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Transazione commerciale: no interessi se è contributo

Un ente di formazione ha richiesto gli interessi di mora a una Regione per il ritardo nel pagamento di fondi destinati a corsi professionali, sostenendo si trattasse di una transazione commerciale. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che tali fondi sono contributi pubblici erogati per finalità di interesse generale e non il corrispettivo per un servizio. Di conseguenza, non si applica la disciplina sugli interessi di mora automatici prevista per le transazioni commerciali dal D.Lgs. 231/2002.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile

Contributo Pubblico vs. Transazione Commerciale: Niente Interessi di Mora

Quando un ente pubblico finanzia un’attività di formazione professionale, sta acquistando un servizio o sta erogando un contributo per un fine di interesse pubblico? La risposta a questa domanda è cruciale per stabilire se, in caso di ritardo nei pagamenti, siano dovuti gli interessi di mora automatici. La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha chiarito la distinzione fondamentale tra un finanziamento pubblico e una transazione commerciale, negando l’applicazione della disciplina speciale sui ritardi di pagamento.

I Fatti del Caso

Un ente di formazione professionale si era aggiudicato un finanziamento da parte di un’amministrazione regionale per la realizzazione di corsi di istruzione destinati a giovani per l’assolvimento dell’obbligo scolastico. A seguito di ritardi nell’erogazione di alcune somme, l’ente citava in giudizio la Regione per ottenere il pagamento degli interessi di mora, sostenendo che il rapporto tra le parti dovesse essere qualificato come una transazione commerciale ai sensi del D.Lgs. 231/2002. Secondo l’ente, la Regione aveva agito come un committente che acquistava un servizio, per il quale era previsto un corrispettivo calcolato sulla base di precisi parametri (ore, numero di allievi, costi). Le corti di merito, tuttavia, avevano respinto questa interpretazione, spingendo l’ente a ricorrere in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando le decisioni dei gradi precedenti. I giudici hanno stabilito che il rapporto in questione non costituisce una transazione commerciale, bensì un’erogazione di un contributo pubblico. Di conseguenza, la disciplina speciale che prevede la decorrenza automatica degli interessi di mora in caso di ritardato pagamento non è applicabile. Il credito dell’ente diventa esigibile solo dopo l’approvazione della rendicontazione finale da parte dell’amministrazione pubblica, secondo le regole ordinarie dei crediti verso la Pubblica Amministrazione.

Le Motivazioni: Perché non è una Transazione Commerciale?

La Corte ha basato la sua decisione su una precisa analisi della natura del rapporto giuridico tra l’ente e la Regione, evidenziando elementi chiave che lo distinguono da un contratto di appalto di servizi.

La Natura del Rapporto: Contributo e non Contratto

Il punto centrale della motivazione risiede nella constatazione che l’intero processo non è scaturito da un contratto sinallagmatico, ma da un procedimento amministrativo. La Regione ha avviato una procedura pubblica per il finanziamento di progetti formativi, non per l’acquisto di servizi. L’ente di formazione ha partecipato presentando una domanda, che è stata accolta. Successivamente, ha sottoscritto un atto unilaterale di impegno a realizzare il progetto, non un contratto bilaterale.

Questo iter dimostra che la Regione non agiva come un cliente sul mercato, ma come un ente pubblico che, per legge, persegue l’interesse pubblico alla formazione, erogando fondi a fondo perduto a soggetti che dimostrano di avere i requisiti per realizzare tali progetti. L’amministrazione, in questo quadro, mantiene poteri di vigilanza, controllo e revoca del beneficio, tipici dei rapporti di sovvenzione e non di quelli contrattuali paritari.

Assenza di un Corrispettivo

Un elemento distintivo della transazione commerciale è il pagamento di un prezzo come corrispettivo per una prestazione. Nel caso esaminato, la somma erogata non era un prezzo di mercato, ma un contributo calcolato per coprire i costi, diretti e indiretti, del progetto formativo. La sua natura è quella di una sovvenzione per consentire lo svolgimento di un’attività di interesse generale, non la remunerazione di un servizio reso alla Pubblica Amministrazione.

La Differenza con i Servizi Sanitari Accreditati

La Corte ha anche chiarito la differenza rispetto al caso, spesso citato, delle prestazioni sanitarie erogate da strutture private accreditate. In quel settore, la giurisprudenza riconosce l’esistenza di una transazione commerciale perché, dopo l’accreditamento (che è un atto amministrativo), la struttura stipula un vero e proprio contratto con la PA per definire volumi e tipologie di prestazioni da erogare. Nel caso della formazione professionale in esame, questo secondo passaggio contrattuale non è avvenuto. Il rapporto è rimasto nell’ambito del procedimento amministrativo di erogazione di un contributo.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La sentenza della Cassazione offre un importante principio guida per tutti gli enti del terzo settore e le imprese che operano con finanziamenti pubblici. La qualificazione di un rapporto come transazione commerciale non dipende dall’oggetto dell’attività, ma dalla struttura giuridica del rapporto stesso.

Se un ente pubblico eroga fondi tramite un bando per sostenere attività di interesse generale, e il rapporto è governato da un procedimento amministrativo che si conclude con un atto di concessione del contributo, non si potrà invocare l’applicazione automatica degli interessi di mora previsti dal D.Lgs. 231/2002. Tali somme sono considerate contributi e non corrispettivi, e la loro esigibilità, compresa la decorrenza di eventuali interessi, segue le regole ordinarie che disciplinano i crediti verso la Pubblica Amministrazione, che spesso richiedono l’emissione di un mandato di pagamento e l’esaurimento delle fasi di controllo e verifica.

Quando un finanziamento erogato da un ente pubblico è considerato una transazione commerciale?
Un finanziamento pubblico non è considerato una transazione commerciale quando viene erogato attraverso un procedimento amministrativo come sovvenzione o contributo per sostenere un’attività di interesse generale. Per essere una transazione commerciale, deve esistere un contratto a prestazioni corrispettive in cui l’ente pubblico acquista un servizio in cambio di un prezzo.

Gli enti che ricevono fondi pubblici per la formazione hanno diritto agli interessi di mora automatici previsti dal D.Lgs. 231/2002?
No, secondo questa ordinanza, se i fondi sono qualificati come contributi pubblici e non come corrispettivo per un servizio, non si applica la disciplina del D.Lgs. 231/2002. Pertanto, non scattano automaticamente gli interessi di mora in caso di ritardo nel pagamento.

Qual è la differenza tra un contributo pubblico e il pagamento per un servizio?
Un contributo pubblico è una somma erogata da una Pubblica Amministrazione per coprire i costi di un’attività di interesse pubblico, nell’ambito di un rapporto regolato dal diritto amministrativo in cui la PA mantiene poteri di controllo. Il pagamento per un servizio (corrispettivo) è invece la controprestazione prevista in un contratto bilaterale, dove la PA agisce come parte acquirente di una prestazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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