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TFR personale non dirigente: la Cassazione fa chiarezza

Un gruppo di dipendenti di un ente pubblico ha contestato l’esclusione di alcune voci retributive dal calcolo della liquidazione. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 150/2024, ha chiarito che al TFR personale non dirigente assunto prima del 31/12/1995 si applica il regime del codice civile (art. 2120 c.c.) e non quello dell’indennità di buonuscita previsto per i dirigenti. La Corte ha quindi annullato la decisione precedente, rinviando il caso alla Corte d’Appello per una nuova valutazione basata su questo principio.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

TFR Personale Non Dirigente: La Cassazione Distingue tra TFR e Buonuscita

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fatto luce su una questione fondamentale per molti dipendenti di enti pubblici: quale regime si applica alla loro liquidazione? La pronuncia chiarisce la netta distinzione tra Trattamento di Fine Rapporto (TFR) e indennità di buonuscita, sottolineando l’importanza della qualifica del lavoratore. La questione centrale riguarda il calcolo del TFR personale non dirigente, un tema di grande rilevanza per la tutela dei diritti dei lavoratori.

I Fatti: La Richiesta dei Lavoratori

Un gruppo di dipendenti di un noto ente pubblico per la promozione all’estero ha avviato una causa per ottenere l’inclusione di diverse voci retributive (come retribuzione di risultato, maggiorazioni per turni e premi di produzione) nella base di calcolo del loro trattamento di fine rapporto per il periodo compreso tra il 1990 e il 2004. L’ente datore di lavoro, infatti, aveva escluso tali somme, riducendo l’importo finale della liquidazione spettante.

La Decisione dei Giudici di Merito: Un’Applicazione Errata

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano respinto le richieste dei lavoratori. I giudici di merito avevano ritenuto che al rapporto di lavoro in questione non si applicasse il regime del TFR, disciplinato dall’art. 2120 del codice civile, bensì quello dell’indennità di buonuscita, previsto dalla L. n. 70/1975 per i dipendenti degli enti parastatali. Di conseguenza, le voci retributive rivendicate erano state considerate di “carattere non stipendiale” e quindi non computabili ai fini della buonuscita.

L’Analisi della Cassazione sul TFR Personale Non Dirigente

La Corte di Cassazione ha ribaltato completamente la prospettiva, accogliendo il ricorso dei lavoratori. Il punto focale della decisione risiede nella distinzione, che i giudici di merito non avevano operato, tra il personale con qualifica dirigenziale e quello non dirigente.

La Distinzione Cruciale tra Dirigenti e Non Dirigenti

Richiamando i propri precedenti orientamenti giurisprudenziali (in particolare le sentenze n. 13914/2021 e n. 26598/2020), la Suprema Corte ha ribadito due principi distinti:
1. Per i dirigenti: a seguito della privatizzazione del pubblico impiego, in assenza di una specifica disciplina contrattuale collettiva, continua ad applicarsi la disciplina legale dell’indennità di buonuscita (L. n. 70/1975).
2. Per il personale non dirigente: per i dipendenti già in servizio al 31 dicembre 1995, il regime applicabile è quello del TFR, come previsto dall’art. 2120 c.c. Questo diritto era stato riconosciuto già dalla L. n. 106/1989 e confermato dalla successiva contrattazione collettiva.

L’Errore della Corte d’Appello

L’errore della Corte territoriale è stato quello di accomunare le due posizioni, applicando a tutti i dipendenti, inclusi i ricorrenti (che si qualificavano come non dirigenti), il regime della buonuscita. Questa generalizzazione, secondo la Cassazione, è in contrasto con la normativa e con l’interpretazione consolidata della stessa Corte.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Cassazione si fonda sulla ricostruzione normativa e contrattuale che ha interessato gli enti pubblici non economici. Per il TFR personale non dirigente, la legge e i contratti collettivi hanno esplicitamente mantenuto il regime del TFR, differenziandolo da quello dei dirigenti e da quello dei lavoratori assunti dopo il 1° gennaio 1996 (per i quali vale la disciplina generale ex L. 335/1995). Accogliere il secondo motivo di ricorso dei lavoratori è stata una conseguenza logica di questa distinzione. La Corte ha stabilito che la sentenza d’appello, non operando tale distinguo, era viziata e doveva essere annullata. Di conseguenza, il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello di Roma, in diversa composizione, affinché proceda a un nuovo esame.

Le Conclusioni: Cosa Cambia per i Lavoratori

Questa ordinanza rappresenta un punto fermo fondamentale per la tutela dei diritti del personale non dirigente degli enti pubblici economici. In conclusione, la Corte di Cassazione stabilisce che la Corte d’Appello dovrà, in primo luogo, verificare l’effettiva qualifica non dirigenziale dei lavoratori ricorrenti. In caso di esito positivo, dovrà ricalcolare la loro liquidazione applicando le regole del TFR e valutando quali, tra le voci retributive rivendicate, debbano essere incluse nella base di calcolo. La decisione riafferma il principio che non si possono applicare in modo indifferenziato regimi giuridici nati per categorie diverse di lavoratori, garantendo una maggiore certezza del diritto.

Qual è il regime di liquidazione applicabile al personale non dirigente di un ente pubblico assunto prima del 31 dicembre 1995?
Per il personale non dirigente in servizio prima di tale data, il regime corretto è il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) secondo l’art. 2120 del codice civile, e non l’indennità di buonuscita.

Perché la decisione della Corte d’Appello è stata annullata?
La decisione è stata annullata perché la Corte d’Appello ha commesso un errore nel non distinguere tra la posizione del personale dirigente e quella del personale non dirigente, applicando a tutti indistintamente il regime della buonuscita, che invece spetta solo ai dirigenti.

Cosa dovrà fare la Corte d’Appello nel nuovo giudizio?
La Corte d’Appello dovrà innanzitutto verificare la qualifica non dirigenziale dei lavoratori. Successivamente, dovrà applicare le regole del TFR per decidere se le voci retributive richieste dai lavoratori (come premi e maggiorazioni) debbano essere incluse nel calcolo della loro liquidazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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