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Termine licenziamento: quando decorre la scadenza?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 15324/2024, chiarisce un punto fondamentale sul termine licenziamento disciplinare. Un dipendente, licenziato per gravi irregolarità, ha impugnato il provvedimento sostenendo la violazione del termine previsto dalla contrattazione collettiva. La Corte ha stabilito che la scadenza per la comunicazione del licenziamento decorre dalla conclusione delle difese del lavoratore (l’audizione) e non può essere posticipata da adempimenti successivi meramente formali, come il deposito di un indice di documenti già forniti. Di conseguenza, avendo l’azienda comunicato il recesso oltre il termine, il licenziamento è stato dichiarato illegittimo per vizio procedurale, con rinvio alla Corte d’Appello per la determinazione delle conseguenze.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Termine Licenziamento: la Cassazione fissa il Dies a Quo

Il rispetto delle procedure è un pilastro del diritto del lavoro, specialmente quando si tratta di licenziamenti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato una questione cruciale: da quale momento esatto inizia a decorrere il termine licenziamento previsto dalla contrattazione collettiva per comunicare il provvedimento disciplinare? La risposta fornita dalla Suprema Corte sottolinea l’importanza della chiarezza e del rigore procedurale, affermando che adempimenti formali successivi alla difesa del lavoratore non possono posticipare la scadenza. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso

La vicenda riguarda un dipendente con la qualifica di impiegato responsabile di back office presso una società che gestisce pratiche di autotutela fiscale. L’azienda avviava un procedimento disciplinare contestandogli ’48 casi di gravi irregolarità e violazione delle procedure aziendali’, tali da causare un serio pregiudizio economico e d’immagine.

Durante la prima audizione, il lavoratore forniva le sue giustificazioni e depositava un’ampia documentazione, riservandosi di consegnare in un secondo momento un indice analitico di tali documenti. Successivamente, l’azienda muoveva una seconda contestazione per altre presunte mancanze. Nel corso di una seconda audizione, il dipendente presentava l’indice analitico promesso.

Pochi giorni dopo, la società comunicava il licenziamento per giusta causa, basato su entrambi gli addebiti contestati. Il lavoratore impugnava il licenziamento, ma la Corte d’Appello respingeva il suo reclamo. Contro questa decisione, il dipendente proponeva ricorso per Cassazione, lamentando, tra i vari motivi, la violazione del termine previsto dal contratto collettivo per l’adozione del provvedimento espulsivo.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il motivo di ricorso relativo alla violazione del termine perentorio stabilito dalla contrattazione collettiva. Ha cassato la sentenza della Corte d’Appello e ha rinviato la causa ad un’altra sezione della stessa Corte per un nuovo esame alla luce dei principi di diritto enunciati.

Il punto centrale della controversia era l’individuazione del dies a quo, ovvero il giorno da cui far decorrere il termine di 15 giorni che il contratto collettivo concedeva all’azienda per comunicare il licenziamento, una volta ricevute le difese del lavoratore. La Corte d’Appello aveva erroneamente ritenuto che tale termine iniziasse a decorrere solo dal momento del deposito dell’indice analitico. La Cassazione ha ribaltato questa interpretazione.

Il Termine Licenziamento e la sua Decorrenza: le motivazioni

Le motivazioni della Corte si concentrano sull’interpretazione letterale e logica della norma contrattuale, nonché sui principi di correttezza e buona fede che regolano il rapporto di lavoro.

La Violazione del Termine Previsto dal CCNL

La Cassazione ha stabilito che il termine per l’adozione del provvedimento disciplinare decorre dalla ‘scadenza del termine assegnato al lavoratore per presentare le sue controdeduzioni’. Questo momento coincide con l’esercizio completo del diritto di difesa, che nel caso specifico si era concluso con l’audizione e il deposito della documentazione difensiva. La successiva trasmissione di un semplice indice analitico è stata qualificata come un adempimento di natura ‘meramente formale o amministrativa’, inidoneo a spostare in avanti il dies a quo.

I giudici hanno sottolineato che la complessità delle verifiche e la mole dei documenti da esaminare erano circostanze già previste dalla contrattazione collettiva, che a tal fine offre al datore di lavoro la possibilità di richiedere una proroga di 30 giorni. Tuttavia, questa proroga deve essere comunicata al lavoratore prima della scadenza del termine originario di 15 giorni. Nel caso di specie, l’azienda aveva comunicato la volontà di avvalersi della proroga quando il termine era già scaduto, rendendo tardiva e inefficace tale comunicazione.

Le Conseguenze della Violazione Procedurale

La Corte ha chiarito che il mancato rispetto del termine stabilito dal contratto collettivo per la conclusione del procedimento disciplinare costituisce una violazione della procedura prevista dall’art. 7 della Legge n. 300/1970 (Statuto dei Lavoratori). Di conseguenza, pur non intaccando la sussistenza dei fatti contestati, questo vizio procedurale rende illegittimo il licenziamento e comporta l’applicazione della tutela indennitaria prevista dall’art. 18, comma 6, dello Statuto, come modificato dalla Legge n. 92/2012.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: le scadenze procedurali previste dai contratti collettivi in materia disciplinare sono perentorie e devono essere rigorosamente rispettate. Il datore di lavoro non può attendere adempimenti accessori e formali del dipendente per far decorrere i termini a sua disposizione. La decisione evidenzia che il diritto di difesa del lavoratore si considera esercitato con la presentazione delle sue argomentazioni e delle prove a sostegno. Qualsiasi dilatazione dei tempi deve avvenire nel rispetto delle modalità previste, come la richiesta di proroga prima della scadenza. Per le aziende, ciò significa una maggiore attenzione alla gestione delle tempistiche dei procedimenti disciplinari per evitare di incorrere in vizi procedurali che possono compromettere la validità del licenziamento, anche a fronte di condotte del lavoratore potenzialmente gravi.

Da quando inizia a decorrere il termine per comunicare un licenziamento disciplinare previsto da un contratto collettivo?
Il termine decorre dal momento in cui il lavoratore ha esercitato compiutamente il suo diritto di difesa, ovvero dalla conclusione dell’audizione e dal deposito della documentazione difensiva, come stabilito dalla Corte di Cassazione.

La presentazione di documenti aggiuntivi o formali da parte del lavoratore dopo la sua audizione può posticipare la scadenza del termine per il licenziamento?
No. La Corte ha chiarito che adempimenti di natura meramente formale o amministrativa, come la trasmissione di un indice di documenti già depositati, non sono idonei a posticipare il ‘dies a quo’ (giorno di inizio) della decorrenza del termine.

Cosa succede se un datore di lavoro comunica il licenziamento dopo la scadenza del termine previsto dalla contrattazione collettiva?
La comunicazione tardiva del licenziamento costituisce una violazione della procedura disciplinare. Ciò rende il licenziamento illegittimo per vizio procedurale e comporta l’applicazione di una tutela indennitaria a favore del lavoratore, come previsto dall’art. 18, comma 6, dello Statuto dei Lavoratori (nel regime della L. 92/2012).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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