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Termine sanzioni Garante: perentorio o ordinatorio?

Una società di gestione parcheggi, sanzionata dall’Autorità Garante per la Privacy per aver operato come responsabile del trattamento dati senza nomina formale, ha ottenuto l’annullamento della multa in tribunale per tardività della contestazione. L’Autorità ha fatto ricorso in Cassazione. La questione centrale riguarda la natura (perentoria o ordinatoria) e la data di decorrenza (dies a quo) del termine di 120 giorni previsto per avviare il procedimento sanzionatorio. Ritenendo la questione di elevata importanza giuridica, la Corte di Cassazione ha rinviato il caso a una pubblica udienza per una decisione di principio, senza ancora risolvere il merito della controversia.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Termine Sanzioni Garante: la Cassazione fa il punto sulla decorrenza e natura delle scadenze

L’ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione, sez. I Civile, del 20/03/2025, affronta una questione cruciale per tutte le aziende: entro quanto tempo l’Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali può contestare una violazione e irrogare una sanzione? Il dibattito sul termine sanzioni Garante si concentra sulla sua natura, perentoria o meno, e, soprattutto, sul momento esatto da cui inizia a decorrere. La decisione di rimettere la causa a una pubblica udienza segnala l’importanza della questione, destinata a diventare un punto di riferimento per il futuro.

I Fatti di Causa

Una società che gestisce parcheggi a pagamento per un Comune veniva sanzionata dall’Autorità Garante con una multa di 5.000 euro. La contestazione riguardava il fatto di aver trattato i dati personali degli utenti per la sottoscrizione di abbonamenti per diversi mesi (da settembre 2019 ad aprile 2020) senza essere stata formalmente nominata ‘Responsabile esterno del trattamento’ dal Comune. La nomina era infatti avvenuta solo ad aprile 2020.
La società ha impugnato il provvedimento sanzionatorio davanti al Tribunale, sostenendo principalmente che l’Autorità avesse agito in ritardo, superando i termini previsti dalla legge per avviare il procedimento.

La Decisione del Tribunale di Primo Grado

Il Tribunale ha accolto il ricorso della società, annullando la sanzione. Secondo il giudice di primo grado, il termine per la contestazione era effettivamente scaduto. Il punto di partenza del conteggio (dies a quo) doveva essere individuato nel febbraio 2020, momento in cui l’Autorità Garante aveva ricevuto dal Comune tutte le informazioni necessarie sulla vicenda a seguito di un reclamo. L’Autorità, invece, aveva atteso fino a luglio 2021 per contattare la società. Il Tribunale ha ritenuto questo ritardo ingiustificato, poiché la fattispecie non presentava particolari complessità tecniche che potessero giustificare un’istruttoria così lunga.

Le Questioni Giuridiche sul termine sanzioni Garante

L’Autorità Garante ha proposto ricorso in Cassazione, sollevando due questioni fondamentali che sono al centro dell’ordinanza:

1. Natura del Termine: L’Autorità sostiene che il termine di 120 giorni, previsto dal proprio Regolamento (n. 2/2019, attuativo del D.Lgs. 196/2003), non sia perentorio. Un termine è perentorio quando la sua scadenza provoca la decadenza dal potere di agire. Secondo la difesa dell’Autorità, in assenza di una previsione di legge esplicita in tal senso, i termini devono considerarsi ordinatori, ovvero semplici indicatori di tempo che non comportano conseguenze fatali in caso di superamento.

2. Decorrenza del Termine (Dies a quo): Anche ammettendo la natura perentoria del termine, da quando iniziano a decorrere i 120 giorni? Per l’Autorità, il termine decorre non dalla semplice notizia dell’illecito, ma dal momento in cui si conclude l’istruttoria preliminare e si acquisiscono tutti gli elementi necessari per una contestazione formale. In questo caso, ciò sarebbe avvenuto solo nel luglio 2021, dopo aver ricevuto il riscontro dalla società stessa.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione, con questa ordinanza interlocutoria, non ha deciso nel merito la controversia. Tuttavia, ha riconosciuto che le questioni sollevate sono di particolare complessità e rilevanza, con un chiaro ‘valore nomofilattico’. Ciò significa che la risposta a queste domande è fondamentale per garantire un’interpretazione uniforme della legge e fornire certezza giuridica a cittadini e imprese.
I giudici hanno evidenziato come manchino precedenti specifici di legittimità sul punto e come la questione sia analoga a un altro caso già all’esame della Corte. La definizione della natura del termine sanzioni Garante e del suo dies a quo ha implicazioni significative sull’esercizio del potere sanzionatorio di un’autorità amministrativa indipendente. Pertanto, la Corte ha ritenuto opportuno rinviare la decisione a una pubblica udienza, un contesto più solenne e approfondito rispetto alla camera di consiglio, per poter sviscerare ogni aspetto e giungere a una pronuncia di principio.

Le Conclusioni

In conclusione, l’ordinanza non stabilisce ancora se la sanzione alla società di parcheggi fosse legittima o meno. Segnala, però, un momento di riflessione fondamentale da parte della Suprema Corte su un aspetto procedurale con impatti sostanziali. La futura sentenza a seguito della pubblica udienza chiarirà definitivamente se i termini imposti all’Autorità Garante siano invalicabili e, soprattutto, da quale preciso momento l’orologio della procedura sanzionatoria inizi a correre. Questa decisione influenzerà profondamente l’equilibrio tra l’efficacia dell’azione di controllo dell’Autorità e la garanzia di certezza dei tempi per le imprese sottoposte a indagine.

Qual è il termine che l’Autorità Garante deve rispettare per notificare l’avvio di un procedimento sanzionatorio?
Secondo il suo Regolamento n. 2/2019, l’Autorità Garante deve provvedere alla notifica entro 120 giorni dall’accertamento della violazione.

Da quale momento inizia a decorrere il termine di 120 giorni per le sanzioni del Garante?
Questa è la questione centrale e ancora irrisolta. Secondo una tesi, decorre da quando l’Autorità riceve la notizia dell’illecito. Secondo l’Autorità Garante, invece, decorre solo al termine della sua istruttoria preliminare, quando ha raccolto tutti gli elementi. La Corte di Cassazione dovrà decidere quale interpretazione sia corretta.

Il termine di 120 giorni per le sanzioni privacy è perentorio?
L’ordinanza non dà una risposta definitiva, ma identifica questa domanda come una questione di fondamentale importanza giuridica (‘valore nomofilattico’) che sarà decisa nella futura udienza pubblica. La sua natura perentoria o meno determinerà se il superamento del termine causa l’invalidità della sanzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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