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Termine impugnazione rinvio: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso perché tardivo. Si chiarisce che il termine di impugnazione dopo un rinvio da parte della Cassazione non cambia, ma resta quello previsto per il procedimento originario, che nel caso di specie (reclamo fallimentare) è di soli trenta giorni dalla notifica della sentenza.

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Pubblicato il 27 dicembre 2025 in Diritto Fallimentare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Termine Impugnazione Rinvio: La Cassazione Conferma i Termini Brevi del Rito Fallimentare

Quando la Corte di Cassazione annulla una sentenza e rinvia la causa al giudice di merito, quale termine si applica per impugnare la nuova decisione? Con una recente ordinanza, la Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale: il termine impugnazione rinvio segue le regole del procedimento originario. Questa decisione è cruciale per gli operatori del diritto, specialmente in materie, come quella fallimentare, caratterizzate da termini processuali abbreviati.

I Fatti di Causa

La vicenda processuale ha origine dalla dichiarazione di fallimento di un imprenditore da parte del Tribunale, su istanza di una società creditrice. L’imprenditore proponeva reclamo alla Corte d’Appello, che però lo rigettava. Successivamente, l’imprenditore ricorreva per la prima volta in Cassazione. La Suprema Corte accoglieva il ricorso, cassava la decisione d’appello e rinviava la causa alla stessa Corte d’Appello per un nuovo esame.

All’esito del giudizio di rinvio, la Corte d’Appello rigettava nuovamente il reclamo dell’imprenditore, confermando la sentenza di fallimento. Contro questa nuova decisione, l’imprenditore proponeva un ulteriore ricorso per cassazione.

La Questione sul Termine Impugnazione Rinvio

Il nodo centrale della questione, esaminato dalla Suprema Corte in quest’ultima fase, non riguarda il merito della dichiarazione di fallimento, ma un aspetto puramente procedurale: la tempestività del ricorso. La sentenza della Corte d’Appello, emessa in sede di rinvio, era stata notificata il 26 febbraio 2024. Il ricorso per cassazione, tuttavia, veniva notificato solo il 24 aprile 2024, quasi due mesi dopo.

Secondo la difesa del ricorrente, si sarebbero dovuti applicare i termini ordinari. La Corte di Cassazione, invece, ha dovuto stabilire se il giudizio di rinvio costituisse un procedimento autonomo con termini propri o se, al contrario, rappresentasse una fase del procedimento originario, ereditandone le regole procedurali, inclusi i termini per l’impugnazione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per tardività, fornendo una motivazione chiara e in linea con i suoi precedenti orientamenti. I giudici hanno affermato che il giudizio di rinvio, sebbene dotato di una certa autonomia, non dà luogo a un nuovo e distinto procedimento, ma costituisce una fase ulteriore di quello originario. Di conseguenza, le norme processuali applicabili sono quelle stabilite per il procedimento davanti al giudice a cui la causa è stata rinviata.

Nel caso di specie, il procedimento originario era un reclamo avverso una sentenza di fallimento, disciplinato dall’art. 18 della Legge Fallimentare. Tale articolo prevede un termine breve e perentorio di trenta giorni dalla notifica per proporre ricorso per cassazione. Poiché la sentenza impugnata era stata notificata il 26 febbraio 2024, il termine per ricorrere scadeva improrogabilmente il 27 marzo 2024. La notifica del ricorso, avvenuta il 24 aprile 2024, era palesemente tardiva.

La Corte ha quindi concluso che l’annullamento con rinvio non aveva alterato la natura del procedimento, che rimaneva assoggettato alla disciplina speciale fallimentare. Pertanto, il termine per l’impugnazione della sentenza emessa in sede di rinvio era quello breve di trenta giorni e non quello ordinario.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio procedurale di grande importanza pratica: il giudizio di rinvio non “resetta” le regole del processo. Le norme specifiche del rito originario, comprese quelle sui termini di impugnazione, continuano a trovare applicazione. Per gli avvocati che operano in ambiti con termini processuali abbreviati, come il diritto fallimentare, è fondamentale tenere a mente questo principio per non incorrere in decadenze irreparabili. La decisione serve come un monito sulla necessità di calcolare con estrema attenzione le scadenze processuali, anche nelle fasi più complesse e articolate di un contenzioso.

Qual è il termine per impugnare una sentenza emessa in un giudizio di rinvio?
Il termine per impugnare la sentenza emessa in sede di rinvio è lo stesso previsto per il procedimento originario. Il rinvio non instaura un nuovo procedimento, ma rappresenta una fase ulteriore di quello già pendente.

Perché il ricorso in questo caso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché tardivo. Trattandosi di un reclamo in materia fallimentare, il termine per ricorrere in Cassazione era di 30 giorni dalla notifica della sentenza. Il ricorso è stato notificato ben oltre tale scadenza.

Il giudizio di rinvio è un procedimento completamente nuovo?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il giudizio di rinvio, pur avendo una sua autonomia, non è un nuovo procedimento, ma una fase ulteriore di quello originario. Pertanto, si applicano le norme processuali del rito iniziale, inclusi i termini per l’impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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