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Termine pagamento medico: la Cassazione decide

Un medico di medicina generale ha richiesto il pagamento per prestazioni aggiuntive a un’azienda sanitaria, che ha negato il compenso a causa della presentazione tardiva della domanda. La Corte di Cassazione ha stabilito che il termine di presentazione delle richieste di pagamento medico, previsto dall’Accordo Collettivo Nazionale, non è perentorio ma ha natura meramente acceleratoria. Di conseguenza, il ritardo non comporta la perdita del diritto al compenso, ma serve solo a sollecitare la tempestività dei controlli amministrativi. Il ricorso dell’azienda sanitaria è stato quindi respinto.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Termine Pagamento Medico: la Cassazione Fa Chiarezza sulla Natura non Perentoria

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato una questione cruciale per i medici di medicina generale: la natura del termine pagamento medico per le prestazioni aggiuntive previsto dalla contrattazione collettiva. La Corte ha stabilito che tale termine non è perentorio, ma ha una funzione meramente acceleratoria. Questo significa che il ritardo nella presentazione della richiesta di liquidazione non comporta la perdita del diritto al compenso.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine dalla richiesta di un medico di medicina generale, il quale aveva ottenuto un decreto ingiuntivo contro un’Azienda Sanitaria Regionale (ASREM) per il pagamento di circa 9.750 euro, relativi a prestazioni aggiuntive svolte tra il 2006 e il 2010. L’ASREM si era opposta al pagamento, sostenendo che le istanze di liquidazione fossero state presentate tardivamente, violando il termine previsto dall’Allegato D dell’Accordo Collettivo Nazionale (ACN) del 2000.

In primo grado, il Tribunale aveva dato ragione all’azienda sanitaria, revocando il decreto ingiuntivo. Successivamente, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, accogliendo le ragioni del medico e confermando il suo diritto al pagamento. La Corte territoriale aveva infatti ritenuto che il termine in questione fosse meramente ordinatorio, non essendo prevista alcuna sanzione o decadenza in caso di inosservanza. L’ASREM ha quindi proposto ricorso in Cassazione.

L’Analisi della Corte e il Termine Pagamento Medico

La Corte di Cassazione è stata chiamata a decidere sulla violazione e falsa applicazione delle norme contenute nell’ACN, in particolare dei punti 4 e 6 dell’Allegato D, che disciplinano le modalità di richiesta dei compensi per le prestazioni aggiuntive.

La Disposizione Contrattuale in Esame

Il punto 4 dell’Allegato D stabilisce che, ai fini del pagamento, il medico deve inviare “entro il giorno 15 di ciascun mese il riepilogo delle prestazioni eseguite nel corso del mese precedente”. Il successivo punto 6 aggiunge che “il mancato invio della distinta […] entro il termine stabilito priva l’Ente erogatore della possibilità di esercitare tempestivamente i propri poteri di controllo”.

L’azienda sanitaria sosteneva che la mancata osservanza di questo termine determinasse la perdita del diritto al compenso, configurandolo quindi come un termine perentorio.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’azienda sanitaria, fornendo una dettagliata analisi giuridica. In primo luogo, i giudici hanno osservato che la qualifica di un termine come perentorio deve risultare in modo inequivocabile dalla norma. Nel caso di specie, l’ACN non definisce espressamente il termine come perentorio né commina la sanzione della perdita del diritto in caso di ritardo.

La formulazione del punto 6, secondo la Corte, indica che la conseguenza del ritardo è limitata a un ostacolo per l’esercizio tempestivo dei controlli da parte dell’ente, non alla cancellazione del diritto di credito del medico. Tale interpretazione è rafforzata dal punto 7 dello stesso allegato, che prevede la possibilità di esaminare la richiesta di pagamento anche in caso di ritardo dovuto a forza maggiore, sebbene con diverse procedure di controllo.

La Corte ha inoltre sottolineato che un termine così breve (tra 16 e 45 giorni) per l’esercizio di un diritto, a fronte di una prescrizione quinquennale, solleverebbe seri dubbi sulla sua validità se interpretato come perentorio. Applicando il principio di conservazione delle norme contrattuali (art. 1367 c.c.), la Corte ha preferito un’interpretazione che attribuisce alla clausola un effetto utile (sollecitare la celerità) piuttosto che uno che ne comporterebbe la probabile invalidità.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha affermato il seguente principio di diritto: il termine per la presentazione delle domande di pagamento dei compensi aggiuntivi dei medici di medicina generale, fissato al giorno 15 del mese successivo a quello di espletamento delle prestazioni, è un termine di natura meramente acceleratoria e non perentoria. Di conseguenza, il suo mancato rispetto non estingue il diritto al compenso, che rimane esigibile dal professionista. Il ricorso è stato rigettato e l’azienda sanitaria condannata al pagamento delle spese legali.

Il termine per richiedere il pagamento delle prestazioni aggiuntive da parte di un medico di medicina generale è perentorio?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che il termine previsto dall’Accordo Collettivo Nazionale (fissato al giorno 15 del mese successivo) è di natura meramente acceleratoria e non perentoria.

Cosa succede se un medico presenta la richiesta di pagamento in ritardo?
Presentare la richiesta in ritardo non comporta la perdita del diritto al compenso. La finalità del termine è quella di favorire la tempestività dei controlli da parte dell’ente sanitario, ma non di sancire la decadenza dal diritto.

Perché la Corte ha qualificato il termine come non perentorio?
La Corte ha motivato che la contrattazione collettiva non prevede espressamente la perdita del diritto in caso di ritardo. Inoltre, un’interpretazione che lo rendesse perentorio solleverebbe dubbi sulla sua validità, data la sua brevità rispetto al termine di prescrizione quinquennale. Pertanto, si preferisce un’interpretazione che conservi l’efficacia della clausola come incentivo alla tempestività.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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