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Termine impugnazione Cassazione: Rito Fornero e PEC

Un lavoratore, licenziato per giustificato motivo oggettivo a seguito di un’operazione di esternalizzazione, ha impugnato la decisione della Corte d’Appello. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché tardivo. La sentenza chiarisce che, nel Rito Fornero, il termine impugnazione Cassazione di 60 giorni decorre dalla semplice comunicazione telematica (PEC) della sentenza da parte della cancelleria, rendendo irrilevante la notifica formale.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Termine Impugnazione Cassazione: la PEC fa Scattare il Conto alla Rovescia

Nel contesto delle controversie di lavoro, il rispetto dei termini processuali è cruciale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale riguardo al termine impugnazione Cassazione nei casi disciplinati dal cosiddetto ‘Rito Fornero’. La decisione sottolinea come la semplice comunicazione della sentenza d’appello via Posta Elettronica Certificata (PEC) da parte della cancelleria sia sufficiente a far decorrere il termine breve di 60 giorni per ricorrere, senza necessità di attendere una notifica formale. Analizziamo insieme questo caso per capire le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso: Esternalizzazione e Licenziamento

La vicenda ha origine dalla decisione di una nota azienda di esternalizzare le proprie attività di logistica e magazzino. Ai dipendenti addetti a tale settore, l’azienda propone il passaggio, senza soluzione di continuità, alla nuova società appaltatrice. Mentre la maggior parte dei lavoratori accetta la proposta, uno di essi, impiegato come magazziniere/autista, rifiuta il trasferimento. A seguito di questo rifiuto, l’azienda procede al suo licenziamento per giustificato motivo oggettivo, motivato dalla soppressione della sua posizione lavorativa a causa della riorganizzazione aziendale.

Il Percorso Giudiziario nei Gradi di Merito

Il lavoratore impugna il licenziamento, ritenendolo illegittimo. Tuttavia, sia in primo grado che in Corte d’Appello, le sue ragioni non vengono accolte. I giudici di merito confermano la legittimità dell’operazione di esternalizzazione, inquadrandola come una scelta insindacabile dell’imprenditore volta a una gestione più economica dell’attività. Viene inoltre escluso che si trattasse di un licenziamento collettivo mascherato, bensì di un licenziamento individuale pienamente legittimo. Ritenendo errate tali decisioni, il lavoratore decide di presentare ricorso alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Cassazione e il termine impugnazione Cassazione

Arrivata dinanzi alla Suprema Corte, la controversia si risolve non sul merito della legittimità del licenziamento, ma su un aspetto puramente procedurale: la tardività del ricorso. La società, infatti, eccepisce che il ricorso è stato notificato ben oltre il termine perentorio di 60 giorni previsto dalla legge.

La Corte di Cassazione accoglie l’eccezione e dichiara il ricorso inammissibile. Il punto centrale della decisione riguarda l’individuazione del momento esatto da cui inizia a decorrere il termine impugnazione Cassazione nelle cause soggette al Rito Fornero (Legge 92/2012). La Corte ribadisce un orientamento ormai consolidato: per questo specifico rito, il termine breve di 60 giorni per impugnare decorre dalla semplice comunicazione del testo integrale della sentenza da parte della cancelleria del giudice, effettuata tramite PEC all’indirizzo del difensore.

Nel caso specifico, la sentenza della Corte d’Appello era stata comunicata via PEC al legale del lavoratore in data 9 marzo 2022. Il ricorso per cassazione, invece, era stato notificato solo il 9 settembre 2022, quindi diversi mesi dopo la scadenza del termine di 60 giorni. Questa tardività ha reso l’impugnazione proceduralmente irricevibile, impedendo alla Corte di esaminare le ragioni di merito del ricorrente.

Le Motivazioni della Corte

La Corte motiva la sua decisione richiamando la natura speciale delle norme del Rito Fornero. L’articolo 1, comma 62, della Legge n. 92/2012, stabilisce esplicitamente che il ricorso per cassazione deve essere proposto entro 60 giorni dalla comunicazione della sentenza. Questa norma speciale prevale sulla regola generale del codice di procedura civile (art. 133 c.p.c.), la quale, a seguito di modifiche, prevede che la comunicazione di cancelleria non sia di per sé idonea a far decorrere i termini per le impugnazioni. Secondo la Cassazione, tale regola generale non si applica al Rito Fornero, che mantiene la sua disciplina specifica e accelerata. Di conseguenza, la comunicazione via PEC, contenente il testo integrale del provvedimento, è un atto sufficiente e idoneo a far scattare il conto alla rovescia per l’impugnazione.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito per tutti gli operatori del diritto. Conferma che nel contenzioso lavoristico soggetto al Rito Fornero, la tempestività è un fattore determinante. La ricezione della PEC dalla cancelleria con allegata la sentenza non è un mero avviso, ma l’atto che avvia formalmente il termine impugnazione Cassazione. Ignorare o sottovalutare questa comunicazione può avere conseguenze fatali per l’esito del giudizio, precludendo definitivamente la possibilità di far valere le proprie ragioni in sede di legittimità, a prescindere dalla loro fondatezza nel merito.

Quando inizia a decorrere il termine di 60 giorni per ricorrere in Cassazione in una causa di lavoro soggetta al Rito Fornero?
Il termine di 60 giorni inizia a decorrere dal momento della comunicazione della sentenza integrale della Corte d’Appello da parte della cancelleria, trasmessa via Posta Elettronica Certificata (PEC) al difensore della parte.

La comunicazione della sentenza via PEC è sufficiente per far partire il termine o è necessaria una notifica formale?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, nel contesto specifico del Rito Fornero, la semplice comunicazione telematica del provvedimento da parte della cancelleria è sufficiente e idonea a far decorrere il termine breve per l’impugnazione, senza che sia richiesta una successiva notifica formale tra le parti.

Perché il ricorso del lavoratore in questo caso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché è stato notificato alla controparte ben oltre la scadenza del termine di 60 giorni, che era iniziato a decorrere dalla data in cui il suo avvocato aveva ricevuto la comunicazione della sentenza d’appello via PEC.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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