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Tolleranza velocità nautica: no analogia col Codice Strada

Un’impresa individuale, multata per eccesso di velocità con un motoscafo in una zona a traffico limitato, aveva ottenuto l’annullamento della sanzione in appello sulla base dell’applicazione analogica della tolleranza di 5 km/h prevista dal Codice della Strada. La Corte di Cassazione ha ribaltato questa decisione, stabilendo che in tema di tolleranza velocità nautica non è possibile applicare le norme della circolazione stradale. La Corte ha specificato che il Codice della Navigazione è una normativa speciale e che le differenze tra circolazione stradale e acquea sono tali da escludere ogni analogia. La sanzione è stata quindi confermata.

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Pubblicato il 27 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Tolleranza Velocità Nautica: La Cassazione Mette un Freno alle Multe Annullate

La questione della tolleranza velocità nautica è stata al centro di una recente e significativa ordinanza della Corte di Cassazione. Il caso riguardava una multa per eccesso di velocità elevata a un motoscafo in un’area con limiti di navigazione molto stringenti. La decisione chiarisce in modo definitivo che le norme e le tolleranze previste per la circolazione stradale non possono essere automaticamente trasferite alla navigazione acquea, segnando un punto fermo per la regolamentazione del traffico in contesti delicati come la laguna di Venezia.

I Fatti del Caso: una Multa per Eccesso di Velocità in Laguna

Il titolare di una ditta individuale impugnava un’ordinanza-ingiunzione per il pagamento di una sanzione di 132,60 euro. La violazione contestata era il superamento del limite massimo di velocità di 7 km/h nel bacino di San Marco a Venezia; il suo motoscafo era stato rilevato a una velocità compresa tra 11 e 12 km/h.

Inizialmente, il Giudice di Pace accoglieva l’opposizione, annullando la sanzione per una presunta mancanza di prova sulla funzionalità del dispositivo di controllo della velocità. Successivamente, il Tribunale, in sede di appello, pur riconoscendo la funzionalità dell’apparecchio, annullava ugualmente l’ordinanza per un motivo diverso. Il giudice di secondo grado riteneva infatti applicabile, per analogia, la riduzione di 5 km/h prevista dall’art. 345 del regolamento di esecuzione del Codice della Strada.

Il Dibattito sulla Tolleranza Velocità Nautica

Il cuore della controversia legale si è concentrato sulla possibilità di estendere la cosiddetta ‘tolleranza strumentale’ dal settore stradale a quello della navigazione. Il Tribunale aveva motivato la sua decisione sostenendo che l’art. 1 del Codice della Navigazione, in caso di lacune, permette il ricorso al ‘diritto civile’, inteso come diritto comune. Da qui, l’applicazione analogica della norma del Codice della Strada. Contro questa interpretazione, il Ministero delle Infrastrutture proponeva ricorso in Cassazione, sostenendo l’erroneità di tale parallelismo.

Le Motivazioni della Cassazione: perché il Codice della Strada non si Applica in Acqua

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Ministero, cassando la sentenza del Tribunale. Le motivazioni della Corte si fondano su argomenti chiari e distinti che meritano di essere analizzati.

In primo luogo, i giudici hanno ribadito che il Codice della Navigazione costituisce una legislazione speciale. L’articolo 1 di tale codice stabilisce una gerarchia precisa delle fonti: in caso di lacune, si deve prima ricorrere all’analogia interna al diritto della navigazione (leggi, regolamenti, usi) e solo come extrema ratio al diritto civile generale. Il Codice della Strada, essendo a sua volta un corpus normativo di carattere speciale, non può essere considerato ‘diritto civile’ a cui attingere per colmare le lacune della navigazione.

In secondo luogo, la Corte ha sottolineato le profonde e innegabili differenze tra la circolazione su strada e quella acquea. Elementi come il tipo di veicolo, la forza d’attrito, il mezzo su cui ci si muove (terra o acqua) e l’ambiente circostante rendono i due contesti incomparabili. La riduzione di 5 km/h, specifica la Corte, è calibrata su limiti di velocità stradali molto più elevati (50, 90, 130 km/h) e non avrebbe senso applicarla ai limiti ben più bassi della navigazione lagunare (che variano da 5 a 11 km/h).

Le Conclusioni: Nessuna Tolleranza Strumentale per la Navigazione Lagunare

La Suprema Corte, citando propri precedenti consolidati, ha concluso che l’applicazione analogica dell’art. 345 del regolamento del Codice della Strada deve essere esclusa. Di conseguenza, ha cassato la sentenza impugnata e, decidendo nel merito, ha rigettato l’opposizione originaria del diportista, confermando la validità dell’ordinanza-ingiunzione.

Tuttavia, un aspetto interessante della decisione riguarda le spese legali. Considerata la ‘novità della questione’ al momento della proposizione del ricorso – quando l’orientamento giurisprudenziale non era ancora consolidato – la Corte ha ritenuto sussistenti ‘giuste ragioni’ per compensare integralmente tra le parti le spese dell’intero processo, comprese quelle dei tre gradi di giudizio.

È possibile applicare la tolleranza di 5 km/h prevista dal Codice della Strada alle violazioni di velocità nella navigazione in laguna?
No. La Corte di Cassazione ha escluso l’applicazione analogica dell’art. 345, comma 2, del regolamento del Codice della Strada alla navigazione, a causa delle differenze sostanziali tra circolazione stradale e acquea e della natura speciale del Codice della Navigazione.

Quali sono le fonti normative da utilizzare per colmare le lacune nel diritto della navigazione?
L’art. 1 del Codice della Navigazione stabilisce una gerarchia: si deve fare riferimento in primo luogo al Codice della Navigazione stesso, alle leggi, ai regolamenti e agli usi marittimi. Successivamente si può ricorrere all’analogia interna a queste fonti e, solo come ultima risorsa (extrema ratio), al diritto civile.

Perché la Corte ha deciso di annullare la sentenza del Tribunale ma di compensare le spese processuali?
La Corte ha cassato la sentenza perché errata in diritto, ripristinando la validità della sanzione. Tuttavia, ha compensato le spese di tutti i gradi di giudizio perché, al momento della proposizione del ricorso, la questione giuridica era ancora obiettivamente controvertibile e non era stata chiarita da precedenti pronunce della Corte stessa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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