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Tetto di spesa sanitario: ticket esclusi dal calcolo

La Corte di Cassazione ha stabilito che, nel calcolo del tetto di spesa sanitario per le prestazioni erogate da strutture private accreditate, non si deve tener conto dei ticket pagati dai pazienti. La controversia nasceva dalla richiesta di pagamento di una struttura sanitaria nei confronti di un’Azienda Sanitaria Locale per prestazioni rese nel 2008. L’ASL sosteneva che il proprio arricchimento, e quindi il debito, dovesse essere diminuito dell’importo dei ticket che avrebbe incassato se avesse erogato direttamente i servizi. La Cassazione ha rigettato questa tesi, chiarendo che il tetto di spesa rappresenta il limite del rimborso a carico del servizio pubblico, e deve essere calcolato al netto dei ticket, che costituiscono la quota di compartecipazione del cittadino alla spesa. Questa decisione conferma che l’indennizzo per ingiustificato arricchimento dovuto alla struttura privata deve coprire i costi sostenuti, senza decurtare le somme già percepite dai pazienti.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Tetto di spesa sanitario: la Cassazione chiarisce che i ticket non vanno conteggiati

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha messo un punto fermo su una questione cruciale per i rapporti tra Servizio Sanitario Nazionale e strutture private accreditate: il calcolo del tetto di spesa sanitario. La Corte ha stabilito che i ticket pagati dai pazienti non devono essere inclusi nel conteggio del budget annuale. Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche per la sostenibilità economica delle strutture sanitarie e per la corretta allocazione delle risorse pubbliche.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria ha origine dalla richiesta di pagamento avanzata da una società che gestisce una struttura sanitaria privata nei confronti di un’Azienda Sanitaria Locale (ASL). La richiesta riguardava prestazioni sanitarie erogate nell’anno 2008, il cui valore complessivo era inferiore al tetto di spesa sanitario applicabile per quell’anno, identificato con quello dell’anno precedente (2007) a seguito dell’annullamento degli atti amministrativi che avevano fissato il budget per il 2008.

L’ASL si opponeva al pagamento integrale, sostenendo che dall’importo dovuto dovesse essere sottratta una somma pari ai ticket che i pazienti avevano pagato direttamente alla struttura privata. Secondo la tesi dell’ASL, il suo arricchimento (e quindi il suo debito) era limitato al costo che avrebbe sostenuto se avesse erogato le prestazioni in proprio, al netto, appunto, dei ticket che avrebbe incassato. La Corte d’Appello aveva dato ragione alla struttura sanitaria, e l’ASL ha quindi proposto ricorso in Cassazione.

L’Analisi della Corte e il ruolo del tetto di spesa sanitario

La Corte di Cassazione ha esaminato i motivi del ricorso dell’ASL, incentrati principalmente sulla violazione delle norme in materia di spesa sanitaria e sul principio di ingiustificato arricchimento (art. 2041 c.c.). L’ASL lamentava che la Corte d’Appello non avesse considerato il mancato introito dei ticket come un fattore che diminuiva il proprio arricchimento, portando a una condanna superiore al dovuto.

I giudici hanno rigettato questa impostazione, fornendo una chiara interpretazione della funzione del tetto di spesa sanitario e del ticket. La Corte ha ribadito che il tetto di spesa rappresenta il limite invalicabile dell’obbligazione di pagamento a carico dell’ente pubblico. Le prestazioni erogate oltre tale soglia non possono essere rimborsate.

La questione cruciale dei ticket sanitari

Il cuore della decisione riguarda la natura del ticket. La Cassazione ha chiarito che il ticket rappresenta la quota di partecipazione del cittadino alla spesa pubblica sanitaria. Non è una remunerazione aggiuntiva per la struttura, ma una parte del costo complessivo della prestazione. Quando la prestazione è erogata da una struttura privata accreditata, questa ha il diritto di incassare il ticket direttamente dal paziente, chiedendo poi all’ASL il rimborso della parte rimanente del costo.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha spiegato che calcolare il tetto di spesa sanitario “al lordo” dei ticket, come pretendeva l’ASL, sarebbe concettualmente errato e dannoso per il sistema. Se i ticket venissero conteggiati nel budget, il numero di prestazioni che una struttura potrebbe erogare a carico del servizio pubblico diminuirebbe. Ad esempio, su un tetto di 100.000 euro, se le prestazioni hanno un costo di 10 euro ciascuna (di cui 2 euro di ticket), un calcolo “al netto” permette di erogare 12.500 prestazioni (100.000 / 8), mentre un calcolo “al lordo” ne permetterebbe solo 10.000 (100.000 / 10).

L’arricchimento dell’ASL, pertanto, non consiste nel risparmio dei ticket, ma nel costo che avrebbe dovuto sostenere per fornire essa stessa quelle prestazioni. Tale costo è, per definizione, la tariffa della prestazione meno la quota già coperta dal cittadino tramite il ticket. Pertanto, l’indennizzo dovuto alla struttura privata per ingiustificato arricchimento (in assenza di contratto ma entro i limiti del budget) deve essere pari al valore delle prestazioni erogate, senza alcuna decurtazione per i ticket incassati dai pazienti.

La Corte ha quindi enunciato il seguente principio di diritto: “In tema di ingiustificato arricchimento in materia di accreditamento sanitario, in assenza di contratto scritto stipulato con la pubblica amministrazione, l’arricchimento della Asl è determinato dal costo che la stessa avrebbe dovuto sostenere per procurarsi le medesime prestazioni, al netto dei ticket sanitari pagati dai pazienti”.

Conclusioni

La decisione della Cassazione offre un’importante garanzia di certezza giuridica per le strutture sanitarie private accreditate. Viene confermato che il tetto di spesa sanitario va inteso come il limite del finanziamento pubblico, e che il ticket è una componente che si aggiunge a tale finanziamento, non una somma da sottrarre. Questa interpretazione assicura una corretta remunerazione per gli operatori privati e, indirettamente, tutela la capacità del sistema di offrire un maggior numero di prestazioni sanitarie ai cittadini, in linea con i principi di efficienza e sostenibilità della spesa pubblica.

Come deve essere calcolato il tetto di spesa sanitario rispetto ai ticket dei pazienti?
Secondo la Corte di Cassazione, il tetto di spesa deve essere calcolato “al netto” dei ticket. Questo significa che i ticket pagati dai pazienti alla struttura privata accreditata non contribuiscono al raggiungimento del limite massimo di spesa rimborsabile dall’Azienda Sanitaria Locale.

Perché includere i ticket nel calcolo del tetto di spesa sarebbe un errore?
Includere i ticket (calcolo “al lordo”) ridurrebbe di fatto il numero di prestazioni che una struttura può erogare a carico del servizio pubblico. Poiché il ticket copre una parte del costo, il rimborso pubblico riguarda solo la quota rimanente. Conteggiare anche il ticket nel budget complessivo significherebbe limitare la capacità operativa della struttura finanziata con fondi pubblici.

Qual è l’arricchimento dell’ASL quando una struttura privata eroga prestazioni sotto il tetto di spesa?
L’arricchimento dell’ASL, che determina l’importo dell’indennizzo dovuto alla struttura privata, è pari al costo che l’ente pubblico avrebbe sostenuto per fornire direttamente le stesse prestazioni. Tale costo è calcolato al netto dei ticket, poiché questi rappresentano la quota di compartecipazione del cittadino e non un onere per il servizio sanitario pubblico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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