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Termine equa riparazione: da quando decorre?

La Corte di Cassazione chiarisce il calcolo del termine per l’equa riparazione. Con l’ordinanza n. 23870/2024, ha stabilito che il termine semestrale per presentare la domanda decorre dal giorno esatto in cui la decisione presupposta diventa definitiva, e non dal giorno successivo. Un ricorso presentato anche un solo giorno dopo la scadenza è considerato tardivo e, di conseguenza, rigettato.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Termine Equa Riparazione: La Cassazione Chiarisce il Calcolo del Dies a Quo

Nel complesso mondo del diritto, il rispetto dei termini è un principio fondamentale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito l’importanza cruciale del corretto calcolo del termine equa riparazione, sottolineando come anche un solo giorno di ritardo possa comportare la perdita del diritto all’indennizzo per l’eccessiva durata di un processo. Analizziamo questa decisione per comprendere le sue implicazioni pratiche.

I Fatti di Causa

Un cittadino, dopo aver subito un processo dalla durata irragionevole, aveva ottenuto un decreto per l’equa riparazione ai sensi della Legge n. 89/2001 (nota come “Legge Pinto”). Il Ministero della Giustizia si era opposto a tale decreto. In un primo momento, la Corte d’Appello aveva dichiarato inammissibile l’opposizione del Ministero.

Successivamente, a seguito di un ricorso per revocazione da parte del Ministero, la stessa Corte d’Appello ha riesaminato il caso e ha accolto le ragioni dell’amministrazione. La Corte ha ritenuto che la domanda originale di equa riparazione fosse stata presentata in ritardo, ovvero oltre il termine di sei mesi dal momento in cui la decisione che concludeva il procedimento principale era diventata definitiva. Il cittadino ha quindi proposto ricorso per cassazione contro questa nuova sentenza, contestando l’errata individuazione del giorno di inizio (il cosiddetto dies a quo) del termine.

La Decisione della Corte e il calcolo del termine equa riparazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha rigettato il ricorso del cittadino, confermando la decisione della Corte d’Appello. Il punto centrale della controversia era se il termine di sei mesi iniziasse a decorrere dal giorno stesso in cui la sentenza presupposta era passata in giudicato o dal giorno successivo.

Secondo il ricorrente, la sentenza era diventata definitiva il 9 novembre 2018, quindi il termine sarebbe dovuto iniziare a decorrere dal 10 novembre, con scadenza il 10 maggio 2019. Avendo depositato il ricorso in quella data, riteneva di essere nei termini. La Cassazione, tuttavia, ha smentito questa interpretazione.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha fondato la sua decisione su un’applicazione rigorosa dell’art. 4 della Legge 89/2001. La norma stabilisce che la domanda deve essere proposta, a pena di decadenza, entro sei mesi dal “momento in cui la decisione è divenuta definitiva”.

Richiamando precedenti consolidati, i giudici hanno chiarito che questo riferimento normativo punta alla data finale della decisione, ovvero al giorno esatto in cui essa diventa irrevocabile. Nel caso di specie, essendo la sentenza diventata definitiva il 9 novembre 2018, è proprio da quella data (“da tale data decorreva il termine semestrale“) che il periodo di sei mesi ha iniziato a correre.

Di conseguenza, il termine è scaduto il 9 maggio 2019. Il deposito del ricorso per equa riparazione, avvenuto il 10 maggio 2019, è stato quindi correttamente ritenuto tardivo. Il motivo del ricorso è stato giudicato infondato perché basato su un errato calcolo del dies a quo.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza serve come un importante monito per avvocati e cittadini. La decisione sottolinea che nel calcolo dei termini a mesi, come quello per l’equa riparazione, il giorno iniziale (il dies a quo) va incluso nel conteggio. Non si applica il principio di escludere il giorno iniziale, che vale per altri tipi di termini.

L’implicazione pratica è netta: la massima diligenza è richiesta nel calcolare le scadenze processuali. Un errore, anche di un solo giorno, può vanificare il diritto a ottenere un indennizzo, anche quando il danno derivante dalla lentezza della giustizia è stato effettivamente subito. La pronuncia ribadisce la natura perentoria del termine di decadenza, la cui inosservanza porta all’estinzione irrevocabile del diritto.

Da quale momento esatto inizia a decorrere il termine di sei mesi per chiedere l’equa riparazione?
Il termine di sei mesi inizia a decorrere dal giorno stesso in cui la decisione che conclude il procedimento presupposto diventa definitiva e non più impugnabile.

Cosa succede se la domanda di equa riparazione viene depositata anche solo un giorno dopo la scadenza del termine?
La domanda viene considerata tardiva e il ricorso deve essere rigettato. La tardività comporta la decadenza dal diritto, ovvero la perdita definitiva della possibilità di ottenere l’indennizzo.

Il giorno in cui la sentenza diventa definitiva si conta nel calcolo del termine per l’equa riparazione?
Sì, secondo l’interpretazione della Corte di Cassazione, la decorrenza del termine semestrale inizia proprio dalla data in cui la decisione diventa definitiva, includendo quindi tale giorno nel calcolo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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