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TFR contratti a termine: diritto alla liquidazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9137/2024, ha stabilito che per i lavoratori del pubblico impiego con una successione di contratti a termine, il diritto al TFR matura alla scadenza di ciascun singolo contratto e non solo al termine definitivo del rapporto con la Pubblica Amministrazione. L’ente previdenziale sosteneva che la natura previdenziale del TFR pubblico giustificasse un pagamento unico finale, ma la Corte ha rigettato questa tesi, confermando l’assimilazione della disciplina a quella del settore privato (art. 2120 c.c.), dove il diritto sorge con la cessazione di ogni specifico rapporto di lavoro.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

TFR contratti a termine: quando va pagato nel pubblico impiego?

La gestione del TFR contratti a termine nel settore pubblico è da tempo oggetto di dibattito. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 9137/2024, ha fornito un chiarimento fondamentale, stabilendo un principio cardine per migliaia di lavoratori precari della Pubblica Amministrazione. La questione centrale era se il TFR dovesse essere liquidato alla fine di ogni singolo contratto a tempo determinato o solo al momento della cessazione definitiva di ogni rapporto lavorativo con l’amministrazione. La Corte ha optato per la prima soluzione, allineando la disciplina a quella del settore privato.

I Fatti di Causa

Una lavoratrice, impiegata per diversi anni presso un Comune con una serie di contratti di supplenza annuale a tempo determinato, si era rivolta al tribunale per ottenere il pagamento del TFR maturato per ciascun contratto. L’ente previdenziale si era opposto, sostenendo che la liquidazione dovesse avvenire solo al termine dell’ultimo rapporto di lavoro, considerandoli in continuità.
La Corte d’Appello aveva dato parzialmente ragione alla lavoratrice, condannando l’ente al pagamento del TFR per i contratti non ancora prescritti. L’ente ha quindi proposto ricorso in Cassazione per far valere la propria tesi.

La Posizione dell’Ente Previdenziale sul TFR contratti a termine

L’ente previdenziale basava il proprio ricorso su una presunta differenza sostanziale tra il TFR del settore pubblico e quello del settore privato. Secondo questa tesi, il TFR pubblico avrebbe una natura prevalentemente previdenziale e non di retribuzione differita. Da ciò deriverebbe che il diritto alla prestazione non sorgerebbe alla fine di ogni contratto, ma solo con la cessazione del rapporto con l’ente previdenziale stesso, che rimane unico e continuativo anche in presenza di più contratti di lavoro successivi. A sostegno di questa tesi, venivano evidenziate alcune peculiarità, come l’erogazione da parte dell’ente e non del datore di lavoro e le diverse modalità di calcolo e tempistiche di pagamento.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’ente previdenziale, confermando la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno stabilito in modo inequivocabile che il diritto alla liquidazione del TFR sorge al momento della cessazione di ciascun contratto a termine, anche se a questo ne segue un altro senza soluzione di continuità con la stessa amministrazione.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione su un percorso argomentativo solido, basato sull’evoluzione normativa e sulla giurisprudenza consolidata.

### Armonizzazione tra Pubblico e Privato

Il punto centrale delle motivazioni risiede nel processo di “armonizzazione” del trattamento di fine rapporto dei dipendenti pubblici contrattualizzati con la disciplina privatistica, avviato con la Legge n. 335/1995. Questa evoluzione normativa ha assoggettato il TFR pubblico alle regole dell’art. 2120 del Codice Civile.

### Il Legame con la Cessazione del Rapporto di Lavoro

L’art. 2120 c.c. stabilisce chiaramente che il TFR spetta “in ogni caso di cessazione del rapporto di lavoro subordinato”. La Corte ha sottolineato che il collegamento normativo è con la cessazione del contratto di lavoro, non con la cessazione dell’iscrizione all’ente previdenziale. Ogni contratto a termine costituisce un rapporto di lavoro autonomo che, alla sua scadenza, cessa giuridicamente. Questa cessazione è il presupposto sufficiente per far sorgere il diritto alla liquidazione del TFR maturato.

### La Natura Retributiva del TFR

Contrariamente alla tesi dell’ente, la Corte ha ribadito la duplice natura del TFR: non solo previdenziale, ma anche e soprattutto di retribuzione differita. Si tratta di una quota di salario che il lavoratore matura anno dopo anno e che viene accantonata per essere corrisposta al termine del rapporto. Questa natura “retributiva e sinallagmatica” rafforza il suo legame con il singolo contratto di lavoro.

Conclusioni

L’ordinanza in commento consolida un principio di fondamentale importanza per la tutela dei lavoratori precari del settore pubblico. Viene affermato che la successione di TFR contratti a termine non può giustificare un differimento del pagamento della liquidazione alla fine dell’intera carriera lavorativa presso la P.A. Ogni contratto è una vicenda giuridica a sé stante e la sua conclusione genera il diritto immediato a percepire quanto maturato. Le particolarità del regime pubblico, come i tempi di erogazione, non possono snaturare questo diritto fondamentale, che è direttamente collegato alla prestazione lavorativa svolta in esecuzione di uno specifico contratto.

Quando matura il diritto al TFR per un lavoratore pubblico con contratti a termine successivi?
Secondo la Corte di Cassazione, il diritto al TFR matura alla cessazione di ogni singolo rapporto di lavoro a termine, indipendentemente dalla successiva stipulazione di un nuovo contratto con la medesima amministrazione.

La disciplina del TFR nel pubblico impiego è ancora diversa da quella del settore privato per quanto riguarda il momento della liquidazione?
No, la Corte ha affermato che le normative hanno progressivamente armonizzato la disciplina del TFR nel pubblico impiego contrattualizzato a quella del settore privato, in particolare all’art. 2120 del Codice Civile. Pertanto, il presupposto per l’esigibilità è la cessazione del rapporto di lavoro.

La continuità dell’iscrizione all’ente previdenziale impedisce la liquidazione del TFR dopo ogni contratto a termine?
No, la Corte ha chiarito che la continuità del rapporto previdenziale è irrilevante. Il diritto al TFR è legato alla cessazione giuridica del rapporto di lavoro, non a quella del rapporto con l’ente previdenziale che gestisce il fondo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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