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Termine deposito note scritte: ordinatorio, non perentorio

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 15331/2024, ha stabilito un principio cruciale riguardo al processo civile durante l’emergenza Covid-19. La Corte ha chiarito che il termine per il deposito delle note scritte, previsto per sostituire l’udienza in presenza, è da considerarsi ordinatorio e non perentorio. Di conseguenza, il deposito tardivo delle note non può essere equiparato alla loro totale omissione e non comporta l’estinzione del processo, la quale si verifica solo se nessuna delle parti deposita alcunché. La sentenza ha annullato la decisione della Corte d’Appello che aveva erroneamente dichiarato estinto il giudizio per un tardivo deposito.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Termine Deposito Note Scritte: la Cassazione chiarisce che è Ordinatorio

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 15331/2024, ha affrontato una questione di fondamentale importanza procedurale emersa durante l’emergenza sanitaria: la natura del termine per il deposito delle note scritte nelle udienze cartolari. La decisione stabilisce che tale termine è da considerarsi ordinatorio e non perentorio, scongiurando così l’estinzione del processo per un mero ritardo.

I Fatti di Causa: Un Processo Estinto per Deposito Tardivo

Il caso trae origine da una decisione della Corte di Appello di Firenze. Quest’ultima aveva dichiarato la cancellazione della causa dal ruolo e la conseguente estinzione del processo. La ragione? Il tardivo deposito delle note scritte richieste in sostituzione dell’udienza in presenza, una modalità introdotta dalla legislazione emergenziale per il contenimento del Covid-19.

La corte territoriale aveva equiparato il deposito effettuato oltre il termine di cinque giorni prima dell’udienza a una mancata comparizione, applicando la sanzione più grave dell’estinzione. Contro questa decisione, l’Ispettorato Territoriale del Lavoro ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo un’errata interpretazione delle norme procedurali.

La Questione Giuridica: Il Termine Deposito Note Scritte è Perentorio?

Il cuore della controversia risiedeva nell’interpretazione dell’art. 221, comma 4, del D.L. n. 34/2020. La norma, pur fissando un termine per il deposito delle note scritte, non specificava espressamente se questo fosse ‘perentorio’, ovvero a pena di decadenza.

In assenza di una chiara indicazione legislativa, i termini processuali si presumono ordinatori. Tuttavia, la Corte d’Appello aveva adottato un’interpretazione rigorista, con effetti drastici per la parte. La Cassazione è stata quindi chiamata a chiarire se il ritardo nel deposito potesse essere equiparato a una totale inerzia processuale, giustificando l’estinzione del giudizio.

Le Motivazioni della Cassazione: Distinzione tra Deposito Tardivo e Omesso

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, fornendo un’interpretazione sistematica e coerente con la ratio legis delle norme emergenziali. Le motivazioni si fondano su diversi pilastri argomentativi:

1. Natura Ordinatoria del Termine: In primo luogo, i giudici hanno ribadito il principio generale secondo cui i termini sono perentori solo quando la legge lo prevede espressamente. Poiché l’art. 221 non contiene alcuna dicitura in tal senso, il termine di cinque giorni prima dell’udienza deve essere considerato ordinatorio.

2. Differenza tra Ritardo e Inerzia: La Corte ha operato una distinzione fondamentale tra il deposito tardivo delle note e la loro totale omissione. La legge ricollega l’estinzione del processo solo a quest’ultima ipotesi (‘se nessuna delle parti effettua il deposito telematico di note scritte’). Un deposito, seppur tardivo (purché avvenuto entro la data fissata per l’udienza sostituita), manifesta la volontà della parte di proseguire il giudizio e non può essere equiparato a una rinuncia.

3. Ratio della Norma Emergenziale: Lo scopo della legislazione Covid-19 era quello di sostituire l’udienza fisica con uno scambio di scritti per evitare contatti e assembramenti. L’obiettivo non era introdurre nuove cause di decadenza. Il deposito delle note, anche se tardivo, realizza lo scopo della norma, ovvero la ‘sostituzione’ dell’udienza e la manifestazione della presenza, seppur virtuale, della parte.

4. Interpretazione Sistematica: La Cassazione ha evidenziato come, in altre norme emergenziali (ad es. per il giudizio di legittimità), il legislatore abbia usato esplicitamente l’aggettivo ‘perentorio’ quando voleva attribuire tale natura a un termine. Questo confronto dimostra che la sua assenza nell’art. 221 è stata una scelta deliberata.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La sentenza n. 15331/2024 stabilisce un principio di diritto chiaro e di grande rilevanza pratica: il mancato rispetto del termine per il deposito delle note scritte, fissato dalla normativa emergenziale, non comporta l’estinzione del processo, a condizione che il deposito avvenga comunque entro la data dell’udienza. Il deposito tardivo non equivale a mancata comparizione.

Questa decisione tutela il diritto di difesa e il principio di conservazione degli atti processuali, evitando che una violazione di un termine non espressamente sanzionato con la decadenza possa portare alla conseguenza più grave dell’estinzione del giudizio. La Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata e rinviato la causa alla Corte di Appello di Firenze per la prosecuzione del merito, riaffermando un approccio sostanziale e non meramente formalistico alla giustizia.

Qual è la natura del termine per il deposito delle note scritte nelle udienze cartolari Covid-19?
Secondo la sentenza, il termine fino a cinque giorni prima dell’udienza per il deposito delle note scritte è ordinatorio e non perentorio, poiché la legge non lo qualifica espressamente come tale.

Cosa succede se le note scritte vengono depositate in ritardo?
Il deposito tardivo delle note scritte, purché avvenga entro la data fissata per l’udienza, non determina la nullità né l’estinzione del processo. La parte viene considerata presente e il processo prosegue. L’estinzione si applica solo in caso di mancato deposito da parte di tutte le parti coinvolte.

Perché un deposito tardivo non è stato equiparato a una mancata comparizione?
Perché la norma (art. 221, comma 4, d.l. 34/2020) distingue chiaramente tra il deposito tardivo e l’ipotesi in cui ‘nessuna delle parti’ effettui il deposito. Solo in quest’ultimo caso si applicano le conseguenze della mancata comparizione, come l’estinzione del processo ai sensi degli artt. 181 e 309 c.p.c.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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