LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Translatio iudicii e domanda nuova: si può fare?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4465/2024, ha stabilito che nel passaggio di un giudizio dalla giurisdizione amministrativa a quella ordinaria (translatio iudicii), la parte può non solo riproporre la domanda originaria, ma anche formularne una nuova e distinta, purché connessa alla precedente. In un caso relativo a contributi per la ricostruzione post-sisma, è stata ritenuta ammissibile l’estensione della richiesta di risarcimento, inizialmente limitata alle parti private, anche alle parti comuni dell’edificio. La Corte ha inoltre ribadito che il potere di disapplicazione dell’atto amministrativo illegittimo non può essere esercitato dal giudice ordinario in una causa contro la stessa Pubblica Amministrazione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Translatio Iudicii: È Possibile Modificare la Domanda nel Passaggio tra Giudici?

L’istituto della translatio iudicii rappresenta un pilastro di efficienza del nostro sistema giudiziario, consentendo a una causa di ‘traslocare’ dal giudice erroneamente adito a quello competente per giurisdizione, senza perdere gli effetti della domanda iniziale. Ma cosa succede se, durante questo passaggio, si desidera modificare o ampliare la richiesta originaria? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, offre un’importante delucidazione su questo tema, analizzando un caso nato dalle ceneri di un tragico evento sismico.

I Fatti del Caso: Dai Danni del Sisma alla Cassazione

La vicenda trae origine dalla richiesta di contributi pubblici avanzata da due proprietari di immobili nei confronti di un Comune per la riparazione dei loro appartamenti e delle parti comuni del condominio, gravemente danneggiati dal sisma del 2009.

Inizialmente, l’azione legale viene intrapresa davanti al giudice amministrativo. Tuttavia, quest’ultimo declina la propria giurisdizione in favore del giudice ordinario. I proprietari, quindi, riassumono la causa dinanzi al Tribunale civile competente. In questa nuova sede, la domanda viene estesa: oltre al contributo per le unità immobiliari di proprietà esclusiva, si chiede anche quello per le parti comuni dell’edificio, non menzionate nell’atto introduttivo del giudizio amministrativo.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello accolgono la domanda, condannando il Comune al pagamento di una cospicua somma. L’ente locale, ritenendo illegittimo l’ampliamento della domanda avvenuto in sede di riassunzione, ricorre per Cassazione.

I Motivi del Ricorso e la questione della Translatio Iudicii

Il Comune basa il suo ricorso su due motivi principali:
1. Violazione delle norme sulla translatio iudicii: Secondo l’ente, la Corte d’Appello avrebbe errato nel considerare ammissibile l’estensione della domanda alle parti comuni. La domanda originaria, presentata al giudice amministrativo, riguardava solo le proprietà esclusive, e l’ampliamento costituirebbe una mutatio libelli (modifica della domanda) non consentita.
2. Omessa disapplicazione degli atti amministrativi: Il Comune lamenta che i giudici di merito non abbiano verificato la legittimità dei provvedimenti amministrativi che determinavano il contributo, atti che rappresentavano il presupposto logico del diritto fatto valere in giudizio.

La Decisione della Corte e le Motivazioni

La Suprema Corte rigetta entrambi i motivi del ricorso, fornendo chiarimenti fondamentali sull’applicazione della translatio iudicii e sui poteri del giudice ordinario.

Sull’Ampliamento della Domanda

La Corte chiarisce che il passaggio da un giudizio prevalentemente impugnatorio (come quello amministrativo) a uno di cognizione su un rapporto (come quello civile) legittima la parte ad apportare alla domanda originaria i necessari adattamenti. L’articolo 59 della Legge n. 69 del 2009, che disciplina la translatio iudicii, non vieta di formulare una domanda nuova e distinta, a condizione che sia connessa a quella originaria.

Nel caso specifico, la domanda di contributo per le parti comuni, sebbene nuova, è oggettivamente e soggettivamente connessa a quella per le parti esclusive. Pertanto, l’atto di riassunzione assume una duplice natura:
* Prosecuzione del giudizio originario: per la parte di domanda già formulata, con la conservazione di tutti gli effetti sostanziali e processuali (come l’interruzione della prescrizione).
* Atto introduttivo di un nuovo giudizio: per la domanda nuova, che sarà ammissibile ma non beneficerà della ‘salvezza’ degli effetti legati alla prima domanda.

Di conseguenza, la Corte ha ritenuto del tutto legittima l’estensione della richiesta risarcitoria operata dai proprietari.

Sulla Disapplicazione dell’Atto Amministrativo

Anche il secondo motivo viene respinto. In primo luogo, la Corte rileva che il Comune non ha specificato quali atti amministrativi sarebbero stati illegittimi, rendendo il motivo inammissibile per genericità.

In secondo luogo, e in modo dirimente, viene ribadito un principio consolidato: il potere del giudice ordinario di disapplicare un atto amministrativo illegittimo può essere esercitato solo nei giudizi tra privati, dove l’atto incide incidentalmente. Tale potere, invece, non sussiste quando la causa è intentata proprio contro la Pubblica Amministrazione che ha emanato l’atto contestato.

Conclusioni

L’ordinanza in commento offre due importanti lezioni pratiche. Primo, conferma la flessibilità dell’istituto della translatio iudicii, consentendo non solo di ‘salvare’ un processo iniziato davanti al giudice sbagliato, ma anche di adattarlo e integrarlo con nuove domande connesse, ottimizzando i tempi e le risorse della giustizia. Secondo, traccia una linea netta sui limiti del potere di disapplicazione, che non può trasformare il giudice civile in un controllore della legittimità dell’azione amministrativa in una controversia diretta contro la stessa P.A.

Quando un processo passa dal giudice amministrativo a quello civile, è possibile modificare o ampliare la domanda originaria?
Sì, la Corte di Cassazione ha chiarito che il passaggio da un giudizio amministrativo a uno civile legittima la parte ad apportare gli opportuni adattamenti alla domanda. È persino possibile formulare una domanda nuova e distinta, purché sia connessa per oggetto o titolo a quella originariamente proposta.

Se si aggiunge una nuova domanda durante la translatio iudicii, gli effetti processuali e sostanziali della domanda originaria si estendono anche alla parte nuova?
No. Gli effetti conservativi della translatio iudicii (come l’interruzione della prescrizione) si applicano solo alla domanda originariamente formulata. La nuova domanda, sebbene ammissibile perché connessa, viene considerata come un’azione legale autonoma introdotta al momento della riassunzione, e quindi non beneficia degli effetti retroattivi.

Il giudice civile può ‘disapplicare’ un atto amministrativo che ritiene illegittimo in una causa intentata contro la Pubblica Amministrazione che ha emesso l’atto?
No. La Corte ribadisce che il potere di disapplicazione dell’atto amministrativo illegittimo da parte del giudice ordinario è esercitabile unicamente nei giudizi tra privati. Non può essere utilizzato in una causa in cui è parte la stessa Pubblica Amministrazione autrice dell’atto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati