LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Trasferimento d’azienda: quando si applica l’art. 2112

La Cassazione conferma che il cambio appalto configura un trasferimento d’azienda se vi è passaggio di beni strumentali rilevanti che garantiscono la continuità dell’attività. La Corte ha rigettato il ricorso di una società subentrante in un appalto, stabilendo che la prosecuzione del lavoro con gli stessi macchinari della precedente appaltatrice integra i presupposti dell’art. 2112 c.c., con conseguente diritto dei lavoratori a mantenere il posto di lavoro.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Trasferimento d’azienda nel cambio appalto: la Cassazione fa chiarezza

Il confine tra un semplice cambio di appalto e un vero e proprio trasferimento d’azienda è spesso al centro di complesse controversie legali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito importanti chiarimenti sui criteri per distinguere le due fattispecie, sottolineando il ruolo cruciale dei beni strumentali e della continuità operativa. La decisione offre una guida preziosa per lavoratori e imprese coinvolti in successioni di contratti d’appalto, ribadendo la centralità della tutela del posto di lavoro prevista dall’art. 2112 del Codice Civile.

I fatti del caso: cambio appalto o cessione mascherata?

La vicenda trae origine dalla domanda di un gruppo di lavoratori che, a seguito del subentro di una nuova società in un appalto, chiedevano il riconoscimento del loro diritto a passare alle dipendenze della nuova azienda mantenendo le medesime condizioni contrattuali. Secondo i lavoratori, il passaggio non era un mero cambio di fornitore, bensì un trasferimento d’azienda celato. La società subentrante, al contrario, negava tale configurazione.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno dato ragione ai lavoratori. I giudici di merito hanno accertato che, nel passaggio di consegne, la nuova società aveva acquisito un complesso di beni strumentali (macchinari e attrezzature) di rilevante entità, appartenenti alla precedente appaltatrice. Inoltre, i lavoratori avevano continuato a operare sul medesimo cantiere, garantendo di fatto una prosecuzione dell’attività d’impresa senza soluzione di continuità. Questi elementi sono stati ritenuti sufficienti per qualificare l’operazione ai sensi dell’art. 2112 c.c.

La questione giuridica e la decisione della Corte sul trasferimento d’azienda

La società soccombente ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando un’errata applicazione della legge. In particolare, sosteneva che i giudici avessero confuso i presupposti del trasferimento d’azienda (art. 2112 c.c.) con quelli previsti per il cambio di appalto dall’art. 29 del D.Lgs. 276/2003, che esclude il trasferimento d’azienda in presenza di elementi di discontinuità.

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando in toto la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno chiarito che, per integrare un trasferimento d’azienda, è necessario il passaggio di un’entità economica organizzata che conservi la propria identità. Questo requisito è soddisfatto quando i beni trasferiti, nel loro complesso, sono idonei a consentire l’avvio o la continuazione di una determinata attività d’impresa.

La distinzione con il cambio appalto

La Corte ha specificato che il caso in esame non rientrava in un’ipotesi di appalto labour intensive, dove l’elemento preponderante è la manodopera. Al contrario, il subentro era stato caratterizzato dal passaggio di beni e macchinari essenziali per lo svolgimento del servizio. Questo trasferimento di un nucleo organizzato e funzionale di beni ha permesso alla nuova società di proseguire l’attività senza interruzioni, configurando così la fattispecie del trasferimento d’azienda.

L’onere della prova e la continuità aziendale

Un punto fondamentale toccato dalla Corte riguarda l’onere della prova. Sebbene spetti al lavoratore dimostrare i fatti costitutivi del trasferimento, una volta provato il passaggio di un complesso di beni idoneo a proseguire l’attività, spetta alla società subentrante dimostrare il mancato utilizzo di tali beni o la discontinuità dell’attività. In assenza di tale prova contraria, la continuità aziendale si presume, e con essa l’applicazione delle tutele dell’art. 2112 c.c.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha basato la sua decisione sulla consolidata giurisprudenza nazionale e comunitaria. Ha ribadito che l’elemento chiave per identificare un trasferimento d’azienda è la conservazione dell’identità dell’entità economica trasferita. Tale identità non viene meno se il cessionario integra il complesso di beni con una propria organizzazione. Nel caso specifico, il passaggio di macchinari e attrezzature, unito alla permanenza dei lavoratori sul cantiere, ha costituito prova sufficiente del trasferimento di un’organizzazione funzionale preesistente e autonoma, capace di proseguire l’attività d’impresa. La Corte ha ritenuto irrilevante la tesi difensiva della società, basata su una norma (l’art. 29, comma 3, D.Lgs. 276/2003) che, oltre a non essere applicabile ratione temporis, disciplina una fattispecie diversa.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza un principio fondamentale del diritto del lavoro: la tutela dei lavoratori non può essere elusa attraverso la forma giuridica del cambio appalto quando, nella sostanza, si realizza un trasferimento d’azienda. Le imprese che subentrano in un appalto devono prestare massima attenzione alla natura dei beni e delle risorse che acquisiscono dalla precedente gestione. Se tali elementi costituiscono un’entità economica autonoma e funzionale, scattano automaticamente le garanzie previste dall’art. 2112 c.c., tra cui il diritto dei lavoratori alla continuazione del rapporto di lavoro con il nuovo datore.

Quando un cambio di appalto si configura come un trasferimento d’azienda?
Un cambio di appalto si qualifica come trasferimento d’azienda ai sensi dell’art. 2112 c.c. quando, oltre alla successione nel contratto, si verifica il passaggio di un complesso di beni strumentali di rilevante entità che, nel loro insieme, costituiscono un’entità economica organizzata e funzionale in grado di consentire la continuazione dell’attività d’impresa.

A chi spetta l’onere della prova in un caso di presunto trasferimento d’azienda?
L’onere di provare i fatti che costituiscono il trasferimento d’azienda (come il passaggio di beni strumentali e la continuità dell’attività) spetta al lavoratore che ne rivendica gli effetti. Tuttavia, una volta che il lavoratore ha fornito tali prove, l’onere di dimostrare la mancanza di continuità o il mancato utilizzo di detti beni si sposta sulla società subentrante.

Il trasferimento dei lavoratori è un requisito necessario per il trasferimento d’azienda?
No, la sentenza chiarisce che il requisito fondamentale è il trasferimento di un’organizzazione di beni che conserva la propria identità e funzionalità. La permanenza dei lavoratori sul cantiere è un elemento che, insieme al passaggio dei beni, rafforza la prova della continuità aziendale, ma il fulcro della valutazione è il trasferimento del complesso organizzato di beni e non necessariamente del personale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati