che mette a disposizione strutture, personale e organizzazione, esercitando quindi l’attività produttiva rilevante ai fini fiscali. Il medico dipendente, pur prestando la sua opera professionale, agisce all’interno di questa organizzazione e non è il soggetto su cui grava l’obbligo impositivo.

Di conseguenza, operare una trattenuta sul compenso del medico equivarrebbe a far gravare l’imposta su un soggetto diverso da quello previsto dalla legge. La Corte ha precisato che, sebbene l’importo dell’IRAP debba essere tenuto in considerazione dall’azienda nel calcolo complessivo dei costi per la determinazione delle tariffe all’utenza, ciò non autorizza una successiva e unilaterale decurtazione dei compensi già pattuiti con il dirigente medico. Tale determinazione, inoltre, deve avvenire nell’ambito della contrattazione collettiva integrativa, non per decisione unilaterale del datore di lavoro.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La decisione della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, stabilisce un chiaro limite all’autonomia delle aziende sanitarie: non possono ridurre i compensi dei medici per coprire i propri oneri fiscali. In secondo luogo, protegge il reddito dei professionisti sanitari che svolgono attività intra moenia, garantendo che i loro compensi, una volta determinati secondo la contrattazione collettiva, non vengano erosi da trattenute fiscali improprie.

Per le aziende sanitarie, la sentenza sottolinea la necessità di una corretta pianificazione finanziaria. I costi fiscali come l’IRAP devono essere inclusi nel calcolo delle tariffe per le prestazioni erogate all’utenza, assicurando così sia la remunerazione del medico sia la copertura dei costi generali e il margine per l’ente, senza ricorrere a pratiche illegittime come la traslazione dell’imposta sul dipendente.

Un’azienda sanitaria può trattenere l’IRAP dal compenso di un medico per l’attività intra moenia?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’azienda sanitaria non può pretendere di porre l’IRAP a esclusivo carico del dipendente, detraendola dal compenso a quest’ultimo dovuto.

Su chi grava l’onere dell’IRAP per le prestazioni sanitarie in regime di intra moenia?
L’IRAP grava sull’azienda sanitaria, in quanto è il soggetto che esercita l’attività produttiva del servizio in modo autonomamente organizzato. L’imposta non può essere trasferita sul medico dipendente.

In che modo l’azienda sanitaria può tenere conto del costo dell’IRAP?
L’azienda deve tenere conto dell’importo dell’IRAP, insieme a tutti gli altri costi, nel momento in cui fissa le tariffe per gli utenti. L’imposta deve quindi essere traslata sull’utenza per mezzo di una tariffa adeguata, e non sul medico tramite una riduzione del suo compenso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati