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Stabilizzazione precari: è sufficiente a risarcire?

La Corte di Cassazione ha stabilito che la stabilizzazione precari, ovvero l’assunzione a tempo indeterminato, costituisce una misura risarcitoria adeguata per l’abuso di contratti a termine nel pubblico impiego. L’ordinanza rigetta il ricorso di un gruppo di lavoratori che, pur essendo stati stabilizzati, chiedevano un ulteriore risarcimento del danno. La Corte ha ritenuto che l’assunzione permanente presso l’ente utilizzatore sana l’illecito pregresso, a meno che non vengano provati danni ulteriori e diversi.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Stabilizzazione precari: la Cassazione conferma che è il risarcimento principale

La questione della stabilizzazione precari nel pubblico impiego e il suo valore come misura risarcitoria torna al centro di un’importante pronuncia della Corte di Cassazione. Con una recente ordinanza, i giudici hanno ribadito un principio fondamentale: l’assunzione a tempo indeterminato è, di norma, una misura sufficiente a compensare il lavoratore per l’abuso subito a causa della reiterazione illegittima di contratti a termine. Questa decisione chiarisce i limiti del diritto a un ulteriore risarcimento economico.

I fatti del caso: da precari a stabili, ma la richiesta di danni continua

Un numeroso gruppo di lavoratori, impiegati per oltre dieci anni presso un Ente Locale attraverso una serie ininterrotta di contratti annuali, ha intentato una causa legale. I lavoratori sostenevano che la continua reiterazione dei loro contratti a termine fosse illegittima e in violazione della normativa nazionale ed europea. Per questo motivo, hanno richiesto in via principale la conversione del loro rapporto di lavoro in uno a tempo indeterminato e, in ogni caso, il risarcimento del cosiddetto “danno comunitario”.

Durante il giudizio di appello, i lavoratori sono stati effettivamente assunti a tempo indeterminato dall’Ente Pubblico. La Corte d’Appello, prendendo atto di questa avvenuta stabilizzazione precari, ha respinto la loro domanda di risarcimento del danno, ritenendo che l’assunzione definitiva rappresentasse già una misura risarcitoria adeguata e satisfattiva. I lavoratori, insoddisfatti, hanno presentato ricorso in Cassazione.

Le ragioni del ricorso e la decisione della Corte

I ricorrenti hanno basato il loro appello su tre motivi principali:
1. Inadeguatezza della stabilizzazione: Sostenevano che l’assunzione non fosse un risarcimento completo, poiché non riconosceva l’anzianità di servizio pregressa e la relativa progressione di carriera.
2. Titolarità dell’assunzione: Argomentavano che la stabilizzazione era stata disposta formalmente dalla Regione e non dall’Ente Locale (il datore di lavoro effettivo), rendendola quindi inefficace come misura riparatoria.
3. Vizio procedurale: Contestavano l’ammissione tardiva da parte dell’Ente della documentazione che provava l’avvenuta stabilizzazione.

La Corte di Cassazione ha esaminato e rigettato tutti e tre i motivi.

Le motivazioni della Suprema Corte sulla stabilizzazione precari

La Corte ha chiarito che il primo motivo era inammissibile. Le questioni relative alla mancata ricostruzione della carriera e all’efficacia ex nunc (cioè, dal momento dell’assunzione in poi) della stabilizzazione sono considerate irrilevanti ai fini del risarcimento per l’abuso contrattuale. Tali questioni, se del caso, possono essere oggetto di azioni legali future e distinte, ma non inficiano l’idoneità della stabilizzazione come rimedio principale.

Anche il secondo motivo è stato giudicato infondato. Secondo i giudici, ciò che conta ai fini della riparazione è che l’assunzione a tempo indeterminato avvenga presso il soggetto che ha concretamente beneficiato della prestazione lavorativa illegittima, ovvero l’Ente Locale. La titolarità formale dell’iniziativa di stabilizzazione (in questo caso, della Regione) è secondaria rispetto al risultato sostanziale: la fine del precariato presso il datore di lavoro effettivo.

Infine, la Corte ha respinto il terzo motivo, relativo al vizio procedurale. I giudici hanno affermato che la produzione di documenti che attestano un fatto avvenuto nel corso del processo (come la stabilizzazione) è ammissibile, soprattutto quando tale fatto è decisivo per la risoluzione della controversia. La stabilizzazione era un fatto non controverso, ammesso dagli stessi ricorrenti, e quindi la documentazione era legittimamente utilizzabile.

Le conclusioni: cosa significa questa ordinanza

L’ordinanza della Cassazione consolida un orientamento giurisprudenziale ormai stabile. La stabilizzazione precari è considerata la sanzione principale e, nella maggior parte dei casi, sufficiente per rimediare all’abuso di contratti a termine nel settore pubblico. Un lavoratore che ottiene un’assunzione a tempo indeterminato non ha automaticamente diritto a un ulteriore risarcimento economico per il periodo di precariato.

Per ottenere un indennizzo aggiuntivo, il lavoratore deve dimostrare di aver subito danni ulteriori e diversi rispetto alla perdita di opportunità lavorative, danno che si presume già compensato dalla stabilità del posto di lavoro finalmente ottenuta. Questa pronuncia fornisce quindi un’importante linea guida per i lavoratori e le pubbliche amministrazioni, definendo con chiarezza il perimetro delle tutele in caso di precariato illegittimo.

La stabilizzazione di un lavoratore precario è sempre considerata un risarcimento sufficiente per l’abuso di contratti a termine?
Sì, secondo questa ordinanza, l’assunzione a tempo indeterminato è considerata una misura risarcitoria adeguata e sufficiente, a meno che il lavoratore non fornisca la prova di aver subito danni ulteriori e diversi rispetto a quelli coperti dalla stabilizzazione stessa.

Se la stabilizzazione non include il riconoscimento dell’anzianità pregressa, il lavoratore ha diritto a un risarcimento per questo?
No, non ai fini del risarcimento per l’abuso dei contratti a termine. La Corte ha chiarito che la mancata ricostruzione della carriera è una questione distinta, che può essere oggetto di un’azione legale separata, ma non rende la stabilizzazione una misura risarcitoria inadeguata per l’illecito pregresso.

È rilevante chi dispone formalmente la stabilizzazione, se l’ente utilizzatore o un altro ente pubblico come la Regione?
No, la Corte ha ritenuto che l’aspetto fondamentale è che l’assunzione a tempo indeterminato avvenga presso il soggetto che ha effettivamente utilizzato la prestazione lavorativa (in questo caso, l’Ente Locale). La titolarità formale dell’iniziativa di stabilizzazione è considerata irrilevante rispetto all’effetto riparatorio sostanziale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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