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Stabilizzazione precari: non basta la precedenza

Una lavoratrice, dopo una serie di contratti a termine con un ente pubblico, veniva assunta a tempo indeterminato. La Corte di Cassazione ha chiarito che questa stabilizzazione precari non elimina automaticamente il diritto al risarcimento per l’abuso passato. Per la Corte, l’assunzione a tempo indeterminato costituisce una misura riparatoria adeguata solo se è conseguenza diretta e immediata dell’abuso, e non quando è semplicemente agevolata da un generico diritto di precedenza in una procedura di assunzione ordinaria. La causa è stata rinviata per una nuova valutazione del danno.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Stabilizzazione Precari: L’Assunzione Non Cancella il Diritto al Risarcimento

La recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 27240 del 2025, affronta un tema cruciale nel diritto del lavoro pubblico: la stabilizzazione precari. La Corte ha stabilito un principio fondamentale: l’assunzione a tempo indeterminato di un lavoratore, a seguito di un periodo di precariato caratterizzato da un’illegittima successione di contratti a termine, non esclude automaticamente il diritto del lavoratore a ottenere un risarcimento per l’abuso subito. Questo è vero soprattutto quando l’assunzione non è una conseguenza diretta e immediata dell’abuso stesso.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda una lavoratrice di un’Azienda Sanitaria Locale che, dopo aver lavorato per anni con contratti a tempo determinato, era stata infine assunta a tempo indeterminato. Inizialmente, il Tribunale aveva riconosciuto l’illegittimità della reiterazione dei contratti e condannato l’ente al risarcimento del danno.

Successivamente, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, sostenendo che l’avvenuta stabilizzazione avesse già pienamente soddisfatto le pretese della lavoratrice, annullando di fatto ogni richiesta risarcitoria. La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione, la quale ha dovuto stabilire se e a quali condizioni la stabilizzazione possa essere considerata una misura riparatoria sufficiente a sanare l’illecito pregresso.

La questione della Stabilizzazione Precari come Misura Riparatoria

Il nodo centrale della controversia è se la stabilizzazione del rapporto di lavoro possa essere equiparata a una forma di risarcimento in natura, tale da estinguere ogni altra pretesa economica del lavoratore. Secondo la normativa europea (Direttiva 1999/70/CE), gli Stati membri devono prevedere misure efficaci per prevenire e sanzionare l’abuso dei contratti a termine. Nel settore pubblico italiano, dove la conversione del contratto in un rapporto a tempo indeterminato non è ammessa, il risarcimento del danno rappresenta la principale sanzione.

La difesa dell’ente pubblico sosteneva che l’assunzione a tempo indeterminato, avvenuta anche grazie al diritto di precedenza maturato dalla lavoratrice, costituisse di per sé la miglior tutela possibile, rendendo superflua ogni ulteriore compensazione. La lavoratrice, al contrario, sosteneva che il danno subito durante gli anni di precariato fosse una questione distinta e che la stabilizzazione, ottenuta tramite una procedura ordinaria, non potesse cancellare l’illecito passato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della lavoratrice, cassando la sentenza d’appello e chiarendo in modo definitivo le condizioni necessarie affinché la stabilizzazione precari possa avere un’efficacia riparatoria. Il principio enunciato è che deve esistere una stretta e diretta correlazione causale tra l’abuso commesso dall’amministrazione e la successiva assunzione a tempo indeterminato.

Secondo la Corte, questa correlazione non si verifica quando l’assunzione avviene tramite procedure concorsuali ordinarie, anche se il lavoratore fa valere un diritto di precedenza. Il diritto di precedenza, previsto dall’art. 24 del D.Lgs. 81/2015, si limita a ‘facilitare’ l’assunzione, ma non la ‘determina’ in modo automatico come diretta conseguenza dell’abuso. L’assunzione in questi casi dipende da una pluralità di fattori, tra cui il superamento di una prova di idoneità e la disponibilità di posti, e non è una misura specificamente volta a sanare il precariato.

La Corte ha specificato che la stabilizzazione può essere considerata una misura riparatoria solo in ipotesi eccezionali, come:
1. Procedure di assunzione straordinarie e riservate, bandite allo specifico fine di superare il precariato (es. Legge 107/2015 per la scuola).
2. Meccanismi automatici in cui la reiterazione dei contratti porta direttamente all’immissione in ruolo (es. avanzamento nelle graduatorie ad esaurimento).

Nel caso di specie, l’assunzione era avvenuta secondo le forme ordinarie previste per il pubblico impiego. Di conseguenza, l’abuso passato opera solo come un ‘remoto antecedente’ e non come la causa diretta e immediata dell’assunzione. Pertanto, la stabilizzazione non può escludere il diritto al risarcimento del danno.

Conclusioni

La sentenza rappresenta un punto fermo a tutela dei lavoratori precari del settore pubblico. Stabilisce che il conseguimento di un contratto a tempo indeterminato non è un ‘colpo di spugna’ che cancella l’illegittimità di anni di contratti a termine. Per negare il risarcimento, l’ente pubblico deve dimostrare che la stabilizzazione è avvenuta tramite un percorso specificamente disegnato per porre rimedio all’abuso commesso. In assenza di questo nesso diretto, il diritto del lavoratore a essere risarcito per il danno subito a causa della precarietà imposta illegittimamente rimane pienamente integro. La causa è stata quindi rinviata alla Corte d’Appello, che dovrà attenersi a questo principio per calcolare il risarcimento dovuto alla lavoratrice.

L’assunzione a tempo indeterminato di un lavoratore precario sana sempre l’abuso dei precedenti contratti a termine?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’assunzione a tempo indeterminato non sana automaticamente l’abuso, a meno che non sia una conseguenza diretta ed immediata dell’abuso stesso, avvenuta tramite procedure specifiche di stabilizzazione e non tramite concorsi ordinari.

Cosa significa che la stabilizzazione deve essere l’effetto ‘diretto ed immediato’ dell’abuso?
Significa che deve esistere un nesso causale stretto tra la reiterazione illegittima dei contratti e l’assunzione a tempo indeterminato. Questo avviene, ad esempio, in procedure riservate create appositamente per porre fine al precariato, dove l’assunzione è la finalità specifica della procedura, e non quando è solo ‘agevolata’ da un diritto di precedenza.

Il diritto di precedenza nell’assunzione è sufficiente a considerare la stabilizzazione una misura riparatoria?
No. La Corte ha chiarito che il solo esercizio del diritto di precedenza in una normale procedura di assunzione non è sufficiente a qualificare la stabilizzazione come una misura riparatoria completa. L’assunzione in questo caso non è ‘determinata’ dall’abuso, ma dipende da altre condizioni, come il superamento di una prova.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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