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Termine Legge Pinto: quando inizia a decorrere?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 30142/2024, ha stabilito un principio cruciale sul termine Legge Pinto. In un caso di ritardato pagamento di un indennizzo precedentemente ottenuto, il termine semestrale per richiedere una nuova equa riparazione (il cosiddetto ‘Pinto su Pinto’) decorre dal momento dell’effettiva soddisfazione del credito, ovvero dal pagamento, e non dalla data di conclusione formale delle procedure esecutive o di ottemperanza. La Corte ha rigettato il ricorso di alcuni cittadini, ritenendolo tardivo perché presentato oltre sei mesi dopo aver ricevuto il pagamento, anche se le procedure giudiziarie collegate si erano concluse successivamente.

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Pubblicato il 10 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Termine Legge Pinto: la Decorrenza dalla Soddisfazione del Credito

La Legge Pinto è nata per offrire un’equa riparazione ai cittadini che subiscono processi di durata irragionevole. Ma cosa accade quando lo Stato ritarda anche il pagamento di questo indennizzo? Si apre la strada a un nuovo ricorso, il cosiddetto ‘Pinto su Pinto’. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito un aspetto fondamentale: il termine Legge Pinto per agire in questi casi decorre non dalla fine del percorso giudiziario, ma dal momento in cui il creditore riceve effettivamente il pagamento. Vediamo nel dettaglio la vicenda e la decisione della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: un Lungo Percorso per Ottenere Giustizia

Un gruppo di cittadini, dopo aver ottenuto una sentenza che condannava il Ministero della Giustizia al pagamento di un indennizzo per l’eccessiva durata di un processo, si trovava di fronte a un nuovo ostacolo: il mancato pagamento di quanto dovuto. Per ottenere il loro diritto, avevano dovuto avviare procedure esecutive e, successivamente, un giudizio di ottemperanza.

Nonostante una sentenza favorevole anche in sede di ottemperanza, l’amministrazione continuava a essere inadempiente, tanto da richiedere un ulteriore intervento del giudice per sollecitare il commissario ad acta nominato. Finalmente, tra giugno e luglio 2021, i cittadini ricevevano il pagamento. Quasi un anno dopo, il 17 giugno 2022, decidevano di avviare una nuova causa per ottenere un indennizzo per il ritardo subito in questa seconda fase, quella del recupero del credito.

La Decisione dei Giudici di Merito

La Corte d’Appello aveva dichiarato la domanda inammissibile per tardività. Secondo i giudici, il ricorso era stato presentato ben oltre il termine semestrale previsto dalla legge. Tale termine, secondo la corte territoriale, avrebbe dovuto essere calcolato o dalla data in cui la sentenza di ottemperanza era diventata definitiva (novembre 2019) o, al più tardi, dalla data dell’effettivo pagamento (giugno/luglio 2021). In entrambi i casi, il ricorso depositato a giugno 2022 risultava fuori tempo massimo.

L’Importanza di Rispettare il Termine Legge Pinto

I ricorrenti, non soddisfatti della decisione, si rivolgevano alla Corte di Cassazione. La loro tesi era che il termine Legge Pinto non potesse decorrere prima della conclusione definitiva di tutte le procedure attivate per ottenere il pagamento. Sostenevano che il termine semestrale fosse iniziato a decorrere solo dal dicembre 2021, ovvero quando l’ultima ordinanza del procedimento di ottemperanza era diventata inoppugnabile. Di conseguenza, il loro ricorso, presentato a giugno 2022, sarebbe stato tempestivo.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando l’interpretazione della Corte d’Appello e fornendo un chiarimento decisivo. Il principio fondamentale, richiamando precedenti orientamenti giurisprudenziali, è che il dies a quo per la proposizione della domanda di equa riparazione per ritardo nell’adempimento coincide con il momento in cui si realizza la ‘soddisfazione del credito’.

In altre parole, il diritto a chiedere un indennizzo per il ritardo nasce quando il ritardo stesso cessa, e ciò avviene con il pagamento. Dal momento in cui i cittadini hanno ricevuto le somme dovute (giugno/luglio 2021), è iniziato a decorrere il termine di sei mesi per agire. Gli eventi processuali successivi a tale data, anche se formalmente legati al procedimento di ottemperanza, non sono rilevanti ai fini del calcolo della decorrenza del termine. La Corte ha specificato che l’iter attuativo, sia esso un’esecuzione forzata o un’ottemperanza, si considera ‘ultimato quoad effectum’ (cioè, ai fini pratici) con il soddisfacimento della pretesa. Attendere la conclusione formale di ogni singolo passaggio giudiziario posticiperebbe indebitamente e senza giustificazione il dies a quo.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza consolida un principio di certezza del diritto di grande importanza pratica. Chi intende avviare una causa ‘Pinto su Pinto’ per ottenere un indennizzo a causa del ritardo nel pagamento di un precedente risarcimento, deve prestare massima attenzione alla data in cui riceve effettivamente il denaro. Da quel giorno, e non da altri momenti successivi legati alla chiusura formale delle procedure, scattano i sei mesi per depositare il ricorso. Agire oltre questo termine comporta la perdita del diritto all’equa riparazione per il ritardo subito.

Quando inizia a decorrere il termine di sei mesi per chiedere l’equa riparazione per il ritardo nel pagamento di un indennizzo ‘Pinto’?
Secondo la Corte di Cassazione, il termine semestrale inizia a decorrere dal momento dell’effettiva soddisfazione del credito, cioè dalla data in cui viene effettuato il pagamento, e non dalla conclusione formale del procedimento esecutivo o di ottemperanza.

Il giudizio di ottemperanza e i suoi atti successivi possono posticipare l’inizio del termine per la domanda di equa riparazione?
No. Una volta che il credito è stato pagato, gli eventuali atti processuali successivi sono irrilevanti per determinare l’inizio (dies a quo) del termine di sei mesi. Il momento che conta è quello della soddisfazione del creditore.

Cosa succede se la domanda di equa riparazione viene presentata oltre il termine di sei mesi dalla data del pagamento?
La domanda viene dichiarata inammissibile per tardività, con la conseguente perdita del diritto a ottenere un indennizzo per il ritardo nel pagamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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