LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Tempo di Lavoro: Viaggio Casa-Cliente è Orario Pagato?

Un tecnico ha citato in giudizio la sua azienda di telecomunicazioni per ottenere la retribuzione del tempo di viaggio da casa al primo cliente. I tribunali di merito avevano respinto la richiesta, qualificandola erroneamente come straordinario. La Cassazione ha annullato la decisione, chiarendo che si tratta di tempo di lavoro ordinario, con un diverso regime probatorio. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Tempo di Lavoro: Il Viaggio Casa-Cliente Va Sempre Retribuito? La Cassazione Chiarisce

Il tragitto da casa al primo cliente della giornata e quello dall’ultimo cliente a casa costituiscono tempo di lavoro retribuito? Questa è una domanda cruciale per migliaia di lavoratori mobili, come tecnici, installatori e agenti. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale, distinguendo nettamente tra la richiesta di retribuzione per orario ordinario e quella per lavoro straordinario, con importanti conseguenze sul piano della prova.

I Fatti del Caso: La Controversia sulla “Franchigia Oraria”

Un tecnico dipendente di una grande società di telecomunicazioni, addetto a interventi presso i clienti, aderiva a un progetto aziendale che prevedeva di poter tenere il veicolo di servizio presso la propria abitazione. Fino al 2013, il tempo impiegato per recarsi dalla propria abitazione al primo cliente e per rientrare a casa dopo l’ultimo intervento era pacificamente considerato e retribuito come orario di lavoro.

Successivamente, un accordo sindacale ha modificato questa prassi, introducendo una cosiddetta “franchigia oraria”. In base a tale accordo, il tempo di viaggio non veniva più retribuito, se non per la parte eccedente 30 minuti all’inizio e 30 minuti alla fine del turno (per un totale di un’ora giornaliera). Il lavoratore, ritenendo leso il proprio diritto, si è rivolto al Tribunale per chiedere l’accertamento del suo diritto alla retribuzione per l’intera ora di viaggio giornaliera, a titolo di lavoro ordinario o, in subordine, straordinario.

Il Percorso Giudiziario: L’Errore di Qualificazione dei Giudici di Merito

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno respinto le richieste del lavoratore. La loro decisione si basava su un presupposto fondamentale: la domanda del tecnico era stata interpretata esclusivamente come una richiesta di pagamento per lavoro straordinario. In materia di lavoro straordinario, la giurisprudenza richiede una prova particolarmente rigorosa e dettagliata, che il lavoratore, secondo i giudici, non aveva fornito. La prova testimoniale proposta era stata giudicata troppo generica per dimostrare, giorno per giorno, l’esatto ammontare delle ore extra prestate.

L’Analisi della Cassazione sul tempo di lavoro

La Corte di Cassazione ha ribaltato completamente questa prospettiva, accogliendo il ricorso del lavoratore. L’errore dei giudici di merito, secondo la Suprema Corte, è stato un “fraintendimento di fondo della domanda giudiziale”. Il lavoratore aveva chiesto, in via principale, di riconoscere il tempo di viaggio come normale tempo di lavoro ordinario e di essere pagato per esso. La richiesta di considerarlo straordinario era solo una domanda subordinata.

Questa distinzione è cruciale per via del diverso regime probatorio applicabile:

* Lavoro Straordinario: Richiede una prova rigorosa da parte del lavoratore sull’esatto numero di ore prestate oltre l’orario normale.
* Lavoro Ordinario: È sufficiente che il lavoratore alleghi e provi che un determinato periodo di tempo rientra nella nozione di “orario di lavoro”. Una volta fornita questa prova, l’onere di dimostrare di aver correttamente pagato la retribuzione corrispondente spetta al datore di lavoro (in quanto debitore della prestazione retributiva).

I giudici di merito hanno erroneamente applicato le regole severe dello straordinario alla domanda principale di lavoro ordinario, omettendo di valutare se il tempo di viaggio, per le sue caratteristiche, dovesse essere qualificato come prestazione lavorativa.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che la qualificazione giuridica dei fatti (cioè stabilire se un’attività è lavoro ordinario o straordinario) spetta al giudice, indipendentemente dal nome che la parte ha dato alla sua richiesta. Il lavoratore deve semplicemente allegare e provare i fatti, in questo caso l’aver impiegato un’ora al giorno per spostamenti funzionali all’attività lavorativa.

La Cassazione ha evidenziato come la Corte d’Appello avesse omesso di valutare gli elementi costitutivi della domanda principale. Non aveva considerato se, nel caso specifico, il tempo di viaggio casa-cliente dovesse essere considerato a tutti gli effetti parte integrante della prestazione lavorativa. Di conseguenza, ha cassato la sentenza e rinviato la causa alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare il caso applicando i principi corretti. In via preliminare, la Corte d’Appello dovrà anche valutare la validità o meno dell’accordo sindacale che ha introdotto la franchigia.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza ha importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, riafferma un principio fondamentale: i giudici devono esaminare la sostanza delle richieste dei lavoratori, senza fermarsi a una qualificazione formale. In secondo luogo, chiarisce che la controversia sulla natura del tempo di lavoro ha un regime probatorio diverso e meno gravoso per il lavoratore rispetto a una semplice richiesta di pagamento di straordinari. Se il tempo di viaggio è funzionale e necessario per l’esecuzione della prestazione presso i clienti, esso deve essere considerato orario di lavoro. Spetterà poi all’azienda dimostrare di averlo correttamente retribuito. La decisione finale spetterà ora alla Corte d’Appello in sede di rinvio, ma il principio stabilito dalla Cassazione rappresenta un punto fermo a tutela dei diritti dei lavoratori mobili.

Il tempo impiegato per andare da casa al primo cliente è considerato tempo di lavoro?
La sentenza stabilisce che il giudice deve valutare se questo tempo, per le sue caratteristiche, rientri nella nozione di “tempo di lavoro”. Se è funzionale alla prestazione lavorativa, deve essere considerato tale e quindi retribuito, a meno che non sia il datore di lavoro a provare il contrario.

Qual è la differenza tra la prova richiesta per il lavoro ordinario e quella per il lavoro straordinario?
Per il lavoro straordinario, il lavoratore deve fornire una prova rigorosa e dettagliata delle ore esatte prestate oltre l’orario normale. Per il lavoro ordinario, è sufficiente dimostrare che una certa attività rientra nel concetto di orario di lavoro; spetta poi al datore di lavoro provare di aver pagato la retribuzione corrispondente.

Un accordo sindacale può escludere dalla retribuzione il tempo di viaggio casa-cliente?
La Corte di Cassazione non si è pronunciata direttamente sulla validità dell’accordo, ma ha stabilito che la Corte d’Appello, nel riesaminare il caso, dovrà preliminarmente valutare la validità o l’invalidità di tale accordo che ha introdotto la cosiddetta “franchigia oraria”.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati