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Trasferimento d’azienda: continuità del rapporto

La Corte di Cassazione ha stabilito che la tutela del lavoratore prevista in caso di trasferimento d’azienda si applica anche in scenari complessi, come la retrocessione di un ramo d’azienda al proprietario e il successivo affitto a un nuovo soggetto. Una breve sospensione dell’attività per ristrutturazione non interrompe la continuità del rapporto di lavoro, che prosegue automaticamente con il nuovo gestore. La comunicazione di prosecuzione del rapporto non costituisce licenziamento.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Trasferimento d’Azienda: la Cassazione Protegge il Lavoratore Anche con Attività Sospesa

Il trasferimento d’azienda è una delle tematiche più delicate del diritto del lavoro, poiché incide direttamente sulla stabilità occupazionale dei dipendenti. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito con forza il principio di continuità del rapporto di lavoro, anche in presenza di complesse operazioni societarie e di una temporanea interruzione dell’attività. Vediamo nel dettaglio come la Suprema Corte ha tutelato una lavoratrice coinvolta nella successione di più gestori di un ramo d’azienda.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda una dipendente di una società che gestiva in affitto una gelateria, costituente ramo d’azienda di un’altra società. Alla scadenza del contratto di affitto, la lavoratrice veniva informata che il suo rapporto di lavoro sarebbe proseguito, senza soluzione di continuità, con la società proprietaria del ramo d’azienda, come previsto dalla legge.

Tuttavia, la società proprietaria, rientrata in possesso dei locali, non riprendeva l’attività ma, dopo circa un mese e mezzo, affittava a sua volta il ramo d’azienda a una terza società. Quest’ultima riapriva la gelateria, ma la lavoratrice veniva lasciata senza impiego. La dipendente si rivolgeva quindi al tribunale per far accertare la prosecuzione del suo rapporto di lavoro con le società subentranti nella gestione.

La Decisione dei Giudici di Merito e il Principio del Trasferimento d’Azienda

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello respingevano le richieste della lavoratrice. Secondo i giudici di merito, il rapporto di lavoro si era di fatto cessato con la prima società affittuaria. La breve interruzione dell’attività e la successiva riapertura da parte di un nuovo gestore avrebbero interrotto la “continuità aziendale”, presupposto indispensabile per l’applicazione delle tutele previste dall’art. 2112 del Codice Civile in materia di trasferimento d’azienda.

Inoltre, la Corte territoriale aveva ritenuto che la comunicazione inviata alla lavoratrice dal primo datore di lavoro costituisse un licenziamento legittimo, divenuto definitivo perché non impugnato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso della lavoratrice, cassando la sentenza d’appello e delineando principi fondamentali a tutela dei dipendenti.

La Continuità del Rapporto Nonostante la Sospensione dell’Attività

Il punto centrale della decisione è che l’applicazione dell’art. 2112 c.c. non è esclusa da una breve sospensione dell’attività, specialmente se funzionale a operazioni come una ristrutturazione o, come in questo caso, al passaggio di consegne tra diversi gestori. La Corte ha sottolineato che il fenomeno traslativo può realizzarsi in più fasi. Ciò che conta è che l’azienda conservi la sua identità economica e organizzativa. Una sospensione temporanea non è sufficiente a determinare la cessazione della continuità aziendale e, di conseguenza, a vanificare le tutele per i lavoratori.

La Comunicazione Non Era un Licenziamento

La Corte ha chiarito un altro aspetto cruciale: la comunicazione con cui il primo datore di lavoro informava della prosecuzione del rapporto con il cessionario non poteva essere interpretata come una lettera di licenziamento. Al contrario, era un atto dovuto ai sensi dell’art. 2112 c.c., che prevede proprio la continuazione automatica del rapporto di lavoro senza interruzioni. Qualificarla come licenziamento è stato un errore, poiché la norma stessa nega la soluzione di continuità del rapporto.

L’Applicabilità della Tutela nelle Operazioni Complesse

La sentenza ribadisce che la tutela prevista per il trasferimento d’azienda si applica a tutte le ipotesi in cui un soggetto subentra a un altro nella titolarità dell’azienda, inclusi i casi complessi come una “doppia retrocessione” (dall’affittuario al proprietario e da questo a un nuovo affittuario). La ratio della norma è garantista e mira a proteggere l’occupazione indipendentemente dalla forma giuridica dell’operazione.

Conclusioni

Con questa pronuncia, la Corte di Cassazione rafforza la posizione del lavoratore nelle vicende di trasferimento d’azienda. Viene stabilito che né una breve interruzione dell’attività né la complessità delle operazioni societarie possono essere usate come pretesto per eludere l’obbligo di continuità dei rapporti di lavoro. La sentenza rappresenta un importante punto di riferimento per la tutela dei diritti occupazionali, assicurando che la sostanza del trasferimento prevalga sulla forma e sulle pause operative momentanee. La causa è stata rinviata alla Corte di Appello, che dovrà riesaminare il caso attenendosi a questi principi.

Una breve interruzione dell’attività aziendale impedisce l’applicazione delle tutele per il trasferimento d’azienda?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che un periodo di sospensione dell’attività, ad esempio per ristrutturazione, non è sufficiente a escludere l’applicabilità dell’art. 2112 c.c., che protegge la continuità del rapporto di lavoro.

Se un datore di lavoro comunica la prosecuzione del rapporto con un’altra società ai sensi dell’art. 2112 c.c., si tratta di un licenziamento?
No. La sentenza stabilisce che una comunicazione di questo tipo non può essere interpretata come un licenziamento, ma come l’attuazione della norma che prevede la continuazione automatica del rapporto di lavoro con il nuovo titolare dell’azienda.

La tutela del lavoratore in caso di trasferimento d’azienda si applica anche quando l’azienda torna al proprietario originale e poi viene nuovamente affittata a un terzo?
Sì. La Corte ha affermato che i principi dell’art. 2112 c.c. si applicano in tutte le ipotesi in cui vi è una sostituzione nella gestione dell’azienda, inclusi i casi complessi di ‘retrocessione’ al proprietario e successivo nuovo affitto a un’altra società.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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