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Trasferimento d’azienda: continuità e diritti

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7177/2024, ha stabilito che in caso di trasferimento d’azienda, anche da un’impresa in fallimento, il rapporto di lavoro prosegue con la nuova società senza soluzione di continuità. Di conseguenza, la lavoratrice che aveva richiesto l’ammissione al passivo fallimentare per crediti da lavoro, inclusa l’indennità di preavviso, ha visto il suo ricorso respinto. La Corte ha chiarito che, se un accordo sindacale prevede la continuità del rapporto, non si verifica alcuna cessazione e, pertanto, non sorge il diritto a tale indennità nei confronti della società cedente.

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Trasferimento d’azienda da impresa fallita: il rapporto di lavoro continua

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 7177 del 18 marzo 2024, offre chiarimenti cruciali sul tema del trasferimento d’azienda nel contesto di una procedura fallimentare. La questione centrale riguarda la sorte dei rapporti di lavoro e, in particolare, se il passaggio dei dipendenti alla nuova società configuri una cessazione del rapporto con il cedente, dando diritto all’indennità di preavviso. La Corte ha stabilito un principio fondamentale: se il trasferimento avviene garantendo la continuità lavorativa, non vi è interruzione del rapporto e, di conseguenza, nessun credito per preavviso può essere vantato nei confronti dell’azienda cedente, anche se fallita.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla domanda di una lavoratrice di essere ammessa allo stato passivo del fallimento della sua ex datrice di lavoro, una società operante nel settore ambientale. La lavoratrice rivendicava diversi crediti, tra cui una cospicua somma a titolo di indennità di preavviso e TFR su tale indennità. La sua tesi si fondava sull’idea che il trasferimento del ramo d’azienda alla nuova società avesse di fatto comportato la cessazione del suo rapporto di lavoro con l’impresa originaria.

Il Tribunale di primo grado aveva respinto la richiesta, sostenendo che non vi era stata alcuna interruzione del rapporto lavorativo, essendo questo proseguito senza soluzione di continuità con la società cessionaria, in conformità con un accordo sindacale specifico. La lavoratrice ha quindi presentato ricorso in Cassazione, contestando la decisione su vari fronti, inclusi vizi procedurali e una violazione delle norme sul trasferimento d’azienda (art. 2112 c.c.) e sulla tutela dei lavoratori (art. 47, L. 428/1990).

L’Analisi della Cassazione sul Trasferimento d’Azienda

La Suprema Corte ha esaminato e respinto tutti i motivi del ricorso, confermando la decisione del Tribunale. I giudici hanno sottolineato che, sebbene l’art. 47 della legge 428/1990 offra, in caso di crisi aziendale, una maggiore flessibilità rispetto alla disciplina ordinaria dell’art. 2112 c.c. (permettendo agli accordi sindacali di derogare alla continuità automatica per salvaguardare i livelli occupazionali), nel caso di specie l’accordo sindacale aveva esplicitamente previsto il passaggio dei lavoratori alla nuova azienda ‘senza soluzione di continuità’.

Questo elemento è stato decisivo. La Corte ha chiarito che la volontà delle parti, espressa nell’accordo sindacale e nell’atto di cessione, era quella di garantire la prosecuzione del rapporto di lavoro. Non si è trattato, quindi, di una cessazione seguita da una nuova assunzione, ma di un subentro della nuova società nel contratto di lavoro esistente. La comunicazione dell’INPS, che confermava il transito dei lavoratori ‘con formale continuità dei relativi contratti di lavoro’, ha ulteriormente rafforzato questa interpretazione.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato il rigetto del ricorso basandosi su diversi principi consolidati. Innanzitutto, ha ribadito che la continuità del rapporto di lavoro, prevista dall’accordo sindacale, esclude in radice la configurabilità di un licenziamento o di una cessazione del rapporto imputabile al cedente. Pertanto, viene meno il presupposto stesso per il sorgere del diritto all’indennità di preavviso.

In secondo luogo, i giudici hanno respinto le argomentazioni della ricorrente relative a presunti vizi nella costituzione del collegio giudicante e nell’apparenza della motivazione del decreto impugnato, giudicandole infondate. La decisione del Tribunale è stata ritenuta logica, coerente e basata su un’analisi completa delle prove documentali, tra cui l’atto di cessione e il verbale di accordo sindacale.

Infine, è stato chiarito che la deroga consentita dall’art. 47, comma 5, della L. 428/90 è una facoltà, non un obbligo. Le parti sociali e le aziende possono scegliere, come in questo caso, di applicare il principio di continuità per tutelare al meglio i lavoratori, assicurando la stabilità occupazionale nonostante la crisi dell’impresa cedente.

Conclusioni

L’ordinanza 7177/2024 della Cassazione rafforza un principio cardine del diritto del lavoro: nel trasferimento d’azienda, la tutela della continuità del rapporto di lavoro è prioritaria. La decisione evidenzia l’importanza degli accordi sindacali nel gestire queste delicate transizioni, specialmente in contesti di crisi. Per i lavoratori, ciò significa che il loro rapporto di lavoro è al sicuro e prosegue con il nuovo datore di lavoro, ma implica anche che non possono vantare crediti legati a una presunta cessazione del rapporto, come l’indennità di preavviso, nei confronti del cedente. Questa pronuncia fornisce quindi un’importante guida interpretativa per distinguere tra una reale prosecuzione del rapporto e una fittizia continuità che maschera una cessazione.

In un trasferimento d’azienda da un’impresa fallita, il rapporto di lavoro cessa automaticamente?
No. Secondo la Corte, il rapporto di lavoro non cessa automaticamente, ma prosegue con la società acquirente se ciò è previsto da un accordo sindacale che garantisce la continuità occupazionale, anche in deroga alla disciplina generale.

Spetta l’indennità di preavviso al lavoratore se il suo contratto prosegue con la nuova azienda?
No. La Corte ha stabilito che se il rapporto di lavoro prosegue ‘senza soluzione di continuità’ con la nuova azienda, non si verifica alcuna cessazione del contratto con l’impresa cedente. Di conseguenza, non sorge il diritto a percepire l’indennità di preavviso da quest’ultima.

Un accordo sindacale può regolare il trasferimento dei lavoratori in deroga alla norma generale dell’art. 2112 c.c.?
Sì. L’art. 47, comma 5, della Legge n. 428/1990 prevede che, in caso di trasferimento di aziende in crisi o soggette a procedura concorsuale, gli accordi sindacali possano prevedere condizioni diverse da quelle dell’art. 2112 c.c., allo scopo di salvaguardare i livelli occupazionali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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