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Transito personale civile: onere della prova del datore

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società di assistenza al volo che si opponeva al transito personale civile di ex controllori militari. La Corte ha stabilito che l’onere di provare l’assenza di fabbisogno di personale o l’insostenibilità finanziaria, quali fatti impeditivi del diritto al transito, spetta al datore di lavoro. Non essendo stata fornita tale prova, il rifiuto è stato ritenuto illegittimo.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Transito Personale Civile: Su Chi Ricade l’Onere della Prova?

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale in materia di diritto del lavoro, specificamente riguardo al transito personale civile da ruoli militari a quelli di un’azienda civile. La Corte ha stabilito che spetta al datore di lavoro, e non ai lavoratori, l’onere di dimostrare l’esistenza di condizioni che impediscono tale passaggio, come la mancanza di fabbisogno o l’insostenibilità finanziaria.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dalla richiesta di un gruppo di controllori del traffico aereo, precedentemente in servizio permanente nell’aeronautica militare, di transitare nei ruoli di una società civile che gestisce l’assistenza al volo. Tale diritto era previsto da una specifica norma (l’art. 4, comma 1 quater, del D.L. 90/2014) nata per gestire la cosiddetta ‘smilitarizzazione’ di alcuni aeroporti.

La società si era opposta al transito, sostenendo che la legge stessa prevedeva due limiti invalicabili: il ‘fabbisogno’ di personale e la ‘sostenibilità finanziaria’ dell’operazione, requisiti che, a suo dire, non erano soddisfatti. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione ai lavoratori, ritenendo che la società non avesse fornito prove concrete a sostegno delle sue affermazioni. Anzi, era emerso che l’azienda continuava ad assumere nuovo personale dall’esterno, sostenendo costi di formazione che sarebbero stati evitati con il transito del personale militare già qualificato. La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso presentato dalla società, confermando integralmente le decisioni dei giudici di merito. Gli ermellini hanno dichiarato inammissibili i motivi del ricorso, poiché tendevano a sollecitare un riesame dei fatti e delle prove, un’attività preclusa al giudice di legittimità. La Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella, motivata e logica, della Corte d’Appello.

Le Motivazioni: l’Onere della Prova nel Transito Personale Civile

Il cuore della decisione risiede nell’applicazione del principio dell’onere della prova. La legge riconosceva ai lavoratori un diritto al transito, subordinandolo però a due condizioni: il fabbisogno di personale e la sostenibilità finanziaria. Secondo la Corte, la mancanza di tali condizioni costituisce un ‘fatto impeditivo’ all’esercizio del diritto dei lavoratori. In base ai principi generali del diritto, chi eccepisce un fatto impeditivo ha l’onere di provarlo.

Di conseguenza, era la società a dover dimostrare, con dati concreti e specifici (bilanci, proiezioni, organigrammi), che il transito di quel personale avrebbe violato i limiti di fabbisogno e di sostenibilità. Le semplici allegazioni generiche si sono rivelate insufficienti. La Corte d’Appello aveva correttamente evidenziato come la società, pur lamentando un’assenza di fabbisogno, avesse continuato ad assumere personale con le medesime qualifiche, smentendo di fatto la propria tesi difensiva. I giudici di legittimità hanno concluso che la valutazione operata dalla Corte territoriale era immune da vizi logici o giuridici, rendendo il ricorso infondato.

Le Conclusioni: Implicazioni per i Datori di Lavoro

Questa pronuncia rafforza un principio cruciale: quando una legge conferisce un diritto a un lavoratore, le eventuali condizioni negative che ne limitano l’esercizio devono essere provate in modo rigoroso dal datore di lavoro che intende avvalersene. Non è sufficiente invocare genericamente difficoltà economiche o assenza di necessità operative. È indispensabile fornire elementi probatori concreti e specifici che supportino tali affermazioni. In assenza di una prova adeguata, il diritto del lavoratore prevale e il rifiuto del datore di lavoro è da considerarsi illegittimo.

A chi spetta l’onere di provare l’assenza di fabbisogno di personale in caso di transito previsto dalla legge?
Spetta al datore di lavoro. L’assenza di fabbisogno e la non sostenibilità finanziaria sono considerati ‘fatti impeditivi’ del diritto del lavoratore al transito. Secondo i principi processuali, la parte che eccepisce un fatto impeditivo deve fornirne la prova.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove e i fatti di una causa?
No. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, il cui compito è verificare la corretta applicazione delle norme di diritto e la coerenza logica della motivazione delle sentenze impugnate. Non può effettuare una nuova valutazione del merito della controversia o delle prove acquisite.

Il rifiuto della società di assumere gli ex controllori militari è stato considerato legittimo?
No, il rifiuto è stato ritenuto ingiustificato e contrario alla legge. Le corti di merito hanno stabilito che la società non ha fornito alcuna prova concreta a sostegno delle sue affermazioni, ovvero la mancanza di fabbisogno e l’insostenibilità finanziaria, rendendo così illegittimo il diniego al transito nei propri ruoli.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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