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Tariffe sanitarie extraregionali: chi decide?

Una struttura sanitaria situata in una regione ha fornito prestazioni riabilitative a pazienti di un’altra regione. È sorta una disputa su quale tariffa regionale applicare. La Corte di Cassazione ha stabilito che, in assenza di uno specifico accordo, la struttura non può imporre unilateralmente la tariffa della propria regione, ma prevalgono le condizioni comunicate dall’ASL che autorizza e paga la prestazione. Il punto focale è la necessità di una base convenzionale per regolare le tariffe sanitarie extraregionali.

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Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Tariffe Sanitarie Extraregionali: la Cassazione fa chiarezza su chi decide

La gestione delle tariffe sanitarie extraregionali rappresenta un tema complesso e di grande rilevanza per il sistema sanitario nazionale. Quando un cittadino riceve cure in una regione diversa da quella di residenza, sorge una domanda fondamentale: quale tariffario si applica per il rimborso delle prestazioni? L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 23481/2024 offre un chiarimento decisivo, sottolineando il ruolo cruciale degli accordi contrattuali tra le parti a discapito di un’applicazione automatica delle normative regionali.

I fatti di causa

La vicenda giudiziaria ha origine dalla richiesta di pagamento avanzata da una struttura riabilitativa, accreditata con la propria Regione di appartenenza (chiamiamola Regione B), nei confronti di un’Azienda Sanitaria Locale di un’altra regione (Regione A). La struttura aveva erogato prestazioni a pazienti residenti nella Regione A, chiedendo il pagamento sulla base della tariffa giornaliera stabilita dalla Regione B, più elevata.

L’ASL della Regione A, tuttavia, aveva liquidato gli importi applicando la propria tariffa regionale, inferiore, sostenendo che quella fosse la cifra corretta. Ne è scaturito un contenzioso: la struttura ha ottenuto un decreto ingiuntivo per la differenza, ma l’ASL si è opposta. Mentre il Tribunale di primo grado ha dato ragione all’ASL, la Corte d’Appello ha ribaltato la decisione, affermando che la normativa della Regione A non potesse avere efficacia al di fuori del proprio territorio e che, quindi, dovesse applicarsi la tariffa della Regione B dove la prestazione era stata eseguita.

La questione giuridica e le tariffe sanitarie extraregionali

Il caso è approdato in Corte di Cassazione, ponendo una questione centrale: in assenza di una convenzione specifica che regoli la remunerazione, quale tariffa prevale per le prestazioni sanitarie extraregionali? Quella della regione del paziente, che autorizza e paga la prestazione, o quella della regione della struttura sanitaria, che la eroga?

La Corte d’Appello aveva risolto la questione basandosi sul principio di territorialità della potestà normativa regionale, concludendo che la delibera tariffaria di una regione non può vincolare una struttura che opera in un’altra. La Cassazione, tuttavia, ha ritenuto questo approccio errato e non pertinente al caso di specie.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha spostato il focus dalla potestà normativa regionale alla natura contrattuale del rapporto tra l’ASL e la struttura sanitaria. Secondo i giudici, il vero nodo non è l’estensione territoriale delle leggi regionali, ma verificare se tra le parti sia stato concluso un accordo e a quali condizioni.

Il rapporto per le prestazioni extraregionali, ai sensi dell’art. 26 della Legge n. 833/1978 (istitutiva del SSN), deve fondarsi su una base convenzionale. Nel caso specifico, mancava un accordo formale tra l’ASL della Regione A e la struttura della Regione B per applicare le tariffe di quest’ultima. Al contrario, l’ASL aveva comunicato per iscritto, prima dell’erogazione di parte delle prestazioni, la propria volontà di rimborsare secondo le tariffe stabilite dalla Regione A.

La Cassazione ha evidenziato i seguenti punti chiave:
1. Natura Convenzionale: La fornitura di servizi sanitari extraregionali si basa su un accordo. L’accreditamento con la propria regione (Regione B) non è sufficiente a imporre le relative tariffe a un’ASL di un’altra regione (Regione A).
2. Mancanza di Accordo: Non essendoci un contratto che prevedesse l’applicazione delle tariffe più alte, la struttura non poteva invocarle unilateralmente.
3. Libertà Contrattuale: La struttura sanitaria era libera di decidere se accettare o meno di erogare le prestazioni alle condizioni economiche proposte dall’ASL. Accettando i pazienti dopo aver ricevuto la comunicazione sulle tariffe applicabili, ha di fatto proseguito il rapporto a quelle condizioni.
4. Inefficacia Verso Terzi: L’accordo tra la struttura e la Regione B vincola solo quelle due parti e non può estendere i suoi effetti (come le tariffe) a soggetti terzi, quale l’ASL della Regione A, in virtù del principio di relatività del contratto (art. 1372 c.c.).

Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione stabilisce un principio fondamentale per la regolamentazione delle tariffe sanitarie extraregionali: la determinazione del corrispettivo non discende automaticamente dalla localizzazione geografica della struttura, ma dalla volontà negoziale delle parti. In assenza di un accordo specifico che stabilisca diversamente, una struttura sanitaria non può pretendere da un’ASL extraregionale un pagamento superiore a quello che l’ASL stessa ha comunicato di voler corrispondere in base ai propri stanziamenti e alla propria programmazione di spesa.

Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche: rafforza la necessità di chiarezza e formalizzazione negli accordi tra ASL e fornitori di altre regioni, garantendo al contempo la sostenibilità finanziaria del sistema sanitario e la corretta gestione dei fondi pubblici. Le strutture sanitarie che operano con pazienti provenienti da altre regioni devono essere consapevoli che l’applicazione delle proprie tariffe regionali non è automatica, ma richiede un esplicito consenso contrattuale da parte dell’ente pagatore.

Chi determina la tariffa per le cure sanitarie fornite in una regione diversa da quella di residenza del paziente?
La tariffa è determinata dall’accordo specifico tra l’Azienda Sanitaria Locale (ASL) del paziente e la struttura sanitaria che eroga la prestazione. Non si applica automaticamente la tariffa della regione in cui si trova la struttura.

Una struttura sanitaria può imporre la tariffa della propria regione a un’ASL di un’altra regione senza un accordo?
No. Secondo la Corte di Cassazione, in assenza di un’apposita convenzione che recepisca tale tariffa, la struttura non può imporla unilateralmente, specialmente se l’ASL ha già comunicato per iscritto la propria intenzione di pagare secondo il proprio tariffario regionale.

Qual è il fondamento giuridico del rapporto tra un’ASL e una struttura sanitaria extraregionale?
Il rapporto ha un fondamento convenzionale, come previsto dall’art. 26 della Legge 833/1978. Ciò significa che i termini della prestazione, inclusa la remunerazione, devono essere definiti in un accordo tra le parti, e non possono essere imposti da una parte all’altra.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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