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Successione di contratti: la Cassazione chiarisce

Una lavoratrice, dopo una lunga serie di contratti a termine e in somministrazione, ha impugnato solo l’ultimo rapporto di lavoro chiedendone la conversione a tempo indeterminato. Le corti di merito hanno rigettato la domanda per intervenuta decadenza rispetto ai contratti precedenti. La Corte di Cassazione ha cassato la decisione, stabilendo un importante principio sulla successione di contratti a termine: anche se i contratti passati non sono stati impugnati nei termini, il giudice deve valutarli come ‘antecedente storico’ per verificare se la reiterazione abbia superato i limiti di legge, rendendo illegittimo l’ultimo contratto.

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Successione di contratti: basta impugnare l’ultimo per far valere l’abuso

La gestione dei contratti a tempo determinato è un tema cruciale nel diritto del lavoro, specialmente quando si verifica una successione di contratti a termine con lo stesso datore di lavoro. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale: l’impugnazione dell’ultimo contratto di una lunga serie può essere sufficiente per far esaminare dal giudice l’intera storia lavorativa e accertare un eventuale abuso, anche se i contratti precedenti non sono stati contestati nei termini di legge. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Una Lunga Serie di Contratti Precari

Il caso riguarda una lavoratrice che aveva prestato la sua attività per una nota azienda di bevande attraverso una sequenza di tredici contratti in un arco temporale di dodici anni (dal 2002 al 2014). Nello specifico, si trattava di dieci contratti a tempo determinato seguiti da tre contratti di somministrazione.

Al termine dell’ultimo rapporto, la lavoratrice ha adito il Tribunale per chiedere che venisse dichiarata la nullità del primo contratto e delle successive reiterazioni, con la conseguente costituzione di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato e il pagamento delle differenze retributive. La sua contestazione formale, tuttavia, era stata inviata solo dopo la conclusione dell’ultimo contratto.

Le Decisioni dei Giudici di Merito

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno respinto le richieste della lavoratrice. La motivazione principale si basava sull’istituto della decadenza. Secondo i giudici, la lavoratrice avrebbe dovuto impugnare ogni singolo contratto entro i termini previsti dalla legge. Avendo contestato formalmente solo l’ultimo rapporto e ben oltre la scadenza dei termini per i precedenti, il suo diritto a far valere l’illegittimità della catena contrattuale era, secondo le corti di merito, decaduto.

Successione di contratti a termine e il principio della Cassazione

La Corte di Cassazione ha ribaltato completamente questa visione, accogliendo il ricorso della lavoratrice. Il principio di diritto affermato è di grande rilevanza: l’intervenuta decadenza dall’impugnazione dei contratti precedenti non impedisce al giudice di valutare l’intera sequenza dei rapporti di lavoro come “antecedente storico”.

In altre parole, anche se il lavoratore non può più agire direttamente contro i vecchi contratti, la loro esistenza e la loro successione costituiscono un fatto che il giudice deve prendere in considerazione per verificare la legittimità dell’ultimo contratto stipulato. Se l’ultimo contratto è stato concluso in un contesto di abusiva reiterazione che ha portato al superamento della durata massima complessiva (ad esempio, i 36 mesi previsti da una certa normativa), esso può essere dichiarato illegittimo.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha chiarito che la decadenza preclude un’azione diretta volta a far dichiarare l’invalidità dei singoli contratti pregressi, ma non cancella la loro esistenza storica. Questa catena di rapporti, pur insuscettibile di un’azione autonoma, diventa un elemento di prova fondamentale nell’ambito del giudizio sull’ultimo contratto. Il giudice ha quindi il dovere di effettuare una “valutazione incidentale” su tutta la sequenza per accertare se le condizioni che legittimano un contratto a termine (in questo caso, l’ultimo) siano effettivamente presenti o se, al contrario, si sia verificata un’elusione delle norme imperative volte a prevenire l’abuso del lavoro precario, come delineato anche dalla Direttiva europea 2008/104 e dall’interpretazione della Corte di Giustizia.

Inoltre, la Cassazione ha criticato la Corte d’Appello per aver trattato in modo superficiale (come argomenti ad abundantiam) altre questioni cruciali, come la reale natura stagionale dell’attività, che non erano state adeguatamente esaminate proprio a causa dell’errata applicazione del principio di decadenza.

Le Conclusioni

L’ordinanza ha conseguenze pratiche significative per la tutela dei lavoratori precari. Stabilisce che un lavoratore, al termine di una lunga successione di contratti a termine, può efficacemente difendere i propri diritti impugnando tempestivamente anche solo l’ultimo contratto. Questa impugnazione apre la porta a una valutazione giudiziale dell’intera storia lavorativa per smascherare eventuali abusi. La decadenza non agisce come una sanatoria automatica per i rapporti passati, i quali restano rilevanti per giudicare la legittimità del presente. La causa è stata quindi rinviata a una nuova sezione della Corte d’Appello, che dovrà riesaminare il caso applicando questo fondamentale principio.

Se impugno solo l’ultimo di una lunga serie di contratti a termine, i contratti precedenti non possono più essere considerati dal giudice?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il giudice deve considerare i contratti precedenti come ‘antecedente storico’. Anche se il diritto di impugnarli direttamente è decaduto, la loro esistenza è fondamentale per valutare se la stipulazione dell’ultimo contratto costituisca un abuso per superamento della durata massima complessiva.

La decadenza dall’impugnazione dei singoli contratti a termine impedisce di far valere l’illegittimità della successione?
No. La decadenza non preclude l’accertamento dell’abusiva reiterazione. La vicenda contrattuale passata, pur non essendo più direttamente attaccabile, rileva come fatto storico per determinare se l’ultimo contratto della serie sia stato stipulato in violazione delle norme che limitano la successione dei contratti a termine.

Qual è l’effetto pratico di questa ordinanza per i lavoratori?
I lavoratori che si trovano in una situazione di precarietà prolungata a causa di una successione di contratti a termine possono, impugnando tempestivamente l’ultimo contratto, chiedere al giudice di valutare l’intera catena di rapporti per dimostrare l’abuso e ottenere la conversione del rapporto in uno a tempo indeterminato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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