LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Trasferimento fraudolento: nullo se elude la legge

La Corte di Cassazione ha confermato la nullità di una cessione di ramo d’azienda, ritenendola un trasferimento fraudolento. Due lavoratrici, reintegrate dopo un licenziamento, erano state assegnate fittiziamente al ramo d’azienda poco prima della sua cessione. La Corte ha stabilito che l’intera operazione era un’unica fattispecie fraudolenta finalizzata a estromettere le dipendenti, rendendo l’atto nullo e non sanabile dalla mancata impugnazione della sola assegnazione iniziale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Trasferimento Fraudolento di Ramo d’Azienda: Quando l’Operazione è Nulla

Il trasferimento di ramo d’azienda è uno strumento lecito e diffuso nel mondo imprenditoriale, ma può nascondere insidie se utilizzato per finalità illecite. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un caso di trasferimento fraudolento, messo in atto per estromettere due lavoratrici precedentemente reintegrate per ordine del giudice. Analizziamo la vicenda per comprendere quando un’operazione formalmente legittima può essere dichiarata nulla per frode alla legge.

I Fatti del Caso

La vicenda riguarda due lavoratrici che, dopo aver ottenuto la reintegrazione in azienda a seguito dell’annullamento di un licenziamento collettivo, si sono trovate di fronte a una nuova e complessa situazione. L’azienda, anziché ricollocarle nelle loro mansioni originarie, le ha prima assegnate a un nuovo reparto e, subito dopo, le ha incluse in un ramo d’azienda di nuova costituzione, denominato “network build & field services Italy”. Questo ramo è stato immediatamente ceduto a un’altra società.

Le lavoratrici hanno impugnato la cessione, sostenendo che fosse illegittima per due motivi principali:
1. Il ramo d’azienda non possedeva i requisiti di autonomia funzionale previsti dall’art. 2112 c.c.
2. La loro assegnazione a tale ramo era stata fittizia, orchestrata al solo scopo di allontanarle definitivamente dall’azienda cedente.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno dato ragione alle lavoratrici, ritenendo l’operazione illegittima. La società ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte sul trasferimento fraudolento

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’azienda, confermando la nullità della cessione. I giudici hanno identificato l’intera operazione come un’unica, complessa fattispecie fraudolenta, il cui unico scopo era aggirare l’ordine di reintegrazione del giudice e liberarsi delle dipendenti.

Le Motivazioni della Decisione

La sentenza si basa su due pilastri argomentativi fondamentali che smascherano il trasferimento fraudolento.

1. Fittizietà dell’Assegnazione al Ramo Ceduto

La Corte ha evidenziato come l’azienda non abbia fornito alcuna prova della legittimità dell’assegnazione delle lavoratrici alle nuove mansioni e al nuovo reparto. Dopo la reintegrazione, il datore di lavoro ha l’onere di dimostrare che eventuali cambi di mansioni o di sede siano giustificati da reali ragioni tecniche, organizzative o produttive (il cosiddetto ius variandi). In questo caso, l’azienda è rimasta “del tutto silente” sul punto. Questa inerzia ha convinto i giudici che l’assegnazione fosse del tutto “avulsa” dalla storia professionale delle lavoratrici e priva di giustificazione, configurandosi come un atto puramente strumentale alla successiva cessione.

2. L’Operazione Fraudolenta e l’Inapplicabilità del Termine di Decadenza

L’azienda sosteneva che le lavoratrici avrebbero dovuto impugnare la loro assegnazione al nuovo reparto entro il termine di decadenza previsto dalla legge. La Cassazione ha respinto questa tesi, chiarendo un principio cruciale: quando un atto (l’assegnazione) è solo un passaggio intermedio di un’operazione più ampia e complessa volta a frodare la legge (la cessione per estromettere le dipendenti), non è necessario impugnare ogni singolo atto. L’assegnazione e la successiva cessione non sono eventi distinti, ma parti di un unico disegno fraudolento. La tempestiva impugnazione dell’atto finale, ovvero la cessione del ramo d’azienda, è sufficiente per contestare la legittimità dell’intera operazione. Citando un proprio precedente (Cass. n. 29007/2020), la Corte ha ribadito che un’operazione di questo tipo è nulla per frode alla legge.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rafforza la tutela dei lavoratori contro operazioni aziendali che, dietro una parvenza di legalità, celano intenti elusivi. Il principio che emerge è chiaro: un trasferimento di ramo d’azienda è nullo quando viene utilizzato come strumento per aggirare i diritti dei lavoratori, come quello alla reintegrazione nel posto di lavoro. La valutazione del giudice non si ferma alla forma, ma indaga la sostanza e la finalità dell’operazione. Per le aziende, ciò significa che ogni decisione organizzativa, specialmente se coinvolge lavoratori reintegrati, deve essere supportata da ragioni oggettive e dimostrabili, pena la declaratoria di nullità dell’intero impianto posto in essere.

È legittimo assegnare un lavoratore reintegrato a un ramo d’azienda per poi cederlo?
Non è legittimo se l’assegnazione è fittizia e parte di un’operazione complessa il cui scopo è estromettere il lavoratore. Il datore di lavoro deve dimostrare che l’assegnazione è basata su effettive e comprovate ragioni tecniche, organizzative o produttive.

Se un lavoratore non impugna l’assegnazione a un nuovo reparto, può ancora contestare la successiva cessione del ramo d’azienda?
Sì, può farlo. Se l’assegnazione è solo un atto intermedio di un più ampio schema fraudolento che culmina nella cessione, l’impugnazione tempestiva della cessione è sufficiente a contestare l’intera operazione, che viene considerata nulla per frode alla legge.

Cosa rende “fraudolento” un trasferimento di ramo d’azienda secondo questa decisione?
Un trasferimento diventa fraudolento quando, pur rispettando formalmente le norme, il suo scopo reale è eludere un obbligo di legge, come l’ordine di reintegra di un lavoratore. L’assenza di valide giustificazioni per l’assegnazione del lavoratore al ramo ceduto, specialmente se avvenuta poco prima della cessione, è un forte indizio della finalità fraudolenta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati