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Stabilizzazione del personale: diritto all’assunzione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 21120/2024, ha confermato il diritto di un lavoratore all’assunzione a tempo indeterminato al termine di un percorso di stabilizzazione del personale presso un ente pubblico. Il lavoratore, dopo anni di contratti atipici, aveva superato una selezione e completato un triennio a tempo determinato previsto dalla procedura. La Corte ha stabilito che tale percorso genera un diritto soggettivo all’assunzione. Tuttavia, ha negato il diritto alle retribuzioni per il periodo di ritardata assunzione, chiarendo che il lavoratore può chiedere solo il risarcimento del danno, che deve essere specificamente provato.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Stabilizzazione del personale: diritto all’assunzione ma non alla retribuzione automatica

La stabilizzazione del personale precario nella Pubblica Amministrazione è un tema di grande attualità, che bilancia la necessità di garantire continuità ai servizi e di riconoscere il valore dei lavoratori con contratti atipici. L’ordinanza n. 21120/2024 della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti su questo processo, distinguendo nettamente tra il diritto all’assunzione e il diritto alle retribuzioni in caso di ritardo.

I Fatti del Caso

Un lavoratore aveva prestato servizio per anni presso un Istituto Pubblico di Edilizia Residenziale attraverso una serie di contratti a tempo determinato e di collaborazione. L’ente, in base alla normativa vigente (L. 244/2007), aveva avviato un percorso di stabilizzazione per il personale “atipico”.

Il lavoratore aveva partecipato e superato la selezione, ottenendo un contratto a tempo determinato di tre anni, con la previsione che, alla scadenza, sarebbe stato assunto a tempo indeterminato. Tuttavia, al termine del triennio, l’ente non ha provveduto all’assunzione definitiva. Il lavoratore si è quindi rivolto al giudice, ottenendo in Corte d’Appello il riconoscimento del suo diritto all’assunzione e la condanna dell’ente al pagamento delle retribuzioni maturate dalla data in cui avrebbe dovuto essere assunto.

La Decisione della Corte di Cassazione

L’Istituto ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la procedura e la sussistenza di un diritto soggettivo del lavoratore. La Suprema Corte ha esaminato i motivi del ricorso, giungendo a una decisione che chiarisce i contorni del percorso di stabilizzazione.

Validità del percorso di stabilizzazione del personale

La Cassazione ha respinto le argomentazioni dell’ente, confermando che il percorso seguito era corretto. La normativa permetteva alle amministrazioni di stabilizzare i collaboratori attraverso un processo graduale: una selezione, un periodo di lavoro a tempo determinato (triennale) e, infine, l’assunzione a tempo indeterminato.

Completando con successo tutte queste fasi, il lavoratore matura un vero e proprio diritto soggettivo all’assunzione. L’ente, una volta avviata la procedura e verificato il possesso dei requisiti da parte del candidato, non può arbitrariamente sottrarsi all’obbligo di assunzione, a meno che non dimostri la sopravvenienza di ostacoli oggettivi (come una riorganizzazione che sopprime la posizione lavorativa), cosa che nel caso di specie non è avvenuta.

Il Diritto all’Assunzione vs. il Diritto alla Retribuzione

La parte più innovativa della decisione riguarda la condanna al pagamento delle retribuzioni. La Corte ha accolto il motivo di ricorso dell’ente su questo punto. Secondo un orientamento consolidato, in caso di ritardata assunzione da parte della Pubblica Amministrazione, il lavoratore non ha diritto alle retribuzioni per il periodo in cui non ha lavorato.

Questo perché la retribuzione è legata dal sinallagma alla prestazione lavorativa effettiva. Senza lavoro, non c’è retribuzione. Il lavoratore, però, non resta privo di tutela: può agire per il risarcimento del danno causato dal comportamento illegittimo dell’amministrazione. Tale danno, che può includere spese sostenute, perdita di altre opportunità e pregiudizi non patrimoniali, deve essere specificamente allegato e provato in giudizio.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la sua decisione interpretando la L. 244/2007 come una norma che delinea un “programma di stabilizzazione progressiva”. Questo programma trasforma il lavoro atipico in un rapporto a tempo determinato, quale passaggio necessario per raggiungere i requisiti per l’assunzione definitiva. Una volta completato l’iter (superamento della selezione e del triennio a termine), il lavoratore acquisisce un diritto pieno all’assunzione a tempo indeterminato. Qualsiasi inadempimento da parte dell’ente fa sorgere questo diritto. Per quanto riguarda la questione economica, la Corte ha ribadito che il rapporto di lavoro sorge solo con l’effettiva assunzione. Fino a quel momento, la mancata costituzione del rapporto per colpa dell’ente può generare solo un’obbligazione risarcitoria, non retributiva, in quanto manca la controprestazione lavorativa.

Le Conclusioni

L’ordinanza stabilisce un principio fondamentale per la stabilizzazione del personale pubblico: il completamento del percorso previsto dalla legge e dal bando di selezione cristallizza il diritto del lavoratore all’assunzione a tempo indeterminato. L’ente pubblico non può tornare sui suoi passi senza valide e comprovate ragioni. Al contempo, la sentenza traccia un confine netto tra il diritto al posto di lavoro e le conseguenze economiche del ritardo. Il lavoratore ha diritto al risarcimento del danno, ma non automaticamente agli stipendi non percepiti, che restano legati all’effettivo svolgimento dell’attività lavorativa. La causa è stata quindi rinviata alla Corte d’Appello per ricalcolare le somme dovute al lavoratore non a titolo di retribuzione, ma di risarcimento del danno.

Un lavoratore che completa un percorso di stabilizzazione ha diritto all’assunzione a tempo indeterminato?
Sì, secondo l’ordinanza, un lavoratore che supera la selezione e completa il periodo di lavoro a tempo determinato previsto dalla procedura di stabilizzazione matura un vero e proprio diritto soggettivo all’assunzione a tempo indeterminato.

Se l’assunzione a tempo indeterminato viene ritardata, il lavoratore ha diritto alle retribuzioni per il periodo in cui non ha lavorato?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che non sussiste il diritto al pagamento delle retribuzioni per il periodo di mancato impiego. La retribuzione è la controprestazione del lavoro svolto. Il lavoratore può invece chiedere il risarcimento del danno causato dal ritardo, ma deve provarlo specificamente.

Una clausola di un bando pubblico che prevede la trasformazione “automatica” del contratto è determinante per il diritto all’assunzione?
Sebbene la Corte menzioni che nel bando fosse prevista una trasformazione “automatica”, il diritto del lavoratore non deriva tanto da questa clausola, quanto dal corretto completamento dell’intero iter di stabilizzazione previsto dalla legge. Il diritto all’assunzione sorge al termine del percorso, non per un mero automatismo contrattuale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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