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Stabilizzazione precari: no a mansioni superiori

Una lavoratrice, stabilizzata come Operatore Tecnico, ha richiesto l’inquadramento superiore come Collaboratore Tecnico basandosi sullo svolgimento di mansioni superiori. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che nelle procedure di stabilizzazione precari basate su criteri oggettivi, prevale l’inquadramento contrattuale formale e non le mansioni di fatto svolte. Un contratto di soli 11 giorni nel profilo superiore è stato ritenuto insufficiente a soddisfare i requisiti.

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Pubblicato il 2 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Stabilizzazione Precari: Il Contratto Prevale sulle Mansioni Svolte

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale per il pubblico impiego: la stabilizzazione precari. La questione centrale era se, ai fini dell’inquadramento, contino di più le mansioni effettivamente svolte o la qualifica formale riportata nei contratti. La Corte ha fornito una risposta netta, privilegiando il criterio formale in procedure basate su requisiti oggettivi.

Il Caso: Dalla Richiesta di Stabilizzazione al Ricorso in Cassazione

Una lavoratrice di un ente di ricerca agricola, dopo anni di precariato, aveva beneficiato di una procedura di stabilizzazione, ottenendo un contratto a tempo indeterminato come “Operatore Tecnico”. La dipendente, tuttavia, riteneva di aver diritto a un inquadramento superiore, quello di “Collaboratore Tecnico”, sostenendo di aver svolto per lungo tempo mansioni corrispondenti a tale profilo più elevato.

I suoi rapporti di lavoro nel periodo di riferimento (2010-2017) consistevano in 9 contratti come Operatore Tecnico per un totale di 1143 giorni, e un solo, brevissimo contratto (11 giorni) come Collaboratore Tecnico. I giudici di primo e secondo grado avevano respinto le sue domande, ritenendo che la procedura di stabilizzazione fosse priva di discrezionalità e basata su criteri oggettivi e predeterminati, tra cui l’inquadramento contrattuale, e che il singolo contratto di 11 giorni fosse insufficiente a maturare i requisiti per il profilo superiore.

I Criteri per la Stabilizzazione dei Precari secondo la Corte

La Corte di Appello aveva già chiarito che la procedura in questione era caratterizzata dall’assenza di valutazione di titoli o prove selettive. L’amministrazione si era limitata a seguire alla lettera i “Criteri e formazione degli elenchi degli ammessi alla stabilizzazione” previsti dal bando, conformi alla normativa nazionale (d.lgs. 75/2017). Questi criteri si basavano sul formale inquadramento contrattuale. Pertanto, la pretesa della lavoratrice di far valere le mansioni superiori svolte non trovava fondamento, poiché la procedura richiedeva il possesso di requisiti oggettivi, come un determinato periodo di servizio in un dato profilo contrattuale.

Le Motivazioni della Cassazione: Inammissibilità del Ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso della lavoratrice inammissibile per diverse ragioni. In primo luogo, le censure mosse dalla ricorrente miravano a una rivalutazione dei fatti e delle prove, un’attività preclusa al giudice di legittimità. La Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di merito, ma deve limitarsi a verificare la corretta applicazione delle norme di diritto.

In secondo luogo, il ricorso è stato ritenuto carente sotto il profilo procedurale (violazione dell’art. 366 n. 6 cod. proc. civ.), poiché non riportava in modo completo il contenuto dei documenti e delle sentenze richiamate, impedendo alla Corte di valutarne la pertinenza. Infine, la Suprema Corte ha ribadito un principio consolidato: la violazione di circolari ministeriali non può essere motivo di ricorso per cassazione. Le circolari sono atti amministrativi interni, non fonti del diritto, e la loro presunta violazione non integra il vizio di “violazione di legge”.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La decisione rafforza il principio di legalità e certezza del diritto nelle procedure di stabilizzazione precari. Quando un bando pubblico stabilisce criteri oggettivi e non discrezionali, basati sull’inquadramento formale e sulla durata dei contratti, questi devono essere applicati alla lettera. Lo svolgimento di mansioni superiori, pur rilevante in altri contesti del diritto del lavoro, non può scavalcare i requisiti formali richiesti per l’accesso a una procedura di stabilizzazione. Questa interpretazione garantisce parità di trattamento tra i candidati e limita la discrezionalità della Pubblica Amministrazione, ancorandola ai criteri predefiniti dalla legge e dal bando.

Ai fini della stabilizzazione dei precari, contano più le mansioni effettivamente svolte o l’inquadramento formale nel contratto?
Secondo la Corte, in procedure di stabilizzazione non discrezionali basate su criteri oggettivi, prevale l’inquadramento formale previsto dal contratto. L’effettivo svolgimento di mansioni superiori non è sufficiente se i requisiti del bando si riferiscono a specifici contratti.

Un breve contratto in un profilo superiore può essere sufficiente per ottenere la stabilizzazione in quel profilo?
No, la sentenza chiarisce che un contratto di durata molto breve (in questo caso 11 giorni) è stato ritenuto insufficiente a maturare i requisiti per la stabilizzazione in un profilo superiore, a fronte di un lungo periodo di lavoro (1143 giorni) nel profilo inferiore.

Si può fare ricorso in Cassazione lamentando la violazione di una circolare ministeriale?
No, la Corte di Cassazione ha ribadito che le circolari ministeriali sono atti amministrativi interni e non norme di diritto. La loro violazione non costituisce un valido motivo di ricorso per cassazione sotto il profilo della “violazione di legge”.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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