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Tasso soglia usura: come si classifica un prestito

Un debitore contesta un’ingiunzione di pagamento per un prestito privato con interesse al 10%. Il caso si concentra sulla corretta classificazione del contratto per determinare il tasso soglia usura. La Corte di Cassazione cassa la decisione d’appello, stabilendo che la qualificazione del prestito non può basarsi su categorie amministrative pensate per le banche, ma deve seguire i criteri civilistici e la natura del rapporto tra privati, al fine di individuare la categoria di operazioni più omogenea.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto Bancario, Diritto Civile, Giurisprudenza Civile

Tasso Soglia Usura: La Cassazione chiarisce i criteri per i prestiti tra privati

Determinare il corretto tasso soglia usura è fondamentale per stabilire la legalità di un prestito. Ma come si classifica un finanziamento intercorso tra privati cittadini? Deve essere considerato un mutuo o rientra in altre categorie? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta proprio questa delicata questione, fornendo criteri interpretativi cruciali per distinguere le operazioni e applicare il giusto limite agli interessi.

La vicenda processuale

Il caso nasce da un decreto ingiuntivo ottenuto da due creditori nei confronti di un debitore per il recupero di una somma di denaro, derivante da una scrittura privata di prestito. L’accordo prevedeva la restituzione del capitale con un interesse annuo del 10%. Il debitore si opponeva al decreto, sostenendo che il tasso pattuito fosse usurario.

Il Tribunale di primo grado accoglieva l’opposizione: qualificava il contratto come mutuo e, sulla base del tasso soglia usura previsto per tale categoria, dichiarava la nullità della clausola sugli interessi, condannando il debitore alla restituzione del solo capitale residuo.

La Corte d’Appello, tuttavia, ribaltava la decisione. Riqualificava il rapporto come “altri finanziamenti a breve, medio/lungo termine”, una categoria residuale con un tasso soglia più elevato. Di conseguenza, il tasso del 10% risultava legittimo e il debitore veniva condannato al pagamento dell’intera somma richiesta, inclusi gli interessi.

La classificazione del prestito e il corretto tasso soglia usura

Il cuore del problema, giunto all’esame della Cassazione, è la corretta qualificazione giuridica del prestito per individuare il tasso soglia usura applicabile. La Corte d’Appello aveva escluso la categoria del mutuo perché il finanziamento non era assistito da garanzia reale e non prevedeva un rimborso rateale comprensivo di capitale e interessi. Aveva quindi ricondotto l’operazione, per esclusione, alla categoria residuale degli “altri finanziamenti”.

Questo approccio, secondo i giudici di legittimità, è errato e forza l’interpretazione delle categorie ministeriali.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha censurato la decisione d’appello, ritenendo l’operazione ermeneutica del giudice di seconde cure una “forzatura”. Il ragionamento della Suprema Corte si basa su alcuni punti cardine:

1. Centralità dei criteri civilistici: La classificazione di un’operazione finanziaria ai fini dell’usura non può prescindere dalla sua qualificazione secondo le categorie del diritto civile. Le classificazioni contenute nei Decreti Ministeriali, che rilevano il TEGM, sono strumenti tecnici ritagliati principalmente sui rapporti tra banche/intermediari e clienti. Non possono essere applicate meccanicamente a rapporti tra privati.

2. Analisi di omogeneità: Il giudice di merito, in caso di dubbio, deve individuare la categoria ministeriale che presenta maggiori profili di omogeneità con l’operazione concreta. Tale analisi deve basarsi sui parametri indicati dalla legge (natura, oggetto, importo, durata, rischi e garanzie), apprezzando in particolare gli elementi più significativi.

3. Rilevanza della natura dei soggetti: Nel caso di specie, il prestito è intercorso tra privati cittadini, non tra professionisti del credito. Questo elemento soggettivo è determinante e non può essere ignorato. Le categorie degli “altri finanziamenti” sono, secondo la Cassazione, letteralmente riferite a banche e intermediari non bancari.

4. Erroneità del metodo “per esclusione”: La Corte d’Appello ha sbagliato a ricondurre il contratto a una categoria residuale semplicemente perché non rientrava in altre. Avrebbe dovuto, invece, condurre un’analisi positiva delle caratteristiche del rapporto (prestito tra privati, pagamento annuale degli interessi, restituzione del capitale in un’unica soluzione, presenza di garanzie personali come le cambiali) per trovare la categoria più affine.

Conclusioni

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, cassando la sentenza e rinviando la causa alla Corte d’Appello in diversa composizione. Il principio di diritto affermato è chiaro: per stabilire il corretto tasso soglia usura in un prestito tra privati, il giudice deve partire dalla qualificazione civilistica del contratto e ricercare, attraverso un’analisi sostanziale e non meramente formale, la categoria di operazioni economiche ministeriale più omogenea. L’applicazione di categorie pensate per il mondo bancario a rapporti tra privati deve essere motivata e non può derivare da un semplice processo di esclusione. Questa decisione rafforza la tutela del debitore, imponendo un esame più rigoroso e aderente alla realtà specifica del rapporto contrattuale.

Come si determina se un tasso di interesse in un prestito tra privati è usurario?
Per determinare se un tasso è usurario, è necessario prima qualificare correttamente il contratto di prestito secondo i criteri del diritto civile. Successivamente, si deve individuare la categoria di operazioni finanziarie più omogenea tra quelle previste dai Decreti Ministeriali, al fine di identificare il corretto tasso soglia di riferimento. L’analisi non può basarsi su un’applicazione automatica di categorie pensate per banche e intermediari.

Perché la qualificazione di un prestito come ‘mutuo’ o ‘altri finanziamenti’ è così importante?
La qualificazione è cruciale perché a ciascuna categoria corrisponde un diverso Tasso Effettivo Globale Medio (TEGM) e, di conseguenza, un diverso tasso soglia usura. Classificare erroneamente un prestito può portare a considerare legittimo un tasso di interesse che, in realtà, è illegale perché superiore al limite previsto per la sua corretta categoria.

Quale errore ha commesso la Corte d’Appello secondo la Cassazione?
La Corte d’Appello ha errato perché ha classificato il prestito tra privati nella categoria residuale di ‘altri finanziamenti’ attraverso un metodo ‘per esclusione’, senza un’adeguata analisi delle caratteristiche concrete del rapporto. Ha ignorato la natura privata dei contraenti e ha forzato l’applicazione di categorie ministeriali create per operatori professionali del credito, invece di condurre un’analisi di omogeneità basata sui parametri normativi (natura, oggetto, durata, rischi, garanzie).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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