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TAN determinabile: la Cassazione rinvia la decisione

Un’ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione affronta il tema del TAN determinabile in un contratto di finanziamento. Un titolare di farmacia aveva contestato un contratto per l’omessa indicazione del TAN, ottenendo ragione in primo grado. La Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, ritenendo il TAN desumibile dal piano di ammortamento allegato. La Cassazione, riconoscendo la particolare rilevanza della questione, ha rinviato la causa a pubblica udienza per una decisione approfondita, senza ancora pronunciarsi nel merito.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

TAN non indicato nel contratto? La Cassazione riflette

La questione del TAN determinabile, anche se non esplicitamente indicato nei contratti di finanziamento, torna al centro del dibattito giuridico. Con una recente ordinanza interlocutoria, la Corte di Cassazione ha deciso di non pronunciarsi immediatamente su un caso complesso, preferendo rinviare la discussione a una pubblica udienza. Questa scelta sottolinea la delicatezza e l’importanza della questione, che potrebbe avere impatti significativi su innumerevoli contratti bancari. Analizziamo insieme i dettagli di questa vicenda.

I Fatti di Causa: Un Finanziamento Controverso

Un farmacista stipulava un contratto di finanziamento di 300.000 euro con una società finanziaria, da rimborsare in 180 rate mensili. Il contratto prevedeva un tasso variabile indicizzato all’Euribor, ma non riportava esplicitamente il valore del Tasso Annuo Nominale (TAN). Erano invece presenti l’Indicatore Sintetico di Costo (ISC/TAEG), pari all’8,41%, e un dettagliato piano di ammortamento “alla francese”.

Anni dopo, a seguito della risoluzione del contratto per inadempimento da parte della finanziaria, il farmacista adiva il tribunale. La sua tesi era chiara: l’omessa indicazione del TAN rendeva il contratto parzialmente nullo, con conseguente diritto all’applicazione di un tasso sostitutivo legale, molto più favorevole, come previsto dal Testo Unico Bancario (TUB).

Il Percorso Giudiziario: Decisioni Opposte

Il caso ha visto due sentenze di merito diametralmente opposte:

1. Il Tribunale di Primo Grado: Accoglieva la domanda del farmacista. I giudici ritenevano che l’indicazione del solo TAEG non fosse sufficiente a colmare la lacuna della mancata specificazione del TAN, trattandosi di due indicatori con finalità e nature distinte. Di conseguenza, disponevano l’applicazione del tasso sostitutivo previsto dall’art. 117 del TUB.
2. La Corte d’Appello: Riformava completamente la prima decisione. Secondo la corte territoriale, il TAN, sebbene non indicato espressamente, era da considerarsi TAN determinabile con sufficiente certezza. Tutti gli elementi necessari per il suo calcolo (capitale, numero e importo delle rate, quota interessi per ogni rata) erano infatti contenuti nel piano di ammortamento, che era parte integrante del contratto e approvato dal cliente. Pertanto, la prescrizione di trasparenza era stata rispettata.

Le Motivazioni dell’Ordinanza Interlocutoria

Giunto in Cassazione, il farmacista ha contestato la decisione d’appello, sostenendo che la legge richiede un’indicazione chiara e non la possibilità di ricavare il tasso tramite calcoli matematici. Di fronte a questi motivi, la Suprema Corte ha emesso un’ordinanza interlocutoria.

La motivazione di questo provvedimento non risiede nel merito della questione, ma nella sua rilevanza. I giudici hanno ritenuto che i punti di diritto sollevati fossero di “particolare rilevanza”, tali da meritare una trattazione più solenne e approfondita in una pubblica udienza, anziché una decisione più rapida in camera di consiglio. Questa scelta procedurale evidenzia come la questione del TAN determinabile non sia affatto pacifica e richieda un intervento chiarificatore da parte della Corte nella sua massima espressione.

Conclusioni: Un Rinvio Strategico e le Prospettive Future

L’ordinanza della Cassazione lascia la questione in sospeso, ma lancia un segnale forte. La validità dei contratti di finanziamento in cui il TAN non è esplicitato ma solo desumibile da altri documenti contrattuali è un tema cruciale per la tutela della trasparenza bancaria e la protezione del consumatore. La futura sentenza, che seguirà alla pubblica udienza, è destinata a diventare un punto di riferimento fondamentale per operatori del settore e clienti, stabilendo una volta per tutte se la “determinabilità” di un tasso equivalga alla sua “indicazione” ai sensi di legge.

È valido un contratto di finanziamento se non indica esplicitamente il TAN?
La questione è controversa. La Corte d’Appello ha ritenuto il contratto valido perché il TAN era comunque determinabile dal piano di ammortamento allegato. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha considerato la questione così rilevante da rinviarla a una pubblica udienza per una decisione approfondita, segnalando che il punto non è ancora pacifico.

L’indicazione del TAEG (o ISC) è sufficiente a sostituire quella del TAN?
Secondo la sentenza di primo grado, no. Il Tribunale ha specificato che TAEG e TAN sono indicatori distinti e l’indicazione del primo non sana l’omissione del secondo. La Corte di Cassazione dovrà pronunciarsi anche su questo aspetto nel giudizio di merito.

Cosa ha deciso la Corte di Cassazione con questa ordinanza?
La Corte di Cassazione non ha deciso chi ha ragione o torto. Ha emesso un’ordinanza interlocutoria con cui, riconoscendo la “particolare rilevanza” delle questioni legali sollevate, ha disposto il rinvio della causa a una pubblica udienza per una discussione più approfondita prima di emettere una sentenza definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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