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Termine decadenziale: licenziamento nullo se tardivo

La Corte di Cassazione ha confermato l’illegittimità del licenziamento di un dipendente pubblico, in quanto il procedimento disciplinare era stato avviato oltre il termine decadenziale previsto dalla legge. La Corte ha stabilito che il termine decorre dal momento in cui l’ufficio competente ha una conoscenza sufficiente dei fatti, non da quando riceve una relazione formale successiva. L’appello dell’amministrazione, volto a ottenere una nuova valutazione dei fatti, è stato dichiarato inammissibile.

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Termine Decadenziale: Il Licenziamento è Nullo se l’Azione Disciplinare è Tardiva

Il rispetto del termine decadenziale per l’avvio del procedimento disciplinare è un pilastro fondamentale a garanzia del lavoratore. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito con forza questo principio, dichiarando illegittimo un licenziamento intimato da una Pubblica Amministrazione perché l’azione era stata intrapresa oltre i tempi previsti dalla legge. La decisione chiarisce un punto cruciale: il momento da cui far decorrere tale termine.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un dipendente pubblico licenziato per una serie di assenze ingiustificate. Il lavoratore ha impugnato il licenziamento e la Corte d’Appello gli ha dato ragione, annullando il provvedimento. La ragione? L’Ufficio per i Procedimenti Disciplinari (UPD) aveva avviato la contestazione formale in ritardo rispetto a quando era venuto a conoscenza dei fatti.

Secondo la Corte territoriale, l’UPD era a conoscenza delle assenze ingiustificate almeno dal 6 maggio 2021, tramite una nota del dirigente scolastico. Tuttavia, la contestazione disciplinare era stata mossa solo l’8 giugno 2021. L’Amministrazione si era difesa sostenendo che il termine decadenziale dovesse decorrere da una relazione ispettiva successiva, datata 18 maggio 2021, che a suo dire forniva un quadro completo e organico della situazione. La Corte d’Appello ha respinto questa tesi, ritenendo che i fatti essenziali fossero già noti e sufficienti per avviare il procedimento ben prima.

Contro questa decisione, l’Amministrazione ha proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Termine Decadenziale

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso dell’Amministrazione inammissibile, confermando di fatto la sentenza d’appello. I giudici hanno chiarito che i motivi del ricorso non vertevano su una violazione di legge, ma miravano a ottenere una nuova valutazione dei fatti, attività preclusa in sede di legittimità.

La Cassazione ha ribadito che, ai fini del decorso del termine decadenziale, assume rilievo il momento in cui l’UPD acquisisce una “notizia di infrazione” di contenuto tale da consentirgli di dare correttamente avvio al procedimento. Non è necessario attendere una relazione finale o un quadro investigativo completo se gli elementi essenziali della condotta illecita sono già noti.

Inammissibilità dei Motivi di Ricorso

Il ricorso dell’Amministrazione si fondava su tre motivi principali:
1. Violazione dell’art. 55-bis D.Lgs. 165/2001: L’Amministrazione sosteneva che le segnalazioni iniziali fossero frammentarie e che solo la relazione ispettiva del 18 maggio avesse fornito la “piena conoscenza” necessaria. La Corte ha ritenuto questo motivo inammissibile perché mirava a una rivalutazione dell’accertamento di fatto già compiuto dal giudice di merito, il quale aveva stabilito che la conoscenza sufficiente era stata acquisita in data precedente.
2. Nullità della sentenza per contraddittorietà: Secondo il ricorrente, la sentenza d’appello era contraddittoria. Anche questo motivo è stato giudicato inammissibile, poiché la Corte territoriale aveva logicamente analizzato i fatti, concludendo che gli addebiti posti a base del licenziamento (le assenze) erano noti ben prima della scadenza del termine.
3. Omesso esame di un fatto decisivo: L’Amministrazione lamentava che la Corte d’Appello non avesse considerato il comportamento complessivo del docente, come descritto nella relazione ispettiva. La Cassazione ha respinto anche questa censura, spiegando che non si trattava di un “fatto storico” omesso, ma di una diversa interpretazione degli atti, non sindacabile in sede di legittimità.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte Suprema sono radicate nella distinzione tra giudizio di fatto e giudizio di diritto. Stabilire quando l’UPD abbia acquisito una conoscenza sufficiente per avviare l’azione disciplinare è una valutazione che spetta esclusivamente al giudice di merito. La Cassazione non può sostituire il proprio apprezzamento a quello della Corte d’Appello, a meno che non emerga un vizio logico-giuridico palese o una violazione di legge.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva concluso, con una motivazione congrua, che la relazione ispettiva del 18 maggio non aveva aggiunto elementi nuovi e determinanti riguardo alle assenze ingiustificate, che erano il nucleo della contestazione. Pertanto, il tentativo dell’Amministrazione di far decorrere il termine decadenziale da una data successiva è stato interpretato come un espediente per sanare una propria negligenza procedurale. L’appello si risolveva, in sostanza, in una mera affermazione priva di riferimenti specifici capaci di dimostrare perché la conoscenza precedente fosse incompleta.

Le Conclusioni

Questa sentenza rafforza un principio di garanzia fondamentale nel diritto del lavoro, specialmente nel pubblico impiego. Il termine decadenziale non è un mero formalismo, ma uno strumento a tutela della certezza del diritto e del dipendente, che non può rimanere indefinitamente esposto al potere disciplinare del datore di lavoro. La decisione della Cassazione è un monito per le Pubbliche Amministrazioni: devono agire con tempestività e diligenza una volta che sono in possesso degli elementi essenziali per formulare una contestazione. Attendere relazioni aggiuntive quando i fatti principali sono già noti può comportare la decadenza dall’azione disciplinare e, di conseguenza, l’illegittimità delle sanzioni irrogate, incluso il licenziamento.

Quando inizia a decorrere il termine per avviare un procedimento disciplinare?
Il termine inizia a decorrere dal momento in cui l’ufficio competente per i procedimenti disciplinari (UPD) acquisisce una “notizia di infrazione” con un contenuto sufficiente a consentire di dare corretto avvio al procedimento, e non necessariamente dalla data di una relazione formale o ispettiva successiva.

Un licenziamento può essere annullato se il procedimento disciplinare è iniziato in ritardo?
Sì, se l’azione disciplinare viene avviata dopo la scadenza del termine decadenziale previsto dalla legge, la sanzione che ne deriva, compreso il licenziamento, è considerata illegittima e può essere annullata dal giudice.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione del giudice su quando l’amministrazione ha avuto conoscenza dei fatti?
No, la determinazione del momento in cui l’amministrazione ha acquisito una conoscenza sufficiente dei fatti è una valutazione di merito, riservata ai giudici dei gradi precedenti (primo grado e appello). La Corte di Cassazione non può riesaminare tale accertamento, a meno che non sussistano vizi di violazione di legge o di motivazione nei limiti previsti dal codice di procedura civile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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