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Trapasso di azienda: indennità per cambio di quote

Un dirigente di una società editoriale si dimette a seguito della vendita dell’intero pacchetto azionario della società controllante a un nuovo soggetto. La Corte di Cassazione stabilisce che questa operazione configura un “trapasso di azienda” ai sensi del CCNL Poligrafici, dando diritto all’indennità di fine rapporto. La Suprema Corte chiarisce che il semplice passaggio di proprietà della maggioranza del capitale è sufficiente, anche se avviene internamente alla struttura societaria esistente, in quanto può alterare il rapporto fiduciario con il dirigente.

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Trapasso di Azienda: Quando il Cambio di Quote Dà Diritto all’Indennità

L’ordinanza in esame affronta un tema cruciale nel diritto del lavoro e societario: la definizione di trapasso di azienda e le tutele previste per i dirigenti. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8023/2019, ha stabilito un principio fondamentale: anche un cambiamento nella proprietà della maggioranza del capitale sociale, avvenuto all’interno di una società controllante, è sufficiente a configurare un “trapasso” e a far scattare il diritto del dirigente all’indennità prevista dal contratto collettivo, senza necessità di una cessione formale dell’azienda a un soggetto terzo.

La Vicenda: Dimissioni dopo un Cambio ai Vertici

Un dirigente di una nota società editoriale rassegnava le proprie dimissioni a seguito dell’acquisto, da parte di un nuovo imprenditore, dell’intero capitale sociale della società che, a sua volta, controllava l’azienda per cui lavorava. Il dirigente richiedeva, tramite decreto ingiuntivo, il pagamento di una cospicua indennità prevista dall’art. 19 del CCNL Poligrafici, sostenendo che tale cambio di proprietà costituisse un mutamento sostanziale dell’assetto aziendale.

La società si opponeva, argomentando che non vi era stato alcun trasferimento formale dell’azienda, ma solo un passaggio di quote all’interno della medesima società controllante, che continuava a detenere la maggioranza del capitale della società editrice.

La Decisione della Corte d’Appello

Inizialmente, la Corte d’Appello aveva dato ragione alla società. I giudici di secondo grado avevano ritenuto che, per applicare la norma contrattuale, fosse necessario un trasferimento “esterno” dell’azienda. Poiché la maggioranza del capitale era rimasta formalmente in capo alla stessa società (sebbene questa avesse cambiato proprietario), la Corte aveva escluso il diritto del dirigente all’indennità, revocando il decreto ingiuntivo.

Trapasso di Azienda e la Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha ribaltato completamente la decisione d’appello, accogliendo il ricorso del dirigente. La Suprema Corte ha chiarito che l’interpretazione restrittiva della Corte territoriale era errata, poiché si basava su un presupposto non richiesto dalla norma contrattuale. Secondo gli Ermellini, la clausola del CCNL è chiara e non necessita di complesse interpretazioni: il trapasso di azienda si configura anche con “il solo passaggio di proprietà della maggioranza del capitale”.

Le Motivazioni della Suprema Corte

Il cuore della motivazione risiede nell’interpretazione letterale e teleologica dell’art. 19 del CCNL Poligrafici. La norma mira a proteggere il dirigente in caso di mutamenti che possano incidere sul vincolo fiduciario che lo lega alla proprietà. Un cambio di controllo della società, anche se indiretto, rappresenta un evento idoneo a rompere la “sintonia o convergenza” tra il nuovo assetto proprietario e il dirigente.

La Cassazione ha sottolineato due punti chiave:
1. Irrilevanza della forma del trasferimento: La clausola contrattuale parla di “cessione o trasformazione in qualsiasi forma dell’azienda”. Questa espressione ampia include anche il passaggio del controllo azionario, che è una delle modalità più comuni con cui si realizza un cambio di indirizzo strategico e gestionale.
2. Rilevanza del mutamento sostanziale: La Corte ha ritenuto irrilevante che il Consiglio di Amministrazione fosse rimasto inizialmente invariato. Ciò che conta è il mutamento nella catena di controllo, che nel caso di specie era totale (acquisto del 100% delle quote della controllante) e aveva portato, di lì a poco, a profondi cambiamenti, come la sostituzione del direttore responsabile del quotidiano.

La sentenza impugnata, richiedendo un trasferimento “esterno”, aveva ignorato la lettera e lo spirito della norma, che tutela il dirigente proprio da quei cambiamenti che, pur non alterando la forma giuridica dell’azienda, ne modificano sostanzialmente la governance e gli equilibri di potere.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Dirigenti e Aziende

Questa ordinanza della Cassazione offre una tutela rafforzata ai dirigenti, in particolare nel settore editoriale, dove il rapporto fiduciario con la proprietà è essenziale. Il principio stabilito ha importanti conseguenze pratiche:
* Per i dirigenti: Viene riconosciuto il diritto a risolvere il rapporto con un’indennità specifica non solo in caso di vendita diretta dell’azienda, ma anche in caso di operazioni finanziarie che ne alterino il controllo, come le acquisizioni di pacchetti di maggioranza.
* Per le aziende: Le società devono considerare, durante le operazioni di M&A (fusioni e acquisizioni) che comportano un cambio di controllo, i potenziali costi legati alle indennità dovute ai dirigenti che scelgano di avvalersi di clausole simili a quella esaminata. L’analisi non può limitarsi alla forma giuridica dell’operazione, ma deve estendersi ai suoi effetti sostanziali sulla governance.

Quando si verifica un “trapasso di azienda” ai fini dell’indennità per un dirigente secondo il CCNL Poligrafici?
Si considera “trapasso di azienda” non solo una cessione o trasformazione formale dell’azienda, ma anche il solo passaggio di proprietà della maggioranza del capitale sociale, anche se questo avviene all’interno della stessa società controllante.

È necessario che cambi il Consiglio di Amministrazione perché si possa parlare di mutamento rilevante per il dirigente?
No, il fatto che il C.d.A. o l’Amministratore Delegato rimangano inizialmente immutati è irrilevante. Ciò che conta è il passaggio della proprietà delle quote, che è considerato sufficiente a minare la sintonia tra il nuovo assetto proprietario e il dirigente.

La Corte di Cassazione può interpretare direttamente una clausola di un contratto collettivo nazionale?
Sì, in base alla normativa vigente (Legge n. 40/2006), la Corte di Cassazione può esaminare e interpretare direttamente il contenuto e il significato complessivo di un contratto collettivo nazionale (c.c.n.l.), valutandone la portata senza che la parte ricorrente debba indicare specificamente le singole norme di ermeneutica violate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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