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Transazione con il Comune: nullità senza impegno di spesa

Un avvocato ha richiesto il pagamento di compensi professionali a un Comune sulla base di un accordo transattivo. L’ente locale si è opposto, eccependo la nullità della transazione per mancanza del necessario impegno di spesa. La Corte di Cassazione ha confermato la nullità dell’accordo, ribadendo che qualsiasi contratto stipulato da un ente locale che comporti una spesa deve essere assistito, a pena di nullità, dalla relativa copertura finanziaria e da uno specifico impegno contabile. Il diritto del professionista al compenso per l’attività svolta, tuttavia, rimane salvo e può essere fatto valere sulla base del contratto di patrocinio originario.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Transazione con il Comune: Nulla Senza Impegno di Spesa

Stipulare una transazione con il Comune o con un altro ente pubblico richiede cautele specifiche, diverse da quelle dei contratti tra privati. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale della contabilità pubblica: senza un formale e preventivo impegno di spesa, qualsiasi accordo che comporti un’obbligazione economica per l’ente è nullo. Questa regola, volta a tutelare le finanze pubbliche, ha implicazioni dirette per professionisti e imprese che intrattengono rapporti con la Pubblica Amministrazione.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine dalla richiesta di un avvocato di ottenere il pagamento del saldo dei propri compensi professionali da un Comune. Il legale aveva difeso l’ente in un giudizio civile e, per definire l’ammontare delle sue spettanze, aveva concluso un accordo transattivo con il Sindaco per una somma complessiva di 45.000,00 Euro. A fronte di un inadempimento parziale, l’avvocato aveva ottenuto un decreto ingiuntivo per la somma residua di 21.000,00 Euro.

Il Comune si era opposto al decreto, sostenendo la nullità dell’atto di transazione. La ragione principale? L’accordo non era supportato da un conforme provvedimento dell’organo deliberativo né, soprattutto, da uno specifico impegno di spesa registrato nel bilancio di previsione. Dopo un complesso iter giudiziario, la questione è giunta all’esame della Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte Suprema ha rigettato il ricorso dell’avvocato, confermando la decisione dei giudici di merito e dichiarando la nullità della transazione. La decisione si fonda su un’interpretazione rigorosa delle norme sulla contabilità degli enti locali, in particolare dell’articolo 191 del Testo Unico degli Enti Locali (TUEL).

Nullità della transazione con il Comune per motivi contabili

Il punto cruciale della sentenza è la distinzione tra il contratto di patrocinio legale e il successivo accordo transattivo. Mentre per conferire l’incarico a un difensore è sufficiente la procura rilasciata dal Sindaco (rappresentante legale dell’ente), per stipulare una transazione che definisce un debito certo, liquido ed esigibile, la legge impone requisiti molto più stringenti. Un accordo di questo tipo, infatti, genera un’obbligazione di pagamento che deve necessariamente trovare copertura nel bilancio dell’ente.

La Corte ha chiarito che la mancanza dell’attestazione della copertura finanziaria e del relativo impegno di spesa non è un mero vizio formale, ma una causa di nullità radicale del contratto. Tale nullità può essere rilevata d’ufficio dal giudice in ogni stato e grado del procedimento.

La questione delle spese legali

Un aspetto interessante della sentenza riguarda la regolamentazione delle spese legali. L’avvocato aveva ottenuto in una fase precedente la cassazione di una prima ordinanza, ma all’esito finale del giudizio la sua domanda è stata rigettata. La Corte ha applicato il principio della soccombenza globale, affermando che le spese vanno liquidate considerando l’esito complessivo della lite. Pertanto, è legittimo che la parte vittoriosa in Cassazione, ma soccombente nel merito, sia condannata a rimborsare le spese di tutti i gradi di giudizio.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si basano su un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità: gli atti degli enti locali che comportano un obbligo contrattuale sono validi e vincolanti solo se accompagnati dal relativo impegno di spesa. Questa regola, prevista dall’art. 191 del D.Lgs. 267/2000 (TUEL), è inderogabile e mira a garantire il rispetto dei vincoli di bilancio e la sana gestione finanziaria pubblica.

La Corte distingue nettamente tra l’impegno di spesa per la partecipazione a una controversia giudiziaria e quello per una transazione. Nel primo caso, la spesa è incerta nell’ammontare e condizionata all’esito del giudizio; per questo, è sufficiente l’iscrizione di una voce generica nel capitolo ‘spese processuali’. Nel secondo caso, invece, la transazione determina un’obbligazione certa e definita (il pagamento di una somma specifica), che richiede un impegno di spesa puntuale e preventivo. La sua assenza rende l’accordo nullo, come se non fosse mai stato stipulato.

È importante sottolineare che la nullità della transazione non cancella il diritto del professionista a essere pagato per l’attività svolta. Semplicemente, l’accordo nullo non può essere utilizzato come titolo per ottenere il pagamento. Il legale dovrà agire sulla base del contratto di patrocinio originario per vedere riconosciuto il proprio diritto al compenso.

Le Conclusioni

La sentenza offre un’importante lezione pratica per chiunque si relazioni contrattualmente con la Pubblica Amministrazione. Prima di firmare un accordo che preveda un esborso economico da parte di un ente locale, è indispensabile verificare che l’atto sia stato autorizzato dagli organi competenti e, soprattutto, che sia assistito da un formale impegno di spesa con attestazione della copertura finanziaria. In assenza di questi requisiti contabili, l’accordo è radicalmente nullo e non potrà essere fatto valere in giudizio per ottenere il pagamento.

Un accordo transattivo firmato con il Sindaco di un Comune è sempre valido?
No, non è valido se non è accompagnato da un preventivo e formale impegno di spesa registrato nel bilancio dell’ente, come previsto dall’art. 191 del TUEL. La mancanza di questo requisito contabile provoca la nullità radicale dell’accordo.

La nullità della transazione impedisce all’avvocato di essere pagato per il suo lavoro?
No. La nullità colpisce l’accordo transattivo, che non può essere usato come titolo per il pagamento. Tuttavia, il diritto del professionista a essere compensato per l’attività di difesa svolta in base al contratto di patrocinio originario rimane intatto e può essere fatto valere separatamente.

Chi paga le spese legali se una parte vince il ricorso in Cassazione ma perde la causa nel merito?
Le spese legali vengono regolate in base all’esito finale complessivo del giudizio. Pertanto, il giudice può legittimamente condannare la parte che ha vinto in Cassazione, ma che è risultata soccombente all’esito finale della lite, a rimborsare le spese di tutti i gradi di giudizio alla controparte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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