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Termine perentorio brevetto: la Cassazione decide

Una società si è vista respingere la domanda di brevetto per non aver risposto in tempo ai rilievi dell’Ufficio competente. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’azienda, confermando la natura del termine perentorio brevetto. La sentenza sottolinea che la scadenza per replicare non è prorogabile e che la richiesta di ‘restitutio in integrum’ per presunti problemi informatici deve essere supportata da prove concrete, non da generiche affermazioni. La Corte ha inoltre dichiarato inammissibili le argomentazioni sulla novità dell’invenzione, poiché non erano state discusse nei gradi di giudizio precedenti.

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Termine perentorio brevetto: cosa succede se si risponde in ritardo all’Ufficio?

Nel complesso iter di registrazione di un’invenzione, il rispetto delle scadenze è fondamentale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito la rigidità del termine perentorio brevetto, chiarendo le gravi conseguenze del mancato rispetto dei tempi per rispondere ai rilievi dell’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi (UIBM). Questa decisione offre spunti cruciali per imprese e professionisti del settore, evidenziando come una semplice disattenzione procedurale possa compromettere irrimediabilmente la tutela di un’innovazione.

I Fatti del Caso

Una società operante nel settore tecnologico aveva depositato una domanda di brevetto per una nuova invenzione. In fase di esame, l’Ufficio Brevetti, basandosi sul rapporto di ricerca europeo, aveva sollevato dubbi sulla novità e l’altezza inventiva del trovato. Di conseguenza, aveva inviato una comunicazione alla società, assegnandole un termine per presentare le proprie controdeduzioni.

Per un disguido, la società non rispondeva entro la scadenza fissata. L’Ufficio, pertanto, respingeva la domanda. La società impugnava la decisione dinanzi alla Commissione dei Ricorsi, sostenendo che il termine non fosse perentorio e, in subordine, chiedendo la remissione in termini per un presunto errore tecnico-informatico che avrebbe impedito la ricezione della sua risposta via email. La Commissione rigettava il ricorso, spingendo l’azienda a rivolgersi alla Corte di Cassazione.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Il ricorso della società si fondava su due argomenti principali:

1. Violazione delle norme procedurali: La ricorrente sosteneva che la Commissione avesse errato nel considerare perentorio il termine per rispondere ai rilievi dell’Ufficio. Lamentava inoltre la mancata concessione della restitutio in integrum, attribuendo la mancata ricezione della sua replica a un non meglio specificato ‘problema informatico’.
2. Violazione delle norme sostanziali: In secondo luogo, la società contestava il merito della decisione, affermando che la propria invenzione possedesse i requisiti di novità e attività inventiva, tanto che una domanda analoga era stata accolta dall’Ufficio Europeo dei Brevetti (EPO).

Le motivazioni della Corte di Cassazione sul termine perentorio brevetto

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendolo in parte infondato e in parte inammissibile. La motivazione della Corte è un chiaro monito sull’importanza della diligenza procedurale.

Sul primo motivo, i giudici hanno confermato che il termine perentorio brevetto per rispondere ai rilievi dell’Ufficio ha natura inderogabile. Sebbene la legge non usi esplicitamente l’aggettivo ‘perentorio’, tale natura si desume dalla funzione stessa del termine e dalla conseguenza prevista in caso di inerzia: la reiezione della domanda. Rispettare questa scadenza è essenziale per garantire la certezza e la celerità del procedimento amministrativo. Per quanto riguarda la richiesta di restitutio in integrum, la Corte ha sottolineato che il richiamo a ‘generici problemi informatici’, senza fornire alcuna prova documentale a supporto, non è sufficiente. L’onere della prova spetta a chi invoca la causa di forza maggiore, e in assenza di prove concrete, la richiesta non può essere accolta.

Sul secondo motivo, la Corte lo ha dichiarato inammissibile. La questione relativa alla sussistenza dei requisiti di brevettabilità non era stata trattata nella sentenza della Commissione dei Ricorsi. Introdurre per la prima volta tale argomento in sede di legittimità è contrario ai principi processuali. Il giudizio di Cassazione, infatti, ha lo scopo di verificare la corretta applicazione della legge da parte del giudice precedente, non di esaminare nuove questioni di merito. Il fatto che un brevetto analogo sia stato concesso in sede europea è irrilevante in questa fase, poiché non faceva parte del thema decidendum del giudizio di merito.

Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce due principi fondamentali per chi opera nel campo della proprietà intellettuale:

1. I termini procedurali sono rigidi: Le scadenze fissate dall’Ufficio Brevetti non sono indicative ma perentorie. Ignorarle o sottovalutarle porta a conseguenze definitive, come la perdita del diritto al brevetto.
2. Le giustificazioni devono essere provate: Invocare cause di forza maggiore o problemi tecnici per giustificare un ritardo richiede prove concrete e documentate. Affermazioni generiche non hanno alcun valore e non possono fondare una richiesta di remissione in termini.

Questa decisione serve da promemoria per le aziende: la tutela dell’innovazione non passa solo dalla genialità dell’invenzione, ma anche da una gestione attenta e rigorosa degli adempimenti burocratici e procedurali.

Il termine per rispondere ai rilievi dell’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi è perentorio?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il termine ha natura perentoria. Anche se la legge non lo definisce esplicitamente come tale, la sua funzione e la conseguenza della reiezione della domanda in caso di mancata risposta ne determinano l’inderogabilità.

È possibile ottenere la ‘restitutio in integrum’ per un errore informatico che ha impedito l’invio della risposta?
È possibile solo se si fornisce una prova documentale concreta e specifica che giustifichi le cause della mancata risposta. Un generico e non documentato richiamo a ‘problemi di natura informatica’ non è sufficiente per ottenere la remissione in termini.

Si possono sollevare per la prima volta davanti alla Corte di Cassazione questioni sul merito della brevettabilità (es. novità e attività inventiva)?
No, non è possibile. Il giudizio di Cassazione è un giudizio di legittimità, che ha per oggetto la revisione della sentenza impugnata e non l’esame di questioni nuove che non siano state già trattate nei precedenti gradi di giudizio e che non siano rilevabili d’ufficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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