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Supercondominio: quando si applica e i requisiti

La Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale in materia di supercondominio. Analizzando il caso di due proprietari di una villetta che utilizzavano una strada di accesso di proprietà esclusiva di un condominio adiacente, la Corte ha annullato la decisione d’appello che aveva configurato un supercondominio. È stato chiarito che, per l’esistenza di un tale istituto, non è sufficiente la mera fruizione condivisa di un bene o servizio, ma è indispensabile la contitolarità, ovvero la proprietà comune del bene stesso, ai sensi dell’art. 1117 del codice civile.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Supercondominio: Non Basta l’Uso Comune, Serve la Proprietà Condivisa

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sui requisiti necessari per la costituzione di un supercondominio, chiarendo un punto fondamentale: la semplice fruizione di un servizio non è sufficiente. Per poter parlare di supercondominio, è indispensabile la presenza di una proprietà comune. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti di Causa

La vicenda giudiziaria nasce dalla richiesta di pagamento di oneri condominiali avanzata da un Condominio nei confronti dei proprietari di una villetta unifamiliare confinante. Questi ultimi si erano opposti, sostenendo che la loro unità immobiliare non facesse parte del condominio. Il contenzioso ruotava attorno all’uso di un viale d’accesso, munito di cancello e illuminazione, che i proprietari della villetta utilizzavano per raggiungere la loro abitazione ma che risultava di proprietà esclusiva del Condominio.

La Decisione della Corte d’Appello e il Ricorso in Cassazione

In secondo grado, la Corte d’Appello aveva parzialmente riformato la sentenza del Tribunale, ritenendo esistente un rapporto di supercondominio tra la villetta e il Condominio. La motivazione si basava sulla constatazione che il viale, pur essendo di proprietà del Condominio, era a servizio di entrambi gli immobili. Secondo i giudici d’appello, questo legame funzionale era sufficiente a creare la particolare comunione regolata dalle norme sul condominio. Contro questa decisione, i proprietari della villetta hanno proposto ricorso in Cassazione.

L’Analisi del Supercondominio: Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ribaltando la visione della Corte territoriale e offrendo una lezione chiara sulla natura del supercondominio.

Il Principio di Diritto: la Proprietà Comune è Indispensabile

Il cuore della decisione risiede nella distinzione tra ‘uso comune’ e ‘proprietà comune’. I giudici di legittimità hanno affermato che, per poter applicare le norme sul condominio a una pluralità di edifici (come nel caso del supercondominio), è imprescindibile l’esistenza di una proprietà che possa essere qualificata come comune a tutti gli immobili coinvolti, ai sensi dell’art. 1117 c.c.

Nel caso specifico, era pacifico che il viale d’accesso (particella catastale 422) fosse di proprietà esclusiva del Condominio. I proprietari della villetta ne beneficiavano, ma non ne erano comproprietari. Questa circostanza è decisiva: la sola fruizione di cose, impianti o servizi insistenti sulla proprietà esclusiva di uno solo degli edifici non è sufficiente a generare un rapporto di supercondominialità.

La Distinzione dai Precedenti Giurisprudenziali

La Corte ha anche chiarito perché un precedente giurisprudenziale citato dalla Corte d’Appello non fosse pertinente. Quel caso riguardava beni (come uno scivolo di accesso a un garage) che erano di proprietà comune tra un condominio e un’unità abitativa esterna. La situazione attuale è radicalmente diversa, poiché manca il presupposto fondamentale della contitolarità del bene.

Le motivazioni della Cassazione sottolineano che il supercondominio sorge ipso iure et facto quando più edifici hanno in comune talune cose, impianti e servizi in un rapporto di accessorietà. Questo vincolo funzionale, però, deve essere radicato in un diritto di proprietà condiviso. Senza questo elemento, si ricade in altri istituti giuridici, ma non in quello condominiale.

Le Conclusioni della Corte e le Implicazioni Pratiche

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata con rinvio alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare il caso attenendosi al seguente principio: non può esistere un rapporto di supercondominio di fatto tra due edifici se non vi è una proprietà comune su cui insistono i servizi condivisi. La mera fruizione di un servizio localizzato su un’area di proprietà esclusiva di una delle parti non è sufficiente a far scattare l’applicazione delle norme condominiali.

Questa ordinanza è di grande importanza pratica, poiché chiarisce i confini dell’istituto del supercondominio, evitando che vengano imposti obblighi e oneri condominiali a soggetti che sono semplicemente ‘vicini’ e utilizzatori di un servizio, senza essere contitolari del bene che lo ospita.

Quando si costituisce un supercondominio?
Un supercondominio si costituisce quando più unità immobiliari, edifici o condomini hanno in comune delle parti ai sensi dell’art. 1117 del codice civile. Il requisito indispensabile, come chiarito dalla sentenza, è l’esistenza di una proprietà comune su tali parti, e non la semplice fruizione condivisa.

La semplice fruizione di una strada di proprietà di un condominio da parte di un’altra proprietà crea un rapporto di supercondominio?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la sola fruizione da parte di entrambi gli immobili di cose, impianti o servizi insistenti sulla proprietà esclusiva di uno solo di essi non è sufficiente a creare un rapporto di supercondominio.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza d’appello?
La Corte ha annullato la sentenza perché la Corte d’Appello aveva erroneamente ritenuto esistente un supercondominio basandosi unicamente sul legame funzionale (l’uso comune del viale), trascurando il fatto che mancasse il presupposto essenziale della proprietà comune del viale stesso, che era di proprietà esclusiva del Condominio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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