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Stabilizzazione precari: il bando non garantisce il posto

Un lavoratore precario ha citato in giudizio un’Università per ottenere la stabilizzazione dopo aver superato un’apposita selezione. La Corte di Cassazione, confermando le decisioni dei gradi precedenti, ha respinto il ricorso. È stato chiarito che la partecipazione a tali selezioni crea una graduatoria di idonei, ma non un diritto soggettivo all’assunzione immediata. L’assunzione, infatti, resta subordinata ai piani di fabbisogno dell’ente pubblico e ai posti effettivamente disponibili, come previsto dalla normativa sulla stabilizzazione precari.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Stabilizzazione Precari: Superare la Selezione Non Basta per il Diritto all’Assunzione

Il percorso verso la stabilizzazione precari nel pubblico impiego è spesso complesso e ricco di insidie. Molti lavoratori si chiedono se il superamento di una selezione pubblica garantisca automaticamente il diritto a un contratto a tempo indeterminato. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione fa luce su questo punto cruciale, chiarendo che il bando e la graduatoria non sono sufficienti se mancano i presupposti normativi richiesti dalla legge.

I Fatti di Causa

Un lavoratore, dopo anni di contratti di collaborazione coordinata e continuativa con un’Università, partecipava a due selezioni indette per la stabilizzazione del personale precario, collocandosi utilmente in graduatoria. Sulla base di ciò, otteneva dei contratti a tempo determinato, ma non la tanto agognata assunzione in ruolo. Di conseguenza, decideva di agire in giudizio per ottenere il riconoscimento del suo diritto alla stabilizzazione e il risarcimento del danno.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello respingevano la sua domanda. I giudici di merito sottolineavano che i bandi di selezione non erano finalizzati all’assunzione immediata di tutti gli idonei, ma alla creazione di una graduatoria da cui l’amministrazione avrebbe potuto attingere per future assunzioni, in linea con i piani triennali di fabbisogno del personale. Secondo le corti, non esisteva un diritto automatico all’immissione in ruolo, ma solo una possibilità condizionata dalla programmazione dell’ente.

L’Analisi della Corte di Cassazione e la Stabilizzazione Precari

Il lavoratore proponeva ricorso per cassazione articolando tre motivi, tutti giudicati inammissibili dalla Suprema Corte. L’analisi dei giudici si è concentrata non tanto sul merito della richiesta, quanto sulla correttezza con cui erano state formulate le censure contro la sentenza d’appello.

Travisamento della Domanda e Violazione di Legge

Con il primo motivo, il ricorrente lamentava che la Corte d’Appello avesse frainteso la sua richiesta, trattandolo come un semplice ‘idoneo non vincitore’ e non come un soggetto che aveva superato prove finalizzate all’assunzione. La Cassazione ha ritenuto questo motivo inammissibile perché non coglieva il nucleo centrale della decisione impugnata, la cosiddetta ratio decidendi. La Corte territoriale aveva negato il diritto alla stabilizzazione non solo interpretando il bando, ma soprattutto applicando la normativa di riferimento (legge n. 244/2007), che subordina esplicitamente la stabilizzazione alla programmazione triennale del fabbisogno. La critica del ricorrente, focalizzata solo sul bando, non scalfiva questa fondamentale argomentazione.

Errata Interpretazione del Bando

Con il secondo e il terzo motivo, il lavoratore contestava l’interpretazione del bando da parte dei giudici, sostenendo che dovesse essere considerato un’offerta al pubblico vincolante e non un mero ‘invito a proporre’. Anche queste censure sono state dichiarate inammissibili. La Cassazione ha ribadito che il suo ruolo non è quello di fornire una lettura alternativa dei fatti o dei documenti, ma di verificare se il giudice di merito abbia violato le norme di legge nell’interpretarli. Il ricorrente, invece di indicare una specifica violazione dei canoni ermeneutici, si era limitato a proporre una propria interpretazione del bando, operazione non consentita in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Decisione

Il cuore della decisione della Corte di Cassazione risiede in un principio fondamentale del diritto amministrativo e del lavoro pubblico: il diritto alla stabilizzazione precari non è assoluto. La legge (in questo caso, l’art. 3, comma 94, della legge n. 244/2007) stabilisce dei paletti precisi. L’amministrazione può procedere ad assunzioni a tempo indeterminato solo nei limiti dei posti disponibili definiti nel piano triennale di programmazione del fabbisogno. Il bando e la conseguente graduatoria sono strumenti per individuare i soggetti qualificati, ma l’atto finale dell’assunzione rimane una decisione gestionale dell’ente, vincolata al rispetto delle norme di legge e delle disponibilità di bilancio. Pertanto, la Corte ha concluso che, in assenza dei presupposti normativi, il solo superamento della selezione non poteva fondare un diritto soggettivo all’immissione in ruolo.

Conclusioni

Questa ordinanza offre un importante monito per tutti i lavoratori precari della Pubblica Amministrazione. La strada verso la stabilizzazione è un percorso a tappe, e il superamento di una selezione è solo una di queste. La decisione finale di assumere spetta all’amministrazione, che deve agire nel rispetto dei vincoli normativi e di programmazione finanziaria. Per i lavoratori, ciò significa che la legittima aspettativa alla stabilizzazione deve sempre fare i conti con la pianificazione e le reali necessità dell’ente pubblico. La sentenza riafferma la necessità di un approccio integrato, in cui il bando viene letto alla luce della normativa generale che disciplina la materia.

Superare una selezione per la stabilizzazione dà automaticamente diritto all’assunzione a tempo indeterminato?
No, secondo la Corte, il superamento di una selezione non conferisce un diritto automatico all’assunzione. Questo diritto sorge solo se l’amministrazione procede all’assunzione nel rispetto dei limiti imposti dalla normativa, come la disponibilità di posti nel piano triennale del fabbisogno.

Qual è il valore giuridico di un bando di selezione per la stabilizzazione?
Il bando ha lo scopo di predisporre una graduatoria di candidati idonei da cui l’amministrazione può attingere per future assunzioni. La Corte lo ha interpretato come un ‘invito a proporre’ e non come un’offerta al pubblico giuridicamente vincolante che obbliga ad assumere tutti coloro che superano la selezione.

Perché il ricorso del lavoratore è stato giudicato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le censure proposte non criticavano efficacemente la ragione fondamentale della decisione della Corte d’Appello (la ratio decidendi). Quest’ultima si basava sulla mancanza dei presupposti di legge per la stabilizzazione (come il piano del fabbisogno), un punto che il ricorrente non ha adeguatamente contestato, concentrandosi invece su una diversa interpretazione del bando, operazione non permessa in sede di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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