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Stabilizzazione precari: no alla rilettura dei fatti

Una lavoratrice del settore pubblico ha contestato le modalità della sua stabilizzazione, chiedendo il riconoscimento di un profilo professionale superiore basato sulle mansioni di fatto svolte. La Corte di Cassazione ha dichiarato il suo ricorso inammissibile, ribadendo che non è possibile chiedere in sede di legittimità una nuova valutazione dei fatti già esaminati dai giudici di merito. La decisione sottolinea che la violazione di circolari ministeriali non costituisce motivo di ricorso e che l’appello deve rispettare rigorosi oneri formali.

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Stabilizzazione Precari: la Cassazione Fissa i Paletti del Ricorso

La stabilizzazione precari nella Pubblica Amministrazione è un percorso spesso complesso, che mira a dare certezza a chi ha lavorato per anni con contratti a termine. Tuttavia, le procedure devono seguire criteri oggettivi e non sempre le aspirazioni del lavoratore, anche se fondate su esperienze concrete, trovano accoglimento. Un’ordinanza della Corte di Cassazione ha recentemente ribadito i limiti del sindacato di legittimità in queste controversie, chiarendo che non è possibile trasformare il ricorso in Cassazione in un terzo grado di merito.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda una lavoratrice di un ente di ricerca in agricoltura che, dopo anni di lavoro precario, ha partecipato a una procedura di stabilizzazione ai sensi del D.Lgs. 75/2017. All’esito della procedura, è stata assunta a tempo indeterminato con il profilo di Operatore Tecnico. La lavoratrice ha però impugnato la decisione, sostenendo di avere diritto a un inquadramento superiore, quello di Collaboratore Tecnico, in virtù delle mansioni effettivamente svolte nel corso degli anni.

La sua domanda era già stata respinta sia dal Tribunale che dalla Corte di Appello. I giudici di merito avevano considerato la procedura di stabilizzazione come priva di discrezionalità, basata su criteri predeterminati e oggettivi, come la data di stipula dei contratti, senza prevedere una valutazione di titoli o prove selettive. Di conseguenza, secondo i giudici, l’Amministrazione non poteva valutare le mansioni superiori di fatto svolte.

Le Doglianze e le Basi del Ricorso sulla Stabilizzazione Precari

La lavoratrice ha presentato ricorso in Cassazione lamentando, in sintesi, due aspetti principali:
1. La violazione della normativa sulla stabilizzazione (art. 20 D.Lgs. 75/2017) e di alcune circolari ministeriali, che a suo dire valorizzavano le attività concretamente svolte.
2. L’errata valutazione da parte della Corte d’Appello della mancata contestazione, da parte dell’Amministrazione, dello svolgimento di mansioni superiori.

In sostanza, la ricorrente chiedeva alla Suprema Corte di riconsiderare gli elementi fattuali e la documentazione prodotta per dimostrare il suo diritto a un inquadramento superiore.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della questione (se la lavoratrice avesse o meno diritto all’inquadramento superiore), ma si ferma a un livello procedurale, stabilendo che il ricorso non era proponibile per come era stato formulato.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Suprema Corte sono fondamentali per comprendere i limiti del giudizio di legittimità.

In primo luogo, la Corte ha ribadito un principio consolidato: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare i fatti e le prove. Il suo compito è verificare la corretta applicazione delle norme di diritto, non condurre una nuova istruttoria. La richiesta della lavoratrice di rileggere la documentazione e di dare un peso diverso alla mancata contestazione da parte del datore di lavoro è stata interpretata come un tentativo di ottenere una surrettizia trasformazione del giudizio di legittimità in un nuovo giudizio di merito, cosa non consentita.

In secondo luogo, la Corte ha specificato che la violazione di circolari ministeriali non può essere motivo di ricorso per cassazione. Le circolari sono atti amministrativi interni, che forniscono indirizzi e istruzioni all’interno dell’Amministrazione, ma non sono fonti di diritto. Pertanto, la loro presunta violazione non integra una “violazione di legge” che possa essere fatta valere in Cassazione.

Infine, il ricorso è stato ritenuto carente anche sotto il profilo formale, in quanto non rispettava gli oneri previsti dal codice di procedura civile (art. 366 n. 6 c.p.c.), come la trascrizione completa delle circolari invocate.

Conclusioni

L’ordinanza in commento offre un’importante lezione sulla disciplina della stabilizzazione precari e, più in generale, sul processo civile. La decisione riafferma con forza la natura del giudizio di Cassazione come un controllo di pura legittimità. Chi intende ricorrere alla Suprema Corte non può sperare in una riconsiderazione dei fatti, ma deve basare le proprie censure su precise violazioni di norme di diritto sostanziale o processuale. Per i lavoratori coinvolti in procedure di stabilizzazione, ciò significa che l’accertamento delle mansioni effettivamente svolte deve essere provato e fatto valere in modo inequivocabile nei primi due gradi di giudizio, poiché in Cassazione non vi sarà più spazio per riesaminare le prove.

Posso chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove del mio caso se ritengo che il giudice d’appello le abbia valutate male?
No. La Corte di Cassazione non è un terzo grado di merito e non può effettuare una nuova valutazione dei fatti o delle prove. Il suo compito è limitato a verificare la corretta applicazione della legge (giudizio di legittimità).

Una circolare ministeriale ha la stessa forza di una legge in un processo?
No. La Corte ha chiarito che le circolari ministeriali sono atti amministrativi interni all’Amministrazione e non costituiscono norme di diritto. La loro violazione, quindi, non può essere motivo di ricorso per cassazione per “violazione di legge”.

Cosa significa quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Significa che il ricorso viene respinto per motivi procedurali, senza che la Corte entri nel merito della questione. Ciò accade quando il ricorso non rispetta i requisiti formali previsti dalla legge o quando chiede alla Corte di svolgere compiti che non le competono, come la rivalutazione dei fatti. La decisione del grado precedente diventa definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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