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Taratura autovelox: obbligatoria la verifica periodica

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del Ministero delle Infrastrutture, confermando l’annullamento di una sanzione per eccesso di velocità rilevata con telelaser. La decisione si fonda sulla mancata prova, da parte dell’amministrazione, della periodica verifica di funzionalità e della taratura dell’autovelox, oneri probatori che non possono essere soddisfatti dal solo certificato di omologazione o dall’autotest del dispositivo.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Taratura autovelox: senza prove di verifica periodica la multa è nulla

La questione della validità delle multe per eccesso di velocità è un tema sempre attuale, che interessa milioni di cittadini. Un punto cruciale, spesso al centro di contenziosi legali, riguarda la corretta taratura autovelox e degli altri dispositivi di misurazione. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata sull’argomento, ribadendo un principio fondamentale a tutela del cittadino: l’Amministrazione ha l’obbligo di provare non solo la taratura, ma anche la verifica periodica di funzionalità dell’apparecchio, pena l’illegittimità della sanzione. Analizziamo insieme questo importante caso.

I Fatti del Caso: Il Telelaser nella Laguna Veneta

Una società cooperativa di motoscafi si vedeva recapitare un’ordinanza-ingiunzione per una violazione dei limiti di velocità nella laguna veneta, rilevata tramite un dispositivo telelaser. La società decideva di opporsi alla sanzione, dando il via a un percorso giudiziario che sarebbe arrivato fino al massimo grado di giudizio.

Sia il Giudice di Pace in primo grado che il Tribunale in appello davano ragione alla società, annullando la sanzione. La motivazione dei giudici di merito era chiara: il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, pur avendo emesso la sanzione, non era stato in grado di dimostrare che l’apparecchio telelaser fosse stato sottoposto a tutte le verifiche periodiche di funzionalità e taratura richieste dalla legge e dalla giurisprudenza costituzionale. Secondo i giudici, non era sufficiente l’autotest effettuato dagli agenti al momento dell’accertamento per garantire l’affidabilità della misurazione.

La Decisione della Corte e la fondamentale importanza della taratura autovelox

Il Ministero, non accettando la sconfitta nei primi due gradi di giudizio, proponeva ricorso in Cassazione. La tesi difensiva del Ministero si basava sull’idea che funzionalità e taratura fossero concetti sinonimi e che la produzione del certificato di taratura fosse sufficiente a provare il corretto funzionamento dello strumento, invertendo così l’onere della prova a carico del cittadino.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha respinto con fermezza il ricorso del Ministero, dichiarandolo infondato. Gli Ermellini hanno colto l’occasione per consolidare un orientamento giurisprudenziale ormai granitico, sorto a seguito della fondamentale sentenza della Corte Costituzionale n. 113 del 2015.

Le Motivazioni: L’Onere della Prova a Carico dell’Amministrazione

La Corte ha ribadito che tutte le apparecchiature utilizzate per l’accertamento dei limiti di velocità devono essere sottoposte a verifiche periodiche non solo di taratura, ma anche di funzionalità. Questi due controlli, sebbene connessi, sono distinti e necessari. La semplice omologazione iniziale o i certificati di conformità non bastano, così come non è sufficiente l’autodiagnosi dell’apparecchio.

Il principio chiave, richiamato dai giudici, è quello dell’onere della prova (art. 2697 c.c.): spetta alla Pubblica Amministrazione, in caso di contestazione, dimostrare con prove documentali (i certificati di avvenuta verifica periodica) che lo strumento era perfettamente funzionante e affidabile al momento della rilevazione. In assenza di tale prova, la presunzione di affidabilità del dato registrato viene meno, e con essa il fondamento stesso della sanzione.

La Corte ha inoltre precisato che il verbale di accertamento non ha “fede privilegiata” su questo specifico punto. L’attestazione degli agenti circa il corretto funzionamento, essendo frutto di mera percezione sensoriale o basata su un autotest, non può sostituire le certificazioni tecniche richieste.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Cittadini

Questa ordinanza rafforza la posizione del cittadino di fronte a una multa per eccesso di velocità. Essa conferma che non è sufficiente che l’amministrazione affermi di aver usato un apparecchio omologato. Per rendere legittima una multa, l’ente accertatore deve essere in grado di produrre in giudizio, se richiesto, tutta la documentazione che attesti la regolare e periodica manutenzione dello strumento, sia in termini di taratura che di verifica funzionale. Per gli automobilisti e, come in questo caso, per i naviganti, ciò significa avere un’arma in più per contestare sanzioni che potrebbero basarsi su rilevazioni non pienamente affidabili, garantendo un giusto equilibrio tra l’esigenza di sicurezza stradale e il diritto alla difesa del singolo.

È sufficiente il certificato di omologazione per provare che un autovelox funziona correttamente?
No, secondo la Corte non è sufficiente. Oltre all’omologazione iniziale, che attesta la conformità del modello alle norme, l’Amministrazione deve dimostrare di aver effettuato le successive e periodiche verifiche di funzionalità e la taratura dello specifico apparecchio utilizzato.

L’autotest (‘autodiagnosi’) che l’apparecchio esegue all’accensione ha valore di prova?
No. La Corte ha stabilito che i sistemi di autodiagnosi, così come l’attestazione degli agenti verbalizzanti, non sostituiscono la necessità di certificazioni di taratura e verifica periodica rilasciate da soggetti terzi e abilitati. La prova del corretto funzionamento deve essere documentale e formale.

Su chi ricade l’onere di provare la corretta taratura dell’autovelox in caso di multa contestata?
L’onere della prova ricade interamente sulla Pubblica Amministrazione che ha emesso la sanzione. In caso di opposizione da parte del cittadino, è l’ente accertatore a dover produrre in giudizio i certificati attestanti la taratura e la verifica periodica di funzionalità, pena l’annullamento della multa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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