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Terzo mandato consecutivo: stop della Cassazione

La Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, ha annullato una decisione del Consiglio Nazionale Forense, stabilendo che il divieto di terzo mandato consecutivo per i consiglieri degli Ordini degli Avvocati deve essere interpretato in modo rigoroso e oggettivo. Secondo la Corte, né le dimissioni volontarie prima della fine del mandato, né la mancata partecipazione a una consiliatura di durata inferiore a due anni (infrabiennale) sono sufficienti a interrompere la consecutività. La nozione di ‘mandato’ fa riferimento alla durata legale dell’intero organo consiliare, non al periodo di servizio effettivo del singolo consigliere, al fine di garantire il ricambio generazionale e prevenire la cristallizzazione delle cariche.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Terzo Mandato Consecutivo: la Cassazione Definisce i Limiti per gli Avvocati

La questione del terzo mandato consecutivo all’interno degli organi forensi è da tempo al centro di un acceso dibattito giuridico. Con l’ordinanza n. 9751/2024, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno messo un punto fermo, fornendo un’interpretazione rigorosa delle norme che mirano a garantire il ricambio e la pluralità di rappresentanza negli Ordini degli Avvocati. La decisione chiarisce che le dimissioni anticipate o i periodi di ‘fermo’ inferiori ai due anni non sono sufficienti a interrompere la consecutività dei mandati.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso presentato da due avvocati contro la decisione del Consiglio Nazionale Forense (CNF) che aveva riammesso una collega a una competizione elettorale per il rinnovo del Consiglio di un Ordine locale. La candidata era stata esclusa in un primo momento perché la sua candidatura configurava un tentativo di ottenere un terzo mandato consecutivo, vietato dalla legge.

La sua carriera politica forense era così articolata:
1. Un primo mandato come consigliere dal 2012 al 2013, interrotto da dimissioni volontarie per accettare un altro incarico incompatibile.
2. Un periodo di assenza dal Consiglio locale, durante il quale ha ricoperto altri ruoli.
3. Un secondo mandato completo dal 2019 al 2022.

Il CNF aveva ritenuto che le dimissioni e il successivo periodo di assenza, superiore a cinque anni, avessero interrotto la ‘consecutività’, rendendo legittima la nuova candidatura per il quadriennio 2023-2026. Secondo l’organo di appello forense, la situazione era diversa da quella di dimissioni volontarie pretestuose, in quanto motivate dall’accettazione di un’altra carica istituzionale. Contro questa decisione, è stato proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione sul terzo mandato consecutivo

Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno accolto il ricorso, cassando la decisione del CNF e rinviando la questione al medesimo organo. La Corte ha stabilito che la candidatura era illegittima, in quanto violava il divieto di terzo mandato consecutivo.

Il principio cardine affermato dalla Corte è che la nozione di ‘mandato’ deve essere intesa in senso ‘oggettivo’, ovvero legata alla durata legale della consiliatura, e non in senso ‘soggettivo’, cioè basata sull’effettivo periodo di permanenza in carica del singolo consigliere.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha sviluppato un’argomentazione dettagliata per spiegare la sua decisione, basandosi sulla ratio della normativa, che è quella di promuovere l’avvicendamento e impedire la formazione di rendite di posizione.

I punti chiave delle motivazioni sono:
1. Irrilevanza delle Dimissioni Volontarie: Le dimissioni, indipendentemente dalla loro motivazione, non sono idonee a ‘cancellare’ un mandato già iniziato. Il fatto che un consigliere abbia ricevuto un mandato per un’intera consiliatura è ciò che conta, a prescindere dal fatto che lo porti a termine o meno. L’interpretazione oggettiva serve proprio a evitare che si eluda la norma attraverso dimissioni strategiche.

2. L’inefficacia interruttiva del Mandato Infrabiennale: La legge (art. 3, comma 4, L. 113/2017) stabilisce che i mandati di durata inferiore a due anni non si contano ai fini del raggiungimento del limite dei due mandati. La Corte ha chiarito un aspetto cruciale: se un mandato breve è irrilevante per il conteggio, lo è anche ai fini dell’interruzione della consecutività. In altre parole, un periodo di ‘fermo’ corrispondente a una consiliatura ‘breve’ (in questo caso, quella del 2017-2018) non può essere utilizzato come ‘pausa’ per azzerare il contatore dei mandati consecutivi. Un elemento normativamente neutro non può produrre un effetto giuridico positivo come l’interruzione della sequenza.

3. Calcolo Corretto dei Mandati: Sulla base di questi principi, la Corte ha ricalcolato i mandati della candidata. Il primo mandato (2012-2013), seppur interrotto, deve essere considerato come il primo mandato. La mancata partecipazione alla consiliatura ‘breve’ 2017-2018 è irrilevante. Il mandato svolto per intero dal 2019 al 2022 va quindi considerato come il secondo mandato consecutivo. Di conseguenza, la candidatura per il 2023-2026 rappresentava a tutti gli effetti un tentativo di accedere a un terzo mandato consecutivo, vietato dalla legge.

Le Conclusioni

L’ordinanza delle Sezioni Unite consolida un orientamento interpretativo rigoroso, finalizzato a dare piena attuazione agli obiettivi del legislatore: assicurare la più ampia partecipazione degli iscritti alla vita degli Ordini e favorire un fisiologico ricambio negli organi di vertice. La sentenza chiarisce che non sono ammesse scorciatoie o interpretazioni soggettive per aggirare il divieto. La durata del mandato è quella legale della consiliatura, e né le dimissioni né i ‘buchi’ temporali legati a consiliature brevi possono interrompere la catena dei mandati. Questa decisione rappresenta un importante precedente per tutte le future elezioni professionali, rafforzando i principi di trasparenza, uguaglianza e alternanza democratica.

Le dimissioni volontarie da consigliere dell’Ordine interrompono la sequenza dei mandati consecutivi?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la nozione di mandato è oggettiva e corrisponde alla durata legale della consiliatura. Le dimissioni anticipate sono irrilevanti e il mandato viene considerato come svolto per intero ai fini del calcolo della consecutività.

La mancata partecipazione a una consiliatura di durata inferiore a due anni (mandato infrabiennale) può interrompere la serie di mandati consecutivi?
No. La Corte ha chiarito che un mandato infrabiennale, essendo irrilevante ai fini del conteggio dei mandati, non può nemmeno avere l’effetto positivo di interrompere la consecutività. Un periodo normativamente neutro non può spezzare la sequenza.

Qual è la finalità del divieto di terzo mandato consecutivo secondo la giurisprudenza?
La finalità principale è quella di garantire il fisiologico ricambio e l’avvicendamento negli organi di governo degli Ordini professionali. Questo serve ad assicurare la più ampia partecipazione degli iscritti, a immettere ‘forze fresche’ e a prevenire la cristallizzazione di posizioni di potere che potrebbero compromettere l’uguaglianza sostanziale tra i candidati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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