LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Termine impugnazione concordato: 30 giorni, non 60

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso contro un decreto di omologa di concordato preventivo, poiché proposto oltre il termine perentorio di 30 giorni dalla comunicazione del provvedimento. La decisione ribadisce che il termine impugnazione concordato è quello breve previsto dalla legge fallimentare (art. 18), e non quello ordinario di 60 giorni, per garantire uniformità e celerità processuale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Termine Impugnazione Concordato: la Cassazione conferma i 30 giorni

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale per le procedure concorsuali: il termine impugnazione concordato preventivo davanti alla Suprema Corte è di 30 giorni, non quello ordinario di 60. Questa decisione sottolinea l’importanza della celerità e della certezza del diritto in un settore delicato come quello delle crisi d’impresa, sanzionando con l’inammissibilità un ricorso presentato fuori tempo massimo.

Il Contesto della Vicenda Giudiziaria

Il caso ha origine dal reclamo proposto dalla società Alfa S.p.A. contro il decreto del Tribunale di Genova che aveva omologato il concordato preventivo della società Beta S.p.A. La Corte d’Appello di Genova rigettava il reclamo con un decreto datato 2 gennaio 2023, che veniva comunicato alle parti lo stesso giorno.

Contro questa decisione, la società Alfa S.p.A. proponeva ricorso per cassazione, notificandolo però solo il 2 marzo 2023, ovvero quasi due mesi dopo la comunicazione del provvedimento impugnato.

La questione fondamentale sottoposta alla Suprema Corte era, quindi, puramente procedurale ma di enorme rilevanza pratica: qual è il termine corretto per impugnare in Cassazione la decisione della Corte d’Appello in materia di concordato preventivo?

Il Termine Impugnazione Concordato secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile per tardività. Il Collegio ha confermato il suo orientamento, ormai consolidato, secondo cui il termine per proporre ricorso per cassazione contro il decreto che decide sul reclamo in materia di concordato preventivo è quello breve di trenta giorni, previsto dall’art. 18 della legge fallimentare.

La ricorrente sosteneva che, in assenza di un’espressa previsione nell’art. 183 della legge fallimentare, dovesse applicarsi il termine ordinario previsto dal codice di procedura civile. Tuttavia, la Corte ha respinto questa tesi.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione si fonda su un’esigenza di coerenza e uniformità del sistema processuale fallimentare. La Corte ha spiegato che la disciplina prevista per l’impugnazione della sentenza di fallimento (art. 18 l. fall.) deve essere estesa anche ai provvedimenti in materia di concordato. Le ragioni principali sono le seguenti:

1. Unitarietà del procedimento: Spesso, con lo stesso provvedimento, il tribunale può rigettare l’omologa del concordato e dichiarare il fallimento dell’impresa. In questi casi, è necessario che il mezzo di impugnazione (il reclamo) e i relativi termini siano identici per entrambe le statuizioni, per evitare una frammentazione processuale. Questa esigenza di uniformità, definita “comunanza di sorte processuale”, si estende logicamente anche al successivo grado di giudizio, cioè al ricorso per cassazione.

2. Celerità e certezza: Le procedure concorsuali richiedono tempi rapidi e decisioni definitive in breve tempo per tutelare la massa dei creditori e il mercato. Applicare termini diversi a seconda che si contesti l’omologa del concordato o una contestuale sentenza di fallimento creerebbe incertezza e ritardi dannosi.

3. Orientamento consolidato: La Corte ha sottolineato che questo principio è ormai un “indirizzo consolidato”, superando precedenti orientamenti difformi. Per questo motivo, non ha accolto la richiesta della ricorrente di rimettere la questione alle Sezioni Unite, né ha ritenuto applicabile l’istituto del prospective overruling, poiché l’orientamento restrittivo era già ben noto al momento della proposizione del ricorso.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza rappresenta un monito fondamentale per tutti gli operatori del diritto che si occupano di crisi d’impresa. La scelta del termine impugnazione concordato non è una mera formalità, ma un requisito di ammissibilità dirimente. La conferma del termine breve di 30 giorni dalla comunicazione del provvedimento impone la massima diligenza e tempestività.

In conclusione, la decisione ribadisce la prevalenza delle esigenze di celerità e stabilità delle procedure concorsuali. Chi intende contestare un provvedimento in materia di concordato preventivo deve agire entro 30 giorni, pena la preclusione definitiva della possibilità di far valere le proprie ragioni davanti alla Suprema Corte.

Qual è il termine per impugnare in Cassazione un decreto della Corte d’Appello in materia di concordato preventivo?
Il termine è di 30 giorni, che decorrono dalla comunicazione del provvedimento da parte della cancelleria. Non si applica il termine ordinario previsto dal codice di procedura civile.

Perché si applica il termine breve di 30 giorni e non quello ordinario?
Si applica per garantire uniformità e coerenza con la disciplina delle impugnazioni in materia fallimentare (art. 18 l. fall.). Poiché lo stesso reclamo può investire sia l’omologa del concordato sia una contestuale sentenza di fallimento, è necessario che l’intera sequenza delle impugnazioni, incluso il ricorso per cassazione, segua lo stesso termine breve per assicurare celerità e certezza dei rapporti giuridici.

È possibile ottenere una rimessione in termini se si sbaglia il termine di impugnazione basandosi su vecchi orientamenti giurisprudenziali?
No, la Corte ha specificato che non ricorrono i presupposti per una rimessione in termini o per l’applicazione del cosiddetto prospective overruling, in quanto l’orientamento che prevede il termine di 30 giorni è ormai consolidato e non rappresenta un mutamento giurisprudenziale imprevedibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati