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Tasso leasing: quando è valido anche se non indicato?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 35101/2024, ha stabilito che un contratto di leasing è valido anche se il tasso di interesse non è esplicitamente indicato. È sufficiente che il tasso leasing sia oggettivamente determinabile sulla base degli altri elementi contrattuali, come il capitale, la durata e l’importo delle rate. La Corte ha chiarito che la trasparenza è garantita quando il cliente può ricostruire il costo totale dell’operazione, anche tramite un calcolo matematico, senza che vi sia discrezionalità da parte della società concedente.

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Tasso Leasing Non Indicato? Il Contratto Resta Valido se è Determinabile

Un contratto di leasing immobiliare può essere considerato valido anche se il tasso di interesse non è esplicitamente indicato? Questa è la domanda cruciale a cui ha risposto la Corte di Cassazione con la recente ordinanza n. 35101 del 2024. La Corte ha stabilito che la mancata indicazione numerica del tasso leasing non comporta automaticamente la nullità del contratto, a condizione che questo sia oggettivamente “determinabile per relationem”.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un contratto di leasing immobiliare stipulato nel 1995 e successivamente prorogato nel 2001. L’utilizzatore, dopo aver completato i pagamenti, ha citato in giudizio la società di leasing, sostenendo la nullità del contratto per due ragioni principali: l’applicazione di un tasso di interesse usurario e, soprattutto, l’indeterminatezza del tasso stesso, in quanto non esplicitamente menzionato nel testo contrattuale. L’utilizzatore chiedeva, di conseguenza, la restituzione delle somme versate.

Sia il Tribunale di primo grado sia la Corte d’Appello avevano respinto le richieste del cliente. I giudici di merito avevano osservato che, sebbene il tasso non fosse indicato, era stato possibile ricostruirlo a posteriori tramite una perizia tecnica (CTU). Questo dimostrava che tutti gli elementi per determinarlo (capitale finanziato, importo e numero delle rate) erano presenti fin dall’inizio nel contratto, escludendo così qualsiasi potere discrezionale della società di leasing.

La Decisione della Cassazione sul Tasso Leasing

L’utilizzatore ha quindi presentato ricorso in Cassazione, insistendo sulla violazione delle norme sulla trasparenza bancaria e sull’errata applicazione degli articoli del codice civile relativi alla determinazione degli interessi. La Suprema Corte, tuttavia, ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la validità del contratto e fornendo importanti chiarimenti sul concetto di determinatezza del tasso leasing.

La Corte ha ribadito un principio consolidato: nel campo dei contratti bancari, la norma di riferimento per la forma e il contenuto è l’articolo 117 del Testo Unico Bancario (T.U.B.), non l’articolo 1284 del codice civile. Quest’ultimo, infatti, riguarda gli interessi come obbligazione autonoma, mentre nel leasing gli interessi sono una componente del canone, che è il corrispettivo per il godimento del bene.

Le motivazioni

Il cuore della motivazione della Cassazione risiede nel principio della determinabilità per relationem. Secondo gli Ermellini, l’obbligo di trasparenza imposto dall’art. 117 T.U.B. è rispettato non solo con l’indicazione numerica del tasso, ma anche quando il contratto fornisce al cliente tutti gli elementi oggettivi per calcolarlo. La difficoltà del calcolo matematico non è rilevante; ciò che conta è che il risultato sia univoco e non dipenda da una decisione unilaterale del finanziatore.

Nel caso specifico, il contratto specificava chiaramente l’importo totale del finanziamento, l’anticipo, il numero e l’importo delle rate, e il prezzo per l’opzione di riscatto finale. Questi dati erano sufficienti per determinare il costo effettivo dell’operazione e, quindi, il tasso di interesse applicato. La perizia del CTU non ha “creato” il tasso, ma ha semplicemente esplicitato un valore già implicito e ricavabile dal contratto fin dalla sua stipula.

La Corte ha inoltre precisato che la mancata indicazione del TAN (Tasso Annuo Nominale), soprattutto per contratti datati come quello in esame, non costituisce di per sé una violazione della trasparenza, se il costo complessivo del credito è comunque desumibile in modo inequivocabile.

Le conclusioni

L’ordinanza n. 35101/2024 rafforza un orientamento fondamentale in materia di contratti finanziari: la trasparenza non è una questione di mera forma, ma di sostanza. Un contratto è trasparente se permette al cliente di comprendere pienamente l’impegno economico che sta assumendo. Per le società di leasing e gli istituti finanziari, ciò significa che è essenziale redigere contratti completi di tutti gli elementi quantitativi dell’operazione. Per i clienti, questa decisione sottolinea l’importanza di analizzare tutti i dati contrattuali (capitale, rate, durata), poiché da essi si può e si deve desumere il costo effettivo del finanziamento, anche in assenza dell’esplicita indicazione del tasso di interesse.

Un contratto di leasing è nullo se il tasso di interesse non è indicato esplicitamente?
No, secondo la Corte di Cassazione, il contratto non è nullo se il tasso è ‘determinabile’. Ciò significa che il contratto deve contenere tutti gli elementi necessari (come capitale finanziato, numero e importo delle rate, prezzo di opzione finale) per calcolare il tasso in modo oggettivo, anche se ciò richiede un calcolo matematico complesso.

L’obbligo di trasparenza bancaria richiede sempre l’indicazione del TAN (Tasso Annuo Nominale)?
No. La sentenza chiarisce che, soprattutto per i contratti stipulati prima dell’entrata in vigore di specifiche normative che lo hanno reso obbligatorio, l’assenza del TAN non rende il contratto nullo per mancanza di trasparenza, a condizione che il costo effettivo del finanziamento sia comunque ricavabile in modo inequivocabile dagli altri dati presenti nel contratto.

L’articolo 1284 del codice civile sulla forma scritta degli interessi si applica ai contratti di leasing?
La Corte ha specificato che la norma di riferimento per i contratti di leasing non è l’art. 1284 c.c., bensì l’art. 117 del Testo Unico Bancario (T.U.B.). Questo perché gli interessi nel leasing non sono un’obbligazione autonoma, ma sono incorporati nel canone, che rappresenta il corrispettivo per il godimento del bene.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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