LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Traduzione provvedimento espulsione: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza del Giudice di Pace che confermava un’espulsione. Il motivo è la mancata traduzione del provvedimento di espulsione nella lingua madre del cittadino straniero (arabo), essendo stata ritenuta insufficiente la versione in inglese in assenza di prova della sua comprensione. La Corte ha stabilito che l’amministrazione deve dimostrare l’impossibilità di tradurre nella lingua madre, ad esempio per la sua rarità, cosa non avvenuta nel caso di specie. Il caso è stato rinviato al Giudice di Pace per una nuova valutazione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Traduzione Provvedimento Espulsione: Diritto alla Comprensione

La corretta traduzione del provvedimento di espulsione è un pilastro fondamentale per la tutela del diritto di difesa dello straniero. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione, l’Ordinanza n. 5921/2024, ha ribadito con forza un principio cruciale: la notifica di un atto così incisivo sulla libertà personale deve avvenire in una lingua che il destinatario comprende effettivamente. L’utilizzo di una lingua ‘veicolare’, come l’inglese, non è sufficiente se non vi è la prova che lo straniero la conosca. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Un cittadino di nazionalità egiziana, e quindi di madrelingua araba, impugnava un decreto di espulsione emesso dalla Prefettura. Il provvedimento gli era stato notificato con una traduzione in lingua inglese. L’interessato sosteneva di non comprendere tale lingua e che l’atto avrebbe dovuto essere tradotto in arabo.

Il suo ricorso veniva inizialmente respinto dal Giudice di Pace, il quale riteneva sufficiente la traduzione in inglese, data la presunta difficoltà di reperire un interprete di arabo. Contro questa decisione, il cittadino straniero proponeva ricorso per Cassazione, lamentando la violazione delle norme che garantiscono la comprensione degli atti che lo riguardano.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassando l’ordinanza del Giudice di Pace e rinviando la causa per un nuovo esame. Il punto centrale della decisione risiede nell’accoglimento del primo motivo di ricorso, relativo proprio alla violazione delle norme sulla lingua degli atti.

Secondo gli Ermellini, il giudice di merito ha errato nel considerare sufficiente la traduzione in inglese senza prima aver accertato in concreto se il destinatario dell’atto conoscesse effettivamente quella lingua. La Corte ha assorbito gli altri motivi di ricorso, ritenendo questo primo punto già di per sé decisivo per annullare il provvedimento impugnato.

Le Motivazioni: Il Principio della Comprensione Effettiva nella Traduzione Provvedimento Espulsione

La Corte di Cassazione ha chiarito che il diritto dello straniero a essere informato dei motivi del provvedimento di espulsione in una lingua a lui comprensibile è un diritto fondamentale. Le motivazioni della decisione si basano sui seguenti principi cardine:

1. Onere della Prova sulla Comprensione: Compete al giudice di merito verificare, anche attraverso audizione diretta o esame degli atti (come il foglio notizie), se la persona conosce effettivamente la lingua in cui l’atto è stato tradotto. Non si può dare per scontata la conoscenza di una lingua veicolare.

2. Insufficienza della Mera Difficoltà di Reperimento: L’amministrazione non può giustificare la mancata traduzione nella lingua madre (in questo caso l’arabo) con la semplice affermazione di non aver trovato un interprete disponibile in tempi brevi.

3. Eccezioni Limitate: La traduzione in una lingua diversa da quella madre è ammissibile solo in casi eccezionali. L’amministrazione deve dimostrare, e il giudice verificare, che la lingua madre dello straniero sia talmente rara da rendere impossibile la traduzione, oppure che la traduzione stessa sia inidonea a comunicare efficacemente la decisione. Nessuna di queste condizioni era presente nel caso dell’arabo, una delle lingue più parlate al mondo.

In sostanza, il giudice di pace avrebbe dovuto effettuare un accertamento più approfondito, invece di accettare passivamente le giustificazioni dell’amministrazione. La sua valutazione è stata giudicata carente e non conforme ai principi di diritto consolidati.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza rafforza in modo significativo le garanzie difensive per i cittadini stranieri destinatari di provvedimenti di espulsione. Le implicazioni pratiche sono chiare:

* Le Prefetture devono compiere ogni sforzo ragionevole per assicurare che la traduzione del provvedimento di espulsione avvenga nella lingua madre dell’interessato o, in subordine, in una lingua da lui effettivamente compresa e dichiarata.
* Il ricorso a una lingua veicolare è un’opzione residuale, che deve essere adeguatamente motivata dimostrando l’impossibilità oggettiva di procedere diversamente.
* I giudici chiamati a valutare la legittimità di tali provvedimenti devono svolgere un controllo rigoroso sulla questione linguistica, non potendosi accontentare di motivazioni generiche sulla difficoltà di reperire traduttori. La tutela di un diritto fondamentale, come quello alla difesa e alla comprensione degli atti che limitano la libertà personale, non ammette scorciatoie.

È sufficiente tradurre un decreto di espulsione in una lingua ‘veicolare’ come l’inglese?
No, non è sufficiente se non vi è la prova che il destinatario del provvedimento comprenda effettivamente quella lingua. La regola è la traduzione nella lingua madre, salvo eccezioni.

Cosa deve verificare il giudice quando si contesta la mancata traduzione del provvedimento di espulsione?
Il giudice deve accertare in concreto se la persona conosca la lingua in cui il provvedimento è stato tradotto. Deve farlo esaminando gli atti processuali (come il foglio notizie) o anche mediante un’apposita audizione dell’interessato.

Quando è giustificata la mancata traduzione nella lingua madre dello straniero?
La mancata traduzione è giustificata solo se l’amministrazione dimostra e il giudice ritiene plausibile l’impossibilità di predisporre un testo in tale lingua a causa della sua eccezionale rarità o dell’inidoneità del testo stesso a comunicare la decisione in modo efficace.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati