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Termine impugnazione: cosa succede se scade festivo?

Un ingegnere impugna una sanzione disciplinare. Il Consiglio Nazionale dichiara il ricorso tardivo, ma la Corte di Cassazione accoglie il motivo del professionista. L’ordinanza chiarisce che se il termine impugnazione scade in un giorno festivo, è automaticamente prorogato al primo giorno feriale successivo, rendendo l’impugnazione tempestiva. La causa viene rinviata al Consiglio Nazionale per la decisione nel merito.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Termine Impugnazione: la Cassazione fa chiarezza sulla scadenza nei giorni festivi

Il calcolo dei termini processuali è un aspetto cruciale nell’attività legale e professionale. Un errore può costare la possibilità di far valere i propri diritti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di termine impugnazione: cosa accade quando la data di scadenza cade in un giorno festivo? La risposta, come vedremo, è netta e a favore del ricorrente, garantendo il pieno diritto di difesa.

I fatti di causa

Un ingegnere, a seguito di un provvedimento disciplinare di avvertimento emesso dall’ordine territoriale, decideva di presentare ricorso al Consiglio Nazionale degli Ingegneri. Il provvedimento sanzionatorio gli era stato notificato in data 11 gennaio 2019, facendo scattare un termine di 30 giorni per l’impugnazione.

Il professionista depositava il proprio ricorso il 12 febbraio 2019. Tuttavia, il Consiglio Nazionale dichiarava il ricorso tardivo, sostenendo che il termine di 30 giorni fosse scaduto in precedenza. Contro questa decisione di inammissibilità, l’ingegnere proponeva ricorso per Cassazione, lamentando un’errata applicazione delle norme sul calcolo dei termini.

L’analisi della Corte di Cassazione e il calcolo del termine impugnazione

La Suprema Corte ha analizzato due distinti motivi di ricorso presentati dal professionista, giungendo a conclusioni diverse per ciascuno di essi.

Il primo motivo: la proroga del termine di impugnazione

Il cuore della questione risiedeva nel primo motivo, con cui il ricorrente denunciava la violazione dell’art. 155 del codice di procedura civile. Secondo i suoi calcoli, il termine di trenta giorni dalla notifica del provvedimento (avvenuta l’11 gennaio 2019) scadeva domenica 10 febbraio 2019.

La Corte di Cassazione ha ritenuto questo motivo fondato. Ha infatti confermato che, ai sensi del quarto comma dell’art. 155 c.p.c., quando un termine scade in un giorno festivo, la scadenza è prorogata di diritto al primo giorno seguente non festivo. Nel caso di specie, essendo il 10 febbraio 2019 una domenica, il termine per l’impugnazione era automaticamente esteso a lunedì 11 febbraio 2019. Poiché il ricorso era stato inviato per la notifica proprio in quella data, l’impugnazione doveva considerarsi tempestiva. Di conseguenza, il Consiglio Nazionale aveva errato nel dichiararla tardiva e avrebbe dovuto esaminarla nel merito.

Il secondo motivo: inammissibilità delle questioni di merito

Con il secondo motivo, il professionista cercava di entrare nel merito della sanzione disciplinare, sostenendo l’insussistenza delle violazioni contestate. La Corte ha dichiarato questo motivo inammissibile. La ragione è puramente processuale: il Consiglio Nazionale non si era pronunciato sul merito della questione, essendosi fermato alla valutazione preliminare della tardività del ricorso. Pertanto, il ricorrente non aveva interesse a sollevare tali questioni davanti alla Cassazione, ma potrà e dovrà riproporle dinanzi al Consiglio Nazionale, a cui la causa è stata rinviata.

Le motivazioni

La decisione della Cassazione si fonda su principi consolidati del diritto processuale. Il principio cardine è quello della prorogatio legis dei termini che scadono in un giorno festivo, sancito dall’art. 155 c.p.c. Questa norma ha lo scopo di garantire l’effettività del diritto di difesa, evitando che le festività possano comprimere il tempo a disposizione delle parti per compiere un atto processuale. La Corte ha semplicemente applicato questa regola generale al caso specifico del procedimento disciplinare.

Inoltre, la declaratoria di inammissibilità del secondo motivo si basa sul principio dell’interesse ad agire. Non essendoci stata una pronuncia di merito sfavorevole da parte del Consiglio Nazionale, il ricorrente non poteva lamentare una violazione su quel punto davanti alla Suprema Corte. La cassazione della decisione per motivi procedurali (errato calcolo del termine) assorbe ogni altra questione e impone al giudice del rinvio di esaminare per la prima volta il merito della controversia.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la decisione del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, rinviando la causa allo stesso organo, in diversa composizione, affinché si pronunci sul merito del ricorso originario. Questa ordinanza rappresenta un importante promemoria sull’inderogabilità delle norme che regolano i termini processuali, in particolare sulla regola della proroga automatica in caso di scadenza in un giorno festivo. Per i professionisti e i loro difensori, ciò significa poter contare su una tutela piena e certa dei propri diritti, anche quando le scadenze si intrecciano con il calendario delle festività.

Cosa succede se il termine per impugnare un provvedimento scade in un giorno festivo?
La scadenza è prorogata di diritto al primo giorno seguente non festivo, ai sensi dell’art. 155 del codice di procedura civile. L’atto compiuto in tale giorno è considerato tempestivo.

Perché il motivo di ricorso relativo al merito della sanzione è stato dichiarato inammissibile dalla Cassazione?
È stato dichiarato inammissibile perché l’organo precedente (il Consiglio Nazionale) non si era pronunciato sul merito, ma si era limitato a dichiarare il ricorso tardivo. Il ricorrente potrà far valere le sue ragioni di merito davanti al giudice del rinvio.

L’organo che ha emesso la decisione impugnata, come il Consiglio Nazionale, è sempre parte nel successivo processo davanti alla Corte di Cassazione?
No. La Corte ha ribadito che l’organo che ha deciso l’impugnazione (in questo caso, il Consiglio Nazionale degli Ingegneri), in quanto tale, non è parte del successivo processo di legittimità davanti alla Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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