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Successione processuale dei soci: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 2127/2024, ha affermato un principio fondamentale in tema di successione processuale dei soci. Nel caso esaminato, una società, dopo aver intentato una causa per vizi in un appalto, veniva cancellata dal registro delle imprese. I soci decidevano di proseguire personalmente il giudizio. La Corte d’Appello negava la loro legittimazione, ma la Cassazione ha ribaltato la decisione. È stato stabilito che la cancellazione della società determina un fenomeno successorio, per cui i diritti e le obbligazioni, inclusa la posizione processuale, si trasferiscono ai soci, i quali possono quindi continuare la causa pendente.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Societario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Successione Processuale dei Soci: Cosa Accade alle Cause dopo la Cancellazione della Società?

La cancellazione di una società dal registro delle imprese è un evento che pone fine alla sua esistenza giuridica. Ma cosa succede alle cause legali che la società aveva in corso? La recente ordinanza della Corte di Cassazione n. 2127/2024 offre un chiarimento cruciale su questo punto, consolidando il principio della successione processuale dei soci. Questo meccanismo assicura che i diritti e le pendenze giudiziarie non si dissolvano nel nulla, ma vengano trasmessi a coloro che costituivano il substrato personale dell’ente: i soci.

Il Contesto del Caso

La vicenda ha origine da un contratto di appalto. Una società a responsabilità limitata commissionava a un imprenditore individuale la fornitura e posa in opera di un soppalco metallico per il proprio showroom. A seguito di presunti vizi dell’opera, ritardi e danni, la società committente citava in giudizio l’imprenditore per ottenere una riduzione del prezzo e il risarcimento.

Durante il corso del giudizio di primo grado, si verificano due eventi cruciali:
1. La società committente viene posta in liquidazione e, successivamente, cancellata dal registro delle imprese.
2. I due soci della società estinta, con una delibera assembleare, manifestano espressamente la volontà di proseguire personalmente la causa pendente.

Sulla base di questa delibera, i soci riassumono il giudizio, che era stato interrotto, subentrando alla società.

Il Percorso Giudiziario e la questione della legittimazione

Il Tribunale di primo grado riconosceva la legittimazione dei soci a proseguire l’azione e, nel merito, accoglieva parzialmente le loro domande, condannando l’imprenditore a un risarcimento.

La questione si complica in secondo grado. La Corte d’Appello, riformando la decisione, nega la legittimazione attiva dei soci. A suo avviso, i soci non avrebbero potuto proseguire il giudizio, mettendo in discussione la loro capacità di essere parte processuale al posto della società estinta.

La Decisione della Cassazione sulla successione processuale dei soci

I soci, non accettando la decisione d’appello, ricorrono in Cassazione. La Suprema Corte accoglie il loro ricorso, cassa la sentenza impugnata e rinvia la causa alla Corte d’Appello per un nuovo esame, basandosi su principi ormai consolidati in materia.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha ribadito l’orientamento, inaugurato dalle Sezioni Unite con la sentenza n. 6070/2013, secondo cui la cancellazione di una società dal registro delle imprese non comporta la scomparsa di ogni rapporto giuridico ad essa facente capo. Si determina, invece, un fenomeno di tipo successorio.

I punti chiave della motivazione sono i seguenti:
1. Fenomeno Successorio: L’estinzione della società innesca un meccanismo successorio sui generis. Le obbligazioni si trasferiscono ai soci (con responsabilità limitata o illimitata a seconda del loro precedente status). Allo stesso modo, i diritti e i beni non compresi nel bilancio di liquidazione si trasferiscono ai soci in regime di contitolarità.
2. Continuità del Processo: Quando la cancellazione avviene a causa già iniziata, la legittimazione a proseguirla, sia attiva che passiva, si trasferisce automaticamente ai soci. Essi diventano partecipi di una comunione sui beni e diritti residui e, di conseguenza, subentrano nella posizione processuale dell’ente estinto, ai sensi dell’art. 110 del codice di procedura civile.
3. Volontà dei Soci: Nel caso specifico, i soci avevano manifestato esplicitamente, tramite una delibera assembleare, l’intenzione di non rinunciare al credito risarcitorio e di voler proseguire l’azione legale. Questa volontà esplicita impedisce di presumere una rinuncia tacita al diritto, che altrimenti potrebbe essere desunta dalla mancata inclusione del credito nel bilancio finale di liquidazione.
4. Violazione del Giudicato Interno: La Cassazione ha inoltre evidenziato come la Corte d’Appello avesse violato il giudicato formatosi sulla decisione del Tribunale. Quest’ultimo aveva accertato la legittimazione dei soci sulla base della loro manifesta volontà, e tale punto non era stato oggetto di specifica impugnazione, diventando quindi definitivo.

Conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza un principio di giustizia sostanziale: l’estinzione di un soggetto giuridico non può tradursi in un’ingiustificata estinzione dei suoi diritti o in un ostacolo insormontabile per la tutela giudiziaria. La successione processuale dei soci garantisce la continuità dei rapporti giuridici e processuali, permettendo ai soci di subentrare nelle cause pendenti per far valere i crediti residui della società. Questa decisione offre una guida chiara per liquidatori, soci e professionisti legali, sottolineando l’importanza di gestire con attenzione la fase di liquidazione e di manifestare esplicitamente la volontà di proseguire le azioni legali per evitare di perdere diritti patrimoniali significativi.

Cosa succede a una causa in corso se la società che l’ha iniziata viene cancellata dal registro delle imprese?
La causa non si estingue. Si verifica un fenomeno di successione processuale in cui la legittimazione a proseguire il giudizio si trasferisce automaticamente ai soci della società cancellata.

I soci di una società estinta possono sempre continuare un’azione legale iniziata dalla società?
Sì, i soci subentrano nei diritti non liquidati, incluse le pretese azionate in giudizio. Se, come nel caso di specie, i soci manifestano esplicitamente la volontà di proseguire la causa, la loro legittimazione a farlo è pienamente riconosciuta.

La mancata inclusione di un credito nel bilancio finale di liquidazione equivale a una rinuncia?
Non necessariamente. La Cassazione chiarisce che una rinuncia non può essere presunta, specialmente per crediti incerti o illiquidi. Se i soci esplicitano la loro volontà di proseguire il giudizio per quel credito, si esclude qualsiasi rinuncia tacita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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