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Superinteressi: la condanna deve essere espressa

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3499/2025, ha stabilito che i cosiddetti “superinteressi” previsti dall’art. 1284, comma 4, c.c., non sono un effetto automatico della causa. Per essere pretesi in fase esecutiva, è necessaria una pronuncia espressa e “ad hoc” nel titolo esecutivo. Una generica condanna al pagamento degli “interessi legali” non è sufficiente a includere il saggio maggiorato. La Corte ha accolto il ricorso di una società energetica, annullando la pretesa di un creditore che li aveva calcolati sulla base di una sentenza che non li menzionava esplicitamente, richiamando un principio consolidato dalle Sezioni Unite.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Superinteressi: La Cassazione Conferma, la Condanna Deve Essere Espressa

L’applicazione dei cosiddetti superinteressi, ovvero gli interessi moratori al saggio maggiorato previsto dall’articolo 1284, comma 4, del codice civile, è da tempo oggetto di dibattito. La domanda fondamentale è sempre stata la stessa: questi interessi scattano automaticamente con l’avvio di una causa o è necessaria una pronuncia esplicita del giudice? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata sul punto, ribadendo un principio ormai consolidato: senza una condanna espressa nel titolo esecutivo, i superinteressi non possono essere pretesi.

I Fatti del Caso: Dagli Interessi Legali alla Pretesa dei Superinteressi

La vicenda trae origine da una causa per risarcimento danni avviata da un privato contro una società di distribuzione di energia, a causa del malfunzionamento di un impianto fotovoltaico. Il Tribunale, in prima istanza, accoglieva la domanda e condannava la società al pagamento di una somma capitale, “oltre interessi legali dalla domanda giudiziale fino al soddisfo”.

La società adempiva a quanto stabilito in sentenza. Tuttavia, il creditore, ritenendo di avere diritto a più di quanto ricevuto, notificava un atto di precetto per un’ulteriore somma, calcolata applicando il tasso maggiorato degli interessi previsto dall’art. 1284, comma 4, c.c. (i “superinteressi”), a partire dalla data di inizio del giudizio.

La società si opponeva, sostenendo che il titolo esecutivo (la sentenza) non prevedeva tale maggiorazione. Sia il Giudice di Pace che il Tribunale in appello davano però torto alla società, affermando che la dicitura “interessi legali” dovesse essere interpretata come un rinvio a tutti gli interessi previsti dalla legge, inclusi quelli maggiorati. Di qui, il ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Ruolo dei Superinteressi

La Suprema Corte ha accolto il ricorso della società, ribaltando le decisioni dei giudici di merito. Il punto centrale della decisione si fonda su un recente e fondamentale intervento delle Sezioni Unite (sentenza n. 12449/2024), che ha risolto definitivamente la questione.

Il Principio delle Sezioni Unite

Le Sezioni Unite hanno chiarito che la condanna al pagamento degli superinteressi deve essere chiesta espressamente e, soprattutto, dichiarata espressamente in sentenza. Non si tratta di un effetto automatico della mora o della pendenza di un giudizio.

Perché i Superinteressi non sono Automatici

Il ragionamento della Corte si basa su tre pilastri:
1. Natura dell’obbligazione: La spettanza degli interessi maggiorati può dipendere dalla natura del credito. Spetta quindi al giudice accertare se il credito rientri nei casi previsti dalla norma.
2. Accordo tra le parti: La norma si applica “se le parti non ne hanno stabilito la misura”. Il giudice deve quindi verificare l’eventuale esistenza di un patto contrario tra le parti.
3. Decorrenza: Gli interessi decorrono “dalla domanda”, ma l’identificazione esatta di tale momento può richiedere un accertamento giudiziale (es. in caso di atti preliminari come un sequestro).

Poiché l’applicazione dei superinteressi richiede questi accertamenti, non può essere un automatismo legale (ope legis), ma necessita di una valutazione e di una pronuncia ad hoc da parte del giudice.

Le Motivazioni: la Necessità di una Pronuncia Espressa

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che, in assenza di una statuizione esplicita nella sentenza, il creditore che si vede riconoscere solo gli “interessi legali” ha l’onere di impugnare quella decisione. Se non lo fa, la sentenza passa in giudicato e, in fase esecutiva, potrà pretendere solo gli interessi al saggio legale ordinario.

Nel caso specifico, la sentenza originale non conteneva alcun riferimento agli interessi maggiorati dell’art. 1284, comma 4, c.c. Di conseguenza, la pretesa del creditore di riscuoterli tramite precetto era illegittima perché fondata su un diritto non contemplato nel titolo esecutivo. La generica formula “interessi legali” non è sufficiente a includere implicitamente anche il saggio maggiorato, che costituisce una previsione specifica e derogatoria rispetto alla regola generale.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Creditori e Debitori

Questa ordinanza consolida un principio di certezza del diritto fondamentale nei rapporti tra creditori e debitori. Le implicazioni sono chiare:
* Per i creditori: È essenziale non solo richiedere esplicitamente i superinteressi nell’atto introduttivo del giudizio, ma anche assicurarsi che il dispositivo della sentenza li menzioni espressamente. In caso di omissione da parte del giudice, è necessario impugnare la sentenza.
* Per i debitori: Una condanna generica agli “interessi legali” li obbliga a corrispondere solo quelli calcolati al tasso legale ordinario. Qualsiasi pretesa superiore, non supportata da un’esplicita menzione nel titolo esecutivo, può essere legittimamente contestata con un’opposizione all’esecuzione.

In definitiva, la Corte ha posto fine all’incertezza, stabilendo che i superinteressi non sono un accessorio implicito del credito, ma un diritto che deve essere accertato e dichiarato dal giudice in modo inequivocabile.

Gli interessi maggiorati (o ‘superinteressi’) previsti dall’art. 1284, comma 4, c.c. sono dovuti automaticamente dopo l’inizio di una causa?
No. La Corte di Cassazione, richiamando le Sezioni Unite, ha stabilito che non sono un effetto automatico della pendenza del giudizio, ma richiedono un accertamento da parte del giudice e una specifica pronuncia in sentenza.

Cosa succede se la sentenza di condanna parla solo di ‘interessi legali’ senza specificare il tasso maggiorato?
In questo caso, il creditore può pretendere esclusivamente gli interessi al saggio legale ordinario. La formula generica non è sufficiente per includere i ‘superinteressi’, che devono essere espressamente menzionati nel titolo esecutivo.

Per ottenere i ‘superinteressi’, è sufficiente che il creditore li richieda nel suo atto introduttivo?
No, non è sufficiente. La richiesta è un presupposto necessario, ma è indispensabile che il giudice accolga tale richiesta e la espliciti nella parte dispositiva della sentenza. In assenza di tale statuizione, il creditore non potrà pretenderli in fase di esecuzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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