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Termine lungo impugnazione: Cassazione e tardività

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società contro un’amministrazione provinciale in una causa di espropriazione. La decisione si fonda sulla tardività del ricorso, presentato oltre il termine lungo di impugnazione di sei mesi dalla pubblicazione della sentenza di secondo grado. Questo caso sottolinea l’importanza cruciale del rispetto dei termini processuali.

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Termine Lungo per l’Impugnazione: Quando un Ricorso Diventa Inammissibile

Nel mondo del diritto, il tempo è un fattore determinante. Il rispetto delle scadenze processuali non è una mera formalità, ma un requisito fondamentale per la validità degli atti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce, ancora una volta, le conseguenze fatali del mancato rispetto del termine lungo impugnazione, rendendo un ricorso inammissibile a prescindere dalle ragioni di merito. Questo principio è stato applicato in un caso che vedeva contrapposti una società immobiliare e un ente pubblico per una questione di espropriazione.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine da un decreto di esproprio con cui un’amministrazione provinciale acquisiva un’area di circa 2000 mq di proprietà di una società. Tuttavia, l’area effettivamente occupata risultava maggiore di circa 500 mq. Per regolarizzare la situazione, l’ente pubblico emetteva un decreto di “acquisizione sanante” ai sensi dell’art. 42-bis del Testo Unico Espropri, acquisendo l’area residua e offrendo un indennizzo. La società proprietaria si opponeva, ritenendo l’indennizzo inadeguato e contestando altri aspetti della procedura. La Corte d’Appello, però, rigettava le opposizioni della società. Contro questa decisione, la società proponeva ricorso per Cassazione.

La Decisione della Corte: il Termine Lungo di Impugnazione

Il cuore della decisione della Suprema Corte non risiede nel merito della disputa sull’indennizzo, ma in una questione puramente procedurale: la tardività del ricorso. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché notificato oltre il cosiddetto termine lungo impugnazione.

La legge, all’art. 327 del codice di procedura civile, stabilisce che, in assenza di notifica della sentenza, l’impugnazione deve essere proposta entro sei mesi dalla sua pubblicazione. Nel caso di specie, la decisione della Corte d’Appello era stata pubblicata il 12 ottobre 2023. Di conseguenza, il termine ultimo per presentare ricorso scadeva il 12 aprile 2024. Il ricorso della società, invece, è stato notificato solo il 15 aprile 2024, cioè tre giorni dopo la scadenza.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha ribadito un principio consolidato: il termine per l’impugnazione decorre dalla data di pubblicazione della sentenza, che si realizza con il deposito ufficiale in cancelleria. È irrilevante la data successiva di inserimento nel registro cronologico. La pubblicazione rende la decisione conoscibile e fa scattare il termine perentorio per l’impugnazione. Poiché il ricorso è stato presentato oltre questo termine, la Corte non ha potuto fare altro che dichiararlo inammissibile, senza entrare nel merito delle questioni sollevate dalla società ricorrente. La tardività ha precluso ogni possibilità di esame delle censure, che riguardavano la valutazione del terreno, l’indennità di occupazione e il danno al fondo residuo.

Conclusioni

Questa pronuncia serve da monito sull’importanza capitale del rispetto dei termini processuali. Il termine lungo impugnazione di sei mesi è una garanzia di certezza del diritto, che impedisce alle controversie di protrarsi all’infinito. La sua violazione comporta una sanzione processuale grave, l’inammissibilità, che vanifica l’intero sforzo difensivo, indipendentemente dalla fondatezza delle proprie ragioni. Per le parti e i loro legali, la gestione meticolosa delle scadenze si conferma un elemento non secondario, ma essenziale, per la tutela efficace dei propri diritti in giudizio.

Da quando decorre il termine lungo di sei mesi per impugnare una sentenza?
Il termine decorre dalla data di pubblicazione della sentenza, che coincide con il suo deposito in cancelleria, e non da eventuali date successive come quella di inserimento nel registro cronologico.

Cosa succede se un ricorso viene presentato oltre il termine lungo di impugnazione?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che il giudice non esaminerà le ragioni e i motivi del ricorso (il merito della questione), ma lo respingerà per una violazione delle regole procedurali.

La mancata contestazione della tardività da parte della controparte può sanare il vizio?
No. La tardività dell’impugnazione è un vizio rilevabile d’ufficio dal giudice in ogni stato e grado del procedimento. Pertanto, anche se la controparte non solleva l’eccezione, il giudice deve dichiarare l’inammissibilità del ricorso se constata il superamento del termine.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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