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TAEG errato: non basta per la nullità del contratto

Un cliente ha contestato un contratto di finanziamento per un TAEG errato. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che un TAEG errato, essendo un mero indicatore informativo, non causa automaticamente la nullità del contratto. Il costo effettivo del finanziamento è desumibile dalla somma delle singole voci di costo presenti nel contratto. La Corte ha anche ribadito che la natura obbligatoria o facoltativa di una polizza assicurativa è una valutazione di fatto riservata ai giudici di merito.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

TAEG errato? Non sempre il contratto è nullo: l’analisi della Cassazione

L’indicazione di un TAEG errato in un contratto di finanziamento è una delle contestazioni più frequenti sollevate dai consumatori. Ma quali sono le reali conseguenze legali di tale difformità? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha fornito chiarimenti cruciali, ribadendo un principio consolidato: l’errore sul TAEG, di per sé, non determina la nullità del contratto. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Un Contratto di Finanziamento sotto esame

La vicenda trae origine dall’azione legale di un cliente contro una società finanziaria. Il cliente aveva stipulato un contratto di finanziamento nel 2009 e, successivamente, aveva contestato la validità di alcune clausole. Le sue doglianze si concentravano su tre punti principali:
1. La presunta violazione delle norme anti-usura.
2. La presunta applicazione di interessi anatocistici tramite il piano di ammortamento ‘alla francese’.
3. La violazione dell’art. 117 del Testo Unico Bancario (TUB) per aver applicato un TAEG diverso da quello pattuito, includendo costi non dichiarati, come quelli di una polizza assicurativa che riteneva obbligatoria.

Le Decisioni dei Giudici di Merito

Sia il Tribunale in primo grado sia la Corte d’Appello hanno respinto le richieste del cliente. Secondo i giudici, le allegazioni erano generiche. In particolare, la Corte d’Appello ha stabilito che:
– I costi assicurativi non andavano inclusi nel calcolo del TAEG perché la polizza era meramente facoltativa.
– L’eventuale indicazione erronea del TAEG, per un contratto stipulato prima delle riforme del 2010, non comportava la nullità del contratto, poiché la legge all’epoca non prevedeva tale sanzione.
– Il piano di ammortamento ‘alla francese’ non implica di per sé l’applicazione di interessi anatocistici.

L’Analisi della Cassazione e il TAEG errato

Il cliente ha quindi proposto ricorso per Cassazione, ma la Suprema Corte lo ha dichiarato inammissibile, confermando la validità delle decisioni precedenti. La Corte ha colto l’occasione per ribadire alcuni principi fondamentali in materia di contratti bancari.

La Funzione Meramente Informativa del TAEG

Il punto centrale della decisione riguarda la natura del TAEG (o ISC – Indice Sintetico di Costo). La Cassazione ha affermato che questo indicatore ha una funzione puramente informativa. Esso serve a dare al cliente una rappresentazione sintetica del costo totale del finanziamento, ma non rientra tra “tassi, prezzi e altre condizioni” la cui mancata o errata indicazione scritta causa la nullità del contratto ai sensi dell’art. 117 TUB.

Secondo la Corte, anche se il TAEG è errato, il costo globale del finanziamento resta comunque determinabile e trasparente, in quanto ricavabile dalla sommatoria di tutte le singole voci di costo e oneri elencate nel contratto. Pertanto, un TAEG errato non è sufficiente a invalidare l’intero accordo.

La Valutazione dei Costi Assicurativi

Un altro motivo di ricorso riguardava l’esclusione dei costi della polizza assicurativa dal calcolo del TAEG. Il ricorrente sosteneva che la polizza fosse di fatto obbligatoria. La Cassazione ha respinto anche questa censura, spiegando che stabilire se una polizza sia facoltativa o condizione imprescindibile per ottenere il credito è un accertamento di fatto. Tale valutazione spetta esclusivamente al giudice di merito (Tribunale e Corte d’Appello) e non può essere riesaminata in sede di legittimità, a meno di vizi logici o giuridici che in questo caso non sono stati riscontrati.

L’Inammissibilità delle Altre Censure

Gli altri motivi di ricorso, relativi all’anatocismo e alla presunta errata valutazione della consulenza di parte, sono stati giudicati inammissibili. La Corte ha sottolineato che il ricorso per Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio per riesaminare le prove e i fatti. Il ricorrente, infatti, stava chiedendo una nuova valutazione nel merito, attività preclusa alla Suprema Corte.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Suprema Corte si fonda su un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato. Il principio cardine è la distinzione tra gli elementi essenziali del contratto, la cui mancanza o indeterminatezza può portare alla nullità, e gli indicatori informativi, come il TAEG, che hanno lo scopo di migliorare la trasparenza ma la cui imprecisione non inficia la validità del rapporto. La nullità è una sanzione grave che la legge riserva solo a violazioni specifiche e sostanziali. In questo quadro, l’erronea indicazione di un dato sintetico, quando tutti gli elementi di costo sono comunque dettagliati nel contratto, non è ritenuta una violazione così grave da giustificare l’invalidità.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Consumatori e Istituti di Credito

L’ordinanza in esame offre importanti spunti pratici. Per i consumatori, emerge che la semplice contestazione di un TAEG errato non è una strategia vincente per ottenere la nullità di un finanziamento. È necessario dimostrare che l’errore ha inciso sulla trasparenza in modo sostanziale, rendendo indeterminabile il costo effettivo del credito, oppure che l’intermediario ha violato specifiche clausole contrattuali. Per gli istituti di credito, pur essendo rassicurati sul fatto che un errore formale sul TAEG non travolge il contratto, rimane l’obbligo di massima trasparenza e correttezza nella redazione della documentazione contrattuale per evitare contenziosi.

Un TAEG errato in un contratto di finanziamento ne causa automaticamente la nullità?
No, la Corte di Cassazione ha ribadito che il TAEG è un indicatore sintetico del costo e ha una funzione informativa. La sua errata indicazione non comporta la nullità del contratto, poiché il costo complessivo è comunque desumibile dalla somma delle singole voci di costo elencate nel contratto stesso.

I costi di una polizza assicurativa collegata a un finanziamento devono sempre essere inclusi nel calcolo del TAEG?
Dipende. La Corte ha chiarito che spetta al giudice di merito accertare in concreto se la polizza fosse facoltativa o una condizione essenziale per ottenere il credito. Solo in quest’ultimo caso i suoi costi devono essere inclusi. Nel caso specifico, i giudici hanno ritenuto la polizza facoltativa.

È possibile contestare davanti alla Corte di Cassazione la valutazione delle prove fatta dal giudice d’appello?
No, se non in casi eccezionali e molto specifici. La Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono riesaminare i fatti o le prove (come una perizia di parte). Il ricorso in Cassazione è limitato alla violazione di norme di diritto, non a una nuova valutazione del merito della causa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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