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Termine domande sovraindebitamento: è perentorio?

La Corte di Cassazione ha stabilito che il termine per la presentazione delle domande di insinuazione al passivo nella procedura di sovraindebitamento è perentorio. Una società creditrice ha visto rigettato il proprio ricorso per aver depositato la domanda oltre il termine fissato dal liquidatore. La Suprema Corte chiarisce che la natura acceleratoria e semplificata della procedura (L. 3/2012) impone di considerare il termine come invalicabile, a meno che il creditore non dimostri una causa non imputabile del ritardo, chiedendo la rimessione in termini.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Fallimentare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Termine presentazione domande sovraindebitamento: la Cassazione conferma la perentorietà

Nella gestione delle procedure di sovraindebitamento, il rispetto delle scadenze è cruciale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato una questione fondamentale: il termine per la presentazione delle domande sovraindebitamento da parte dei creditori è perentorio, ovvero invalicabile, anche se la legge non lo qualifica espressamente come tale? La risposta della Suprema Corte è stata affermativa, delineando un principio di rigore a tutela della celerità e dell’efficienza della procedura.

I fatti di causa

Il caso ha origine dal reclamo di una società di servicing, creditrice di una somma ingente derivante da un mutuo ipotecario. La società aveva presentato domanda di insinuazione al passivo nella procedura di liquidazione del patrimonio di un debitore, ma lo aveva fatto dopo la scadenza del termine fissato dal liquidatore. Il Tribunale di merito aveva dichiarato la domanda inammissibile proprio a causa della sua tardività, sostenendo che nella procedura di sovraindebitamento, a differenza di quella fallimentare, non sono previste domande tardive.

La società creditrice ha quindi proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che il termine non fosse previsto a pena di decadenza e che, pertanto, la sua domanda avrebbe dovuto essere esaminata.

La perentorietà del termine presentazione domande sovraindebitamento

La questione centrale ruotava attorno all’interpretazione dell’art. 14 sexies della Legge n. 3/2012. La ricorrente argomentava che l’assenza di una sanzione esplicita di decadenza rendesse il termine meramente ordinatorio e, di conseguenza, la sua violazione non avrebbe dovuto comportare l’inammissibilità della domanda.

La Corte di Cassazione ha respinto questa interpretazione, basando la sua decisione non su un’applicazione analogica di altre norme, ma sulla funzione stessa della procedura di liquidazione del patrimonio. I giudici hanno chiarito che la normativa sul sovraindebitamento è “compiuta” e autosufficiente. La scelta del legislatore del 2012 di non prevedere un meccanismo per le domande tardive, a differenza di quanto accade nel fallimento, non è una lacuna da colmare, ma una precisa scelta volta a garantire la massima semplicità e celerità.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha affermato che il carattere perentorio di un termine non deve necessariamente essere esplicitato dalla norma, ma può essere desunto dalla funzione che il termine stesso è chiamato a svolgere. Nel caso della liquidazione del patrimonio del sovraindebitato, l’intera procedura è improntata alla semplificazione e a un sollecito svolgimento. Dalla verifica del passivo alla liquidazione dell’attivo, ogni fase è disegnata per essere più snella rispetto alla complessa procedura fallimentare.

Questa esigenza di rapidità conferisce al termine per la presentazione delle domande un significato pregnante. Consentire la presentazione di domande oltre la scadenza, senza limiti, renderebbe il termine “inutile” e ne frustrerebbe la funzione acceleratoria. Pertanto, la sua scadenza comporta le stesse conseguenze di un termine espressamente previsto come perentorio.

La Corte ha inoltre precisato che l’unica via per superare la scadenza è quella della rimessione in termini (art. 153 c.p.c.). Il creditore tardivo non può limitarsi a presentare la domanda, ma deve farsi parte attiva, dimostrando che il ritardo è stato causato da un evento non a lui imputabile che ha determinato la decadenza.

Le conclusioni

Con questa ordinanza, la Cassazione ha enunciato un chiaro principio di diritto: il termine previsto dall’art. 14 sexies lett. b) della L. 3/2012, la cui concreta determinazione è affidata al liquidatore, è un termine di fonte legale con una specifica funzione acceleratoria. Di conseguenza, pur in assenza di una espressa previsione di decadenza, va considerato perentorio. È preclusa al creditore la semplice presentazione della domanda oltre il termine citato, salvo che non giustifichi il ritardo chiedendo la rimessione in termini e dimostrando l’esistenza di una causa non imputabile. Questa decisione rafforza la natura speciale della procedura di sovraindebitamento, ponendo un forte accento sulla diligenza richiesta ai creditori che intendono partecipare alla liquidazione.

Il termine per presentare la domanda di ammissione al passivo in una procedura di sovraindebitamento è perentorio?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che il termine, pur non essendo definito “perentorio” dalla legge, deve essere considerato tale a causa della sua funzione acceleratoria, essenziale per garantire la rapidità e la semplicità della procedura.

È possibile presentare una domanda di ammissione al passivo dopo la scadenza del termine fissato dal liquidatore?
No, non è possibile presentare semplicemente la domanda in ritardo. L’unica eccezione è l’istituto della “rimessione in termini”, che richiede al creditore di presentare un’istanza specifica in cui dimostra che il ritardo è stato causato da un evento a lui non imputabile.

Perché la disciplina del sovraindebitamento è più rigida di quella fallimentare riguardo alle domande tardive?
Perché la procedura di liquidazione del patrimonio del sovraindebitato è stata concepita dal legislatore come uno strumento molto più snello, semplice e rapido rispetto alla procedura fallimentare. La mancata previsione di un meccanismo per le domande tardive è una scelta deliberata per non rallentare e complicare il procedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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