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Testimonianza de relato: quando non costituisce prova

Una sentenza della Corte d’Appello di Roma chiarisce l’inefficacia probatoria della testimonianza de relato, specialmente se proveniente dalla parte stessa (actoris). Il caso riguardava una richiesta di restituzione di un prestito e una domanda riconvenzionale per danni da aggressione. La Corte ha respinto la domanda di risarcimento basata su testimonianze indirette e contraddittorie, confermando invece l’obbligo di restituzione del prestito per mancanza di prove certe del pagamento.

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Pubblicato il 11 febbraio 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Testimonianza de relato: quando non è una prova valida in giudizio

Una recente sentenza della Corte di Appello di Roma offre un importante chiarimento sul valore della prova testimoniale, in particolare sulla quasi totale inefficacia della testimonianza de relato actoris. Questa pronuncia analizza un caso complesso, nato da un prestito tra ex partner e sfociato in accuse incrociate, dimostrando come la solidità e l’oggettività delle prove siano fondamentali per l’esito di un processo civile.

I fatti di causa: un prestito tra ex conviventi e una richiesta di risarcimento

La vicenda ha origine da un prestito di 10.000 euro concesso da un uomo alla sua ex compagna durante la loro relazione. A fronte di una parziale restituzione di 2.000 euro tramite bonifico, l’uomo agiva in giudizio per ottenere il saldo residuo di circa 8.000 euro, forte di una scrittura privata in cui la donna riconosceva il debito.

La donna, costituitasi in giudizio, si difendeva sostenendo di aver saldato l’intero debito, restituendo i restanti 8.000 euro in contanti. Inoltre, presentava una domanda riconvenzionale, chiedendo a sua volta un cospicuo risarcimento danni per una presunta aggressione fisica subita ad opera dell’ex compagno.

La decisione del Tribunale di Primo Grado

Il Tribunale di Roma accoglieva parzialmente le richieste di entrambe le parti. Condannava la donna a restituire la somma richiesta dall’ex compagno, ritenendo non provato il pagamento in contanti. Allo stesso tempo, condannava l’uomo a versare alla donna un risarcimento di 600 euro per i danni derivanti dall’aggressione, ritenendo provata la sua responsabilità.

Insoddisfatti, entrambi proponevano appello: la donna per contestare l’obbligo di restituzione del prestito e l’uomo per negare la propria responsabilità nell’aggressione.

L’Appello e la valutazione della testimonianza de relato

La Corte d’Appello ha riesaminato l’intero impianto probatorio, giungendo a conclusioni radicalmente diverse riguardo alla domanda di risarcimento danni, basandosi proprio sulla valutazione della testimonianza de relato.

L’inefficacia della prova sul pagamento in contanti

Per quanto riguarda il prestito, la Corte ha confermato la decisione di primo grado. Le testimonianze portate dalla donna a sostegno del pagamento in contanti sono state giudicate irrilevanti. I giudici hanno evidenziato non solo le forti contraddizioni tra le dichiarazioni dei testi, ma anche un punto di diritto cruciale: se un accordo scritto prevede una specifica modalità di pagamento (in questo caso, il bonifico), un pagamento effettuato in modo diverso (in contanti) è valido solo se il debitore dimostra il consenso del creditore a tale variazione. Prova che, nel caso di specie, non è stata fornita.

La nullità della testimonianza de relato actoris

Il punto centrale della sentenza riguarda la domanda di risarcimento per l’aggressione. La condanna in primo grado si basava principalmente sulla deposizione di una teste che aveva riferito di aver visto i lividi sulla donna. Tuttavia, la teste aveva appreso dalla donna stessa che a provocarli era stato l’ex compagno.

La Corte d’Appello ha qualificato tale deposizione come testimonianza de relato actoris, ovvero una testimonianza basata sul racconto della parte che ha promosso quella specifica domanda. La giurisprudenza costante ritiene questo tipo di prova sostanzialmente nullo, in quanto verte non sul fatto oggetto di accertamento (l’aggressione), ma sul fatto della dichiarazione di una parte, che non può costituire prova a proprio favore.

A ciò si aggiungeva la presenza di testimoni che fornivano all’uomo un alibi per il giorno dell’asserita aggressione e l’assenza di elementi oggettivi, come una denuncia o un referto medico che indicasse il nome dell’aggressore.

Le motivazioni della Corte d’Appello

La Corte ha motivato la sua decisione sulla base di principi consolidati in materia di onere della prova. Per la restituzione del prestito, ha ribadito che spetta al debitore provare di aver adempiuto all’obbligazione. Le testimonianze offerte sono state ritenute inattendibili perché contraddittorie e insufficienti a superare le modalità di pagamento previste per iscritto. Per la domanda di risarcimento, la Corte ha applicato il rigoroso principio secondo cui la testimonianza de relato actoris è priva di valore probatorio se non supportata da altri elementi oggettivi, concordanti e credibili. In assenza di tali elementi e in presenza di prove a discarico (l’alibi), la domanda di risarcimento è stata respinta.

Le conclusioni: il valore della prova nel processo civile

Questa sentenza ribadisce una lezione fondamentale: nel processo civile, le affermazioni devono essere supportate da prove concrete, dirette e attendibili. Non è sufficiente ‘sentir dire’ qualcosa, soprattutto se la fonte è la parte stessa che ha interesse a dimostrare quel fatto. La testimonianza de relato può avere un valore indiziario solo se riferita da terzi e corroborata da altri elementi, ma si svuota di ogni efficacia quando diventa un mero veicolo delle dichiarazioni della parte in causa. La decisione sottolinea l’importanza di formalizzare gli accordi e di procurarsi prove oggettive (documenti, referti, testimoni diretti) per tutelare i propri diritti in giudizio.

Una testimonianza “per sentito dire” è valida in un processo civile?
Generalmente ha un’efficacia molto limitata. In particolare, se la testimonianza riporta fatti appresi dalla parte che ha iniziato la causa (de relato actoris), è considerata sostanzialmente nulla e non può essere usata come prova, a meno che non sia confermata da altri elementi oggettivi e concordanti.

Se un accordo prevede un pagamento tramite bonifico, posso pagare in contanti?
Sì, ma solo a condizione di poter dimostrare che il creditore ha prestato il suo consenso a ricevere il pagamento con una modalità diversa da quella pattuita. L’onere di provare tale consenso ricade sul debitore.

Cosa succede se una persona viene accusata di un’aggressione ma ha un alibi?
Se l’accusato fornisce prove credibili, come testimonianze concordanti, che lo collocano in un altro luogo al momento del fatto (alibi), e se le prove a suo carico sono deboli e indirette (come la testimonianza de relato actoris), l’accusa viene respinta per assenza di prove certe sulla sua attribuibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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