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Taratura autovelox: il certificato basta per la multa

Un automobilista contesta una multa per eccesso di velocità, sostenendo la necessità di provare non solo la calibrazione ma anche la funzionalità dell’apparecchio. La Corte di Cassazione ha stabilito che un certificato di taratura autovelox recente è prova sufficiente del suo corretto funzionamento, rigettando il ricorso. L’onere di provare il malfunzionamento specifico ricade quindi sul cittadino sanzionato.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Taratura Autovelox: Per la Cassazione Basta il Certificato

La questione della validità delle multe emesse tramite autovelox è un tema sempre attuale e dibattuto. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale sul valore probatorio della taratura autovelox, stabilendo un principio chiaro: un certificato di taratura periodica e recente è sufficiente a dimostrare il corretto funzionamento del dispositivo. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Una Multa per Eccesso di Velocità

Un automobilista si vedeva recapitare un verbale di contravvenzione per aver superato il limite di velocità di oltre 40 km/h. L’infrazione era stata rilevata da una postazione fissa dotata di autovelox. La sanzione era pesante: oltre mille euro di multa, la decurtazione di sei punti e la sospensione della patente di guida.
L’automobilista decideva di opporsi, ma la sua opposizione veniva respinta sia dal Giudice di Pace che, in secondo grado, dal Tribunale. Non dandosi per vinto, l’uomo portava il caso fino in Corte di Cassazione.

I Motivi del Ricorso e la Taratura Autovelox

Il ricorrente basava la sua difesa su due argomenti principali.

La Questione della Taratura e della Funzionalità

Il motivo centrale del ricorso riguardava la prova del corretto funzionamento dell’autovelox. Secondo la difesa, non era sufficiente che l’amministrazione dimostrasse l’avvenuta taratura autovelox. Era necessario, a suo avviso, provare anche la “perfetta funzionalità” dell’apparecchio, concetto distinto dalla semplice calibrazione periodica. Il ricorrente sosteneva che il Tribunale avesse erroneamente posto a suo carico l’onere di dimostrare un difetto del dispositivo, mentre tale onere sarebbe dovuto gravare sull’ente accertatore.

La Contestazione sulla Foto della Targa

In secondo luogo, veniva contestato che la targa del veicolo non fosse chiaramente leggibile nella fotografia allegata agli atti, rendendo incerta l’identificazione del mezzo.

La Decisione della Cassazione: Sufficiente il Certificato di Taratura

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la validità della multa e fornendo principi chiari sull’onere della prova in materia di taratura autovelox.

La Corte ha specificato che, sebbene la verifica di funzionalità e la taratura siano concetti distinti, la presentazione di un certificato di taratura valido e recente (nel caso di specie, effettuato sei mesi prima dell’infrazione) è elemento di per sé “sufficiente a dimostrare il corretto funzionamento dell’apparato di rilevazione della velocità”.

Una volta che l’amministrazione produce la documentazione relativa all’omologazione iniziale e alla taratura periodica (che deve avere cadenza almeno annuale), l’onere della prova si inverte. Spetta a quel punto al cittadino sanzionato fornire la prova contraria, ossia dimostrare in concreto il malfunzionamento del dispositivo. La semplice affermazione di un possibile difetto non è sufficiente.

Per quanto riguarda la leggibilità della targa, la Corte ha dichiarato il motivo inammissibile, ricordando che la valutazione della chiarezza di una fotografia costituisce un accertamento di fatto, riservato al giudice di merito e non sindacabile in sede di legittimità.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un orientamento consolidato. La sentenza della Corte Costituzionale n. 113/2015 ha imposto l’obbligo di verifiche periodiche di funzionalità e taratura per tutti gli strumenti di misurazione della velocità. La giurisprudenza successiva ha interpretato questo principio nel senso che il certificato di taratura periodica assolve a questa funzione di garanzia. La Corte Suprema ha chiarito che annulla i verbali solo quando la taratura manchi del tutto o sia palesemente risalente nel tempo, ma non quando, come in questo caso, sia stata regolarmente effettuata e documentata. Presumere un malfunzionamento nonostante una taratura recente sarebbe contrario ai principi di affidabilità degli strumenti certificati e imporrebbe all’amministrazione una prova eccessivamente onerosa e spesso impossibile.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un punto fermo: per contestare efficacemente una multa da autovelox non basta sollevare dubbi generici sul suo funzionamento. Se l’ente accertatore dimostra, tramite certificato, di aver sottoposto l’apparecchio a regolare e recente taratura, la multa è da considerarsi legittima. L’automobilista che intende opporsi dovrà essere in grado di fornire elementi di prova concreti che dimostrino un difetto specifico del dispositivo al momento dell’infrazione, un compito indubbiamente arduo.

Per una multa da autovelox, è sufficiente che la Pubblica Amministrazione produca solo il certificato di taratura?
Sì. Secondo la sentenza, il certificato di taratura periodica (in questo caso risalente a sei mesi prima dell’infrazione) è un elemento sufficiente a dimostrare il corretto funzionamento dell’apparecchio di rilevazione della velocità.

Una volta che l’amministrazione prova la taratura autovelox, su chi ricade l’onere di provare il malfunzionamento?
Una volta che l’amministrazione ha prodotto i certificati di omologazione e di taratura, spetta alla parte sanzionata l’onere di fornire la prova contraria, ovvero dimostrare il malfunzionamento specifico del dispositivo.

La Corte di Cassazione può riesaminare la leggibilità della targa in una fotografia scattata dall’autovelox?
No. La valutazione sulla chiara leggibilità della targa in una fotografia è un accertamento di fatto. Tale valutazione, se compiuta dal giudice di merito (come il Tribunale), non è censurabile davanti alla Corte di Cassazione, che è un giudice di legittimità e non di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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