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Trasferimento Dublino: no stop senza carenze sistemiche

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 15773/2025, ha accolto il ricorso del Ministero dell’Interno, annullando la decisione del Tribunale di Roma che aveva bloccato il trasferimento Dublino di un richiedente asilo verso la Germania. La Corte ha stabilito che un giudice non può sindacare la valutazione sul rischio di respingimento indiretto fatta da un altro Stato membro, a meno che non sussistano prove di carenze sistemiche nella procedura di asilo e accoglienza di tale Stato. La decisione si allinea ai principi della Corte di Giustizia UE e delle Sezioni Unite, riaffermando il principio di reciproca fiducia tra gli Stati membri. Il caso è stato rinviato al Tribunale per un nuovo esame alla luce di questi principi.

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Pubblicato il 2 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Trasferimento Dublino: la Cassazione fissa i limiti al potere del giudice

Il sistema europeo di asilo, basato sul Regolamento Dublino III, si fonda su un delicato equilibrio tra efficienza e tutela dei diritti fondamentali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 15773/2025) interviene su un punto cruciale: in quali circostanze un giudice nazionale può bloccare un trasferimento Dublino di un richiedente asilo verso un altro Stato membro? La risposta è netta: solo in presenza di carenze sistemiche, riaffermando il principio di reciproca fiducia tra i Paesi dell’Unione.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso di un cittadino afghano contro la decisione del Ministero dell’Interno di trasferirlo in Germania, individuata come Stato competente per l’esame della sua domanda di protezione internazionale secondo le regole del Regolamento Dublino. Il Tribunale di Roma aveva accolto il ricorso del richiedente, sospendendo il trasferimento. La motivazione del Tribunale non si basava su presunte mancanze del sistema di asilo tedesco, ma sul timore che le autorità tedesche, data la loro politica restrittiva, avrebbero respinto la domanda, esponendo il ricorrente a un rischio di rimpatrio in Afghanistan, un Paese afflitto da una grave situazione di violenza indiscriminata. Si configurava, secondo il giudice di merito, un rischio di refoulement indiretto.

Il Trasferimento Dublino e il Principio di Reciproca Fiducia

Il cuore del problema legale risiede nel cosiddetto principio di mutual trust o reciproca fiducia. Il sistema Dublino presume che tutti gli Stati membri dell’UE garantiscano un livello di tutela dei diritti fondamentali equivalente ed effettivo. Di conseguenza, un giudice italiano non dovrebbe poter entrare nel merito di come un giudice tedesco valuterà una domanda di asilo.

Il Tribunale di Roma, bloccando il trasferimento, aveva di fatto messo in discussione questa presunzione, sostituendo la propria valutazione del rischio a quella delle autorità tedesche. Contro questa decisione, il Ministero dell’Interno ha proposto ricorso in Cassazione.

L’Intervento della Giustizia Europea e delle Sezioni Unite

La Corte di Cassazione, nel decidere il caso, ha tenuto conto di due fondamentali sviluppi giurisprudenziali intervenuti nel frattempo: una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (30 novembre 2023) e diverse pronunce delle Sezioni Unite della stessa Cassazione.

Queste sentenze hanno chiarito in modo inequivocabile i limiti del sindacato del giudice nazionale sulle decisioni di trasferimento. In sintesi, il principio stabilito è il seguente: un trasferimento può essere bloccato solo se esistono fondati motivi di ritenere che sussistano carenze sistemiche nella procedura di asilo e nelle condizioni di accoglienza dello Stato membro di destinazione. Tali carenze devono essere gravi, generalizzate e tali da comportare un rischio reale di trattamenti inumani o degradanti. Una semplice divergenza di opinioni sull’interpretazione delle norme di protezione internazionale non è sufficiente.

Le Motivazioni della Cassazione

Alla luce di questi principi, la Cassazione ha ritenuto fondato il ricorso del Ministero. Il Tribunale di Roma aveva errato nel bloccare il trasferimento basandosi esclusivamente sulla propria valutazione della situazione in Afghanistan e sulla presunta severità delle politiche tedesche, senza aver accertato l’esistenza di alcuna carenza sistemica in Germania. La decisione del Tribunale, pertanto, contrastava frontalmente con il principio di reciproca fiducia e con l’interpretazione del diritto europeo fornita dalla Corte di Giustizia.

La Corte ha quindi cassato il decreto impugnato e ha rinviato la causa al Tribunale di Roma, in diversa composizione, che dovrà attenersi ai principi di diritto enunciati. Il giudice del rinvio dovrà valutare se, nel caso specifico, emergono elementi relativi a una possibile violazione dei diritti del richiedente che possano giustificare l’attivazione della protezione nazionale, ma solo se tali elementi sono stati specificamente allegati dal richiedente stesso.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida un orientamento rigoroso: la valutazione del rischio di respingimento indiretto spetta allo Stato competente designato dal Regolamento Dublino. I giudici degli altri Stati membri non possono interferire, salvo che non sia provata l’esistenza di gravi disfunzioni sistemiche nel Paese di destinazione o, in casi eccezionali, un rischio concreto e individuale per il richiedente dovuto a particolari vulnerabilità. La decisione riafferma la struttura portante del sistema comune europeo di asilo, basato sulla fiducia e sulla cooperazione, ponendo un argine a decisioni che potrebbero frammentarne l’applicazione.

Un giudice può bloccare un trasferimento Dublino perché teme che lo Stato di destinazione respingerà la domanda di asilo?
No, un giudice non può bloccare un trasferimento basandosi su una diversa valutazione del merito della domanda di protezione internazionale. Il principio di reciproca fiducia impone di presumere che lo Stato competente valuterà correttamente il rischio di refoulement, a meno che non si dimostrino carenze sistemiche nel suo sistema di asilo.

Cosa deve essere provato per fermare un trasferimento verso un altro Stato UE?
Per fermare un trasferimento, è necessario dimostrare l’esistenza di ‘carenze sistemiche’ nella procedura di asilo e nelle condizioni di accoglienza dello Stato di destinazione. In alternativa, si può provare che, a causa di condizioni personali e soggettive eccezionali (es. gravi problemi di salute), il trasferimento comporterebbe per il richiedente un rischio reale e comprovato di subire trattamenti inumani e degradanti.

Cosa succede ora che la Cassazione ha annullato la decisione e rinviato il caso?
Il caso torna al Tribunale di Roma, che dovrà riesaminarlo attenendosi ai principi di diritto stabiliti dalla Cassazione. Il nuovo giudice dovrà verificare se sussistono i presupposti per il trasferimento alla luce della giurisprudenza europea e nazionale, valutando in particolare se il richiedente abbia allegato specifici motivi legati alla protezione nazionale che possano giustificare un’eccezione al trasferimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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